FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2024

 

Con il saggio Émile il filosofo ginevrino tratteggiò i principi del suo metodo pedagogico. L'educazione naturale al centro della scena, ll precettore non doveva che aspettare

 

Quando nel 1762 Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) pubblicò la sua opera pedagogica, Émile, o dell'educazione, era nel pieno della sua visione onnicomprensiva del mondo. Per questo la sua concezione educativa conteneva tutti gli elementi caratteristici della sua mentalità intellettuale, dalla psicologia alla politica, dall'antropologia alla filosofia. Non a caso il Contratto sociale, probabilmente la sua opera più nota e più frequentemente citata, vide la luce in quello stesso 1762: i due testi messi a confronto ci offrono infatti l'immagine di una società nuova, che per incamminarsi verso la perfezione ha bisogno di educare un'umanità altrettanto nuova.

Émile è dunque l'archetipo di questa umanità rinnovata, al centro di qulla grande rivoluzione drll'intelligenza alla quale diamo il nome di illuminismo. Nel ponderoso volume, diviso in cinque libri, che ne accompagna la crescita intellettuale dalla nascita fino al matrimonio e oltre, si segnala che Émile è nobile e ricco, gode dunque dei vantaggi offerti da una condizione privilegiata, ttipica della società perfetta immaginata da Rousseau, e dunque nulla ostacola la sua formazione fondata sui presupposti ideali del filosofo ginevrino. É lo stesso Rousseau a proporsi come precettore, e questo implica che Émile sia anche orfano, perchè solo la mancanza dei genitori può esismerli dal dovere di educare i propri figli.

Esistono nella visione di Rousseau tre tipi di educazione, che si distinguono secondo la loro provenienza: la natura, le cose, gli uomini. É proprio la l'armonica coesistenza di questi elementi che potrà garantire a tempo debito la formazione dell'homo novus. Va tuttavia prediletta l'educazione naturale, secondo un scelta che sembra risentire della visione maieutica cara a Socrate: trasmissione non tanto di nozioni quanto della capacità di pensare, in modo che l'alunno si metta in condizione di valutare da sé gli affascinanti misteri del mondo.

Non solo: la formazione dell'individuo non deve essere forzata dall'intervento del precettore. Bisogna semplicemente attendere che l'educazione naturale prenda il sopravvento fino a rivelare al precettore e alla società la personalità già formata di Émile. Si tratta, in altre parole, di non intralciare un processo naturale che porta di per sé alla maturazione dell'allievo. Quando Émile incontrerà Sophie, la sua futura sposa, sarà dunque perfettamente in grado di affrontare i diritti e i doveri della sua vita di cittadino consapevole.

Rousseau aveva in mente di continuare l'opera, accostandosi così al mito futuribile dell'educazione permanente, ma il suo Émile e Sophie rimase inconpiuto.

                                                                  Fredi Sergent

 

 


                                                  

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