Torna a Foglio Lapis - febbraio 2001
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Una scuola di Arezzo compie cent'anni e il libro dei ricordi pubblicato per la circostanza riflette gli eventi del secolo, il faticoso cammino di una società agraria e patriarcale che lentamente scopre la modernità - Parallelamente, ecco documentata dai testi e dalle immagini la grande trasformazione del sistema educativo - Già le riprese di un film, La vita è bella, avevano riproposto il passato nel secolare edificio scolastico
 

"Stamattina alle nove e mezzo siamo andati alla Selva al corteo. Il corteo era lungo, prima c'erano gli Avanguardisti. Poi gli scolari. E dopo i fascisti. Siamo andati al Convento, dopo la Messa il Segretario del fascio à fatto il discorso ringraziando il S.M. re e Mussolini di riavere dato a il Papa Pio XI i poteri". Così nella fresca cronaca della piccola Elda Olivi, quarta classe elementare, l'evento del febbraio 1929, quella "conciliazione" fra stato e chiesa che chiudeva finalmente i conti lasciati in sospeso dall'unità d'Italia. E' questa una fra le tante citazioni di un volume (Michela Tartaglione, 1900-2000 Una scuola una storia, Perugia 2000), che celebra il centesimo compleanno di un istituto di Arezzo, l'elementare "G. Gamurrini". Edito a cura della scuola stessa e della direzione didattica, il volume ripercorre una vicenda particolare che è anche la vicenda generale di una città e di un paese in cammino, con i drammi e le conquiste che hanno contrassegnato il Novecento. Una scuola, una città, un paese trascinati e qualche volta brutalmente strattonati (nel gennaio 1944 l'edificio subì un devastante bombardamento) dagli aspri avvenimenti del secolo.

E' una storia davvero esemplare. La scuola viene inaugurata nel 1900 dopo che un ambizioso piano di ristrutturazione ha trasformato un vecchio edificio conventuale. Forse condizionati dal fatto che si trovano a operare in pieno centro storico (l'indirizzo dice tutto: via Porta Buia), i progettisti si allontanano dal modello un po' anonimo che in quegli anni dissemina l'Italia di edifici scolastici tutti uguali: costruiscono invece un palazzo di aggraziate linee neorinascimentali. Vi troveranno posto i corsi elementari, quelli di un istituto magistrale, un giardino d'infanzia. Alle elementari d'inizio secolo si insegna religione, composizione, calligrafia, aritmetica, geografia, storia, cognizioni di scienze fisiche e naturali. Le prime testimonianze fotografiche ci mostrano classi compunte e rigidamente separate per sesso: accanto alle maestre sono frequenti i maestri.

Gli allievi dei primi anni sono già adulti quando sulla scia della prima guerra mondiale arriva il fascismo. I bambini diventano Balilla e Piccole Italiane, mentre vengono introdotte nuove materie d'insegnamento, come la cultura militare e la cultura fascista. C'è molta retorica patriottarda ma anche una drammatica penuria di mezzi. Da un giornale di classe: "La più gran parte degli alunni è ancora senza libro di lettura e senza quaderni. Aspettiamo l'aiuto da parte del Patronato Scolastico". Più avanti: "20 dicembre. Sono arrivati i libri di lettura e i quaderni del Patronato Scolastico (libri 19 e quaderni 500). L'insegnante e gli alunni ringraziano il Patronato e sono contenti di essere forniti". Più tardi, in piena guerra: "Fa freddo e non abbiamo legna. I bimbi hanno le mani intirizzite e non possono scrivere. Il tubo della stufa, impassibile, sembra guardarci con… fredda canzonatura". Poi le bombe distruggono tutto, le classi vengono distribuite fra altri edifici.

Bisognerà aspettare il 1948 perché la scuola ricostruita riprenda a funzionare. Nell'Italia disastrata del dopoguerra, l'edificio viene anche adibito, durante i mesi di vacanza, a sede di manifestazioni fieristiche. Ma l'Italia cresce, e la seconda metà del secolo riscatta in buona parte le miserie e i drammi della prima, trasformando una tradizione agraria e patriarcale nella "società opulenta" di oggi, affannosamente consumista. Purtroppo nella necessaria metamorfosi vanno perduti molti valori. Intanto anche la scuola, chiamata finalmente a un compito di istruzione capillare, subisce una profonda trasformazione. Si pensi all'avventura del nome che ha designato nell'arco del secolo l'istituto secondario che coabita con la "Gamurrini". Si chiamava a suo tempo Regia Scuola Normale, poi divenne Istituto Magistrale, infine Liceo Socio-psico-pedagogico e linguistico. Per l'istruzione di base, il lungo processo di riforma culmina nel recente riordino. L'autrice Michela Tartaglione è fortemente critica in proposito: "ora che la scuola elementare, dopo anni di cambiamenti e assestamenti cominciava a funzionare, arriva una legge che blocca tutto il lavoro intrapreso". Un sentimento che comprendiamo, senza condividerne le ragioni.

Tre anni prima della scadenza secolare, la scuola di via Porta Buia aveva già avuto occasione di rivisitare un capitolo del proprio passato. Fu in occasione delle riprese di un film di straordinario successo, La vita è bella. Ricordate Roberto Benigni, finto ispettore scolastico che tiene una conferenza sulle leggi razziali? "… un minuto di attenzione, prego… questa si chiama piegatura di gamba ariana con movimento circolare del piede italico, caviglia etrusca su stinco romano…". Quella scena fu girata nella palestra della "Gamurrini" attrezzata con slogan fascisti e testone mussoliniano: le piccole comparse erano proprio gli alunni dell'anno scolastico 1996-97, ai quali i truccatori avevano fatto fare un salto a ritroso di sessant'anni con tanto di trecce, brillantina, colletti inamidati. Nel bilancio del suo primo secolo, questa scuola può dunque vantare anche un premio Oscar.

 

r.f.l.

 

FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2001