Torna a Foglio Lapis - febbraio 2001
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Nello scorso numero di questo periodico abbiamo criticato le nostalgie per la scuola tradizionale, a nostro avviso complessivamente fallimentare, suscitate dall'annuncio della riforma dei cicli - Maurizio Boscherini, maestro elementare, non è affatto d'accordo - Nella sua analisi amara e appassionata, quel bilancio negativo è attribuito alla scomparsa di una "giusta selezione", alla impossibilità di bocciare
 

Carissimo Alfredo, ti scrivo innanzitutto per salutarti come amico stimato. E anche perché sollecitato dal tuo articolo scritto su Foglio Lapis di dicembre 2000, a proposito della legge di riforma dei cicli. Tu dici: la legge è stata accolta "da un pianto corale"… Sì, è vero - dico io - ma in ritardo, quando già il guaio è stato fatto da un anno: il 2/2/2000 fu varata anche al Senato, ultimo scoglio legislativo… Tutti zitti, allora, anche il mondo della scuola. Solo ora esso inizia a brontolare, quando ormai la legge è diventata esecutiva e partirà fra qualche mese (settembre 2001). E' la fine della scuola elementare, ma non solo: è la fine della scuola tout court!

Quel che tu, Alfredo, non dici è che si toglie un anno alla scuola di base: sarà di 7 anni contro gli attuali 8 (5 di elementari + 3 di medie). In 7 anni lo Stato pensa di dare ai ragazzi ciò che non riusciva ormai a dare più in 8!!!! Come se ai nostri tempi le intelligenze fossero più sviluppate e quindi si potesse arrivare agli stessi traguardi in minor tempo…! Pia illusione, o piuttosto incomprensibile motivazione recondita? Quale? Quella di portare al totale sfascio la scuola pubblica per poi darla in appalto a una miriade di agenzie private: chi a valenza cattolica, chi laica, chi ebraica, chi… musulmana. Sì, questa è la motivazione recondita. In ogni caso tale sarà l'esito fra pochi anni di applicazione della riforma. Altro che maestrina dalla penna rossa! Sparirà non solo la maestrina, ma anche la scuola pubblica! Libero andazzo all'anarchia…

Veniamo alle conclusioni cui pervieni: se un terzo degli italiani non sa né leggere né scrivere (secondo un recente sondaggio dell'OCSE) sembra davvero il caso - tu dici - di mandare in pensione tale scuola. Conclusione che tiene conto della punta dell'iceberg, ma non di ciò che sta sotto che, come si sa, è ben più grande. Cercherò di elencare alcune della motivazioni per cui da ormai 20 anni la scuola non riesce più a dare una preparazione adeguata. Innanzitutto:

1 - nel dopoguerra si è arrivati all'obbligo scolastico fino a 14 anni, con possibilità di alfabetizzazione pressoché totale, ma si è assistito a un altro fenomeno parallelo: la sparizione graduale della selezione (non ci si faccia spaventare da tale termine che qui serve da indicatore). Nella scuola elementare non si boccia più, insomma. Giustamente, da un certo punto di vista: tale selezione colpiva in genere solo i più diseredati del popolo. Scuola selettiva - scuola dei padroni: equazione probabilmente appropriata. Don Milani ha scritto, a riguardo, "Lettera a una professoressa" deplorando quel tipo di scuola che bocciava i figli del popolo che partivano svantaggiato rispetto ai Pierini figli dei signori. Era il 1967, più di 30 anni fa. Da allora la selezione è sparita pressoché totalmente, ma Don Milani non sarebbe soddisfatto del risultato: i figli del popolo continuano a essere impreparati, semianalfabeti. E allora? Cos'è che non ha funzionato? Semplice: non sono stati rimossi gli svantaggi di partenza dei più diseredati. E' successo quel che Don Milani temeva: anziché cultura, al popolo si è dato il cinematografo, cioè l'effimero consumistico. Non basta, quindi, eliminare la selezione per risolvere il problema della preparazione. Anzi…

E allora: non sarebbe stato meglio aiutare economicamente quanti fra quei diseredati dimostravano volontà di studio (come recita la Costituzione) e lasciare una giusta selezione? Dimostrare nei fatti che lo studio è un premio, non un castigo. E invece ha prevalso questa seconda parte della medaglia: lo studio oramai è visto dalla stragrande maggioranza come un castigo, una pena per di più inutile: a che serve?, si chiede questa stragrande maggioranza in preda allo sfrenato consumismo.

Giusta selezione, dicevo: sparendo la selezione le classi si sono appesantite di almeno un terzo (quel terzo di cui parli tu, Alfredo) di alunni senza alcuna voglia, i quali non solo non riescono a raggiungere una preparazione (arrivano in quinta senza sapere né una tabellina né un verbo…), ma impediscono anche agli altri di ottenerne una adeguata. Infatti la classe subisce un condizionamento verso il basso tale che l'insegnamento deve essere diluito in relazione alla media dell'utenza. Conseguenza di ciò: in 5 anni di elementari non si consegue più la preparazione di una volta (20-30 anni fa), per cui bisognerebbe allungare di un anno tale scuola. E invece che si fa con la riforma? Le si riduce a due con i maestri, il resto sarà territorio di tutti (maestri + professori) e nessuno. I professori, coi loro saperi specifici, si troveranno a seminare su terreni incolti col risultato di… non avere alcun raccolto! Ma ormai la frittata sarà fatta, la stalla verrà chiusa quando i buoi non ci saranno più…

2 - Altra motivazione: la scuola è ostacolata nel suo lavoro dalle… famiglie stesse! Le quali non sono più disponibili verso la scuola e gli insegnanti i quali hanno - ahimè - perso completamente credito e prestigio. Le famiglie vogliono che i bambini non facciano fatica né a casa (guai se ci sono compiti!) né a scuola: sì, anche a scuola i bambini non devono faticare ma divertirsi. Solo divertirsi! (viene in mente il "Paese dei balocchi" di Pinocchio). E' la pedagogia dello sforzo zero: lo sforzo che è andato a farsi benedire. E la televisione dei quiz idioti ha confermato (e sempre più conferma) tale andazzo: senza cultura e senza sforzo si vincono milioni e, a volte, miliardi. Anzi: migliardi come molti dei concorrenti scriverebbero, con buona pace dell'ortografia. Se la domanda è idiota e il concorrente non sa tuttavia rispondere, lo si aiuta. E allora come volete che il bambino pensi di sforzarsi a studiare e ad applicarsi?

3 - Prima mia conclusione: lasciate stare la scuola elementare! Semmai portatela a 6 anni: è più importante assicurare la fase iniziale, senza la quale è improduttivo ogni insegnamento futuro. Chi ha preparato la riforma è un incompetente (o meglio incompetenti, visto che si tratta di commissari): per voler riformare la Scuola Superiore si è andati a rovinare quella di base! E' il classico buttar via il bambino con l'acqua sporca…

4 - Altra motivazione per salvare la scuola elementare: il discorso educativo. Il maestro (che andrebbe rivalutato e salvato dall'estinzione quale figura maschile) era un punto di riferimento preciso sul piano educativo. Se lo sostituiremo con una pletora di figure (secondarizzazione precoce) non avremo più non solo l'istruzione, ma neppure… l'educazione, cioè una formazione socio-affettiva. Perché dico questo? Perché tante figure, dal punto di vista educativo, si ostacolano e annullano a vicenda. E' ipocrita dire che ci si accorda coi… patti educativi. Ipocrita.

5 - Ultima mia conclusione: il bambino sarà terra di tutti e quindi di nessuno: crescerà come un terreno incolto su cui spunteranno erbe cattive che nessuno più toglierà… Sempre che non ci si ripensi di qui a settembre 2001.

Chi scrive è un maestro che ama la scuola e non vorrebbe vederla morire.

 

Maurizio Boscherini

 

FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2001