Con
il saggio Émile il filosofo ginevrino tratteggiò
i principi del suo metodo pedagogico. L'educazione naturale
al centro della scena, ll precettore non doveva che aspettare
Quando
nel 1762 Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) pubblicò
la sua opera pedagogica, Émile, o dell'educazione,
era nel pieno della sua visione onnicomprensiva del mondo.
Per questo la sua concezione educativa conteneva tutti gli
elementi caratteristici della sua mentalità intellettuale,
dalla psicologia alla politica, dall'antropologia alla filosofia.
Non a caso il Contratto sociale, probabilmente la sua opera
più nota e più frequentemente citata, vide
la luce in quello stesso 1762: i due testi messi a confronto
ci offrono infatti l'immagine di una società nuova,
che per incamminarsi verso la perfezione ha bisogno di educare
un'umanità altrettanto nuova.
Émile
è dunque l'archetipo di questa umanità rinnovata,
al centro di qulla grande rivoluzione drll'intelligenza
alla quale diamo il nome di illuminismo. Nel ponderoso volume,
diviso in cinque libri, che ne accompagna la crescita intellettuale
dalla nascita fino al matrimonio e oltre, si segnala che
Émile è nobile e ricco, gode dunque dei vantaggi
offerti da una condizione privilegiata, ttipica della società
perfetta immaginata da Rousseau, e dunque nulla ostacola
la sua formazione fondata sui presupposti ideali del filosofo
ginevrino. É lo stesso Rousseau a proporsi come precettore,
e questo implica che Émile sia anche orfano, perchè
solo la mancanza dei genitori può esismerli dal dovere
di educare i propri figli.
Esistono
nella visione di Rousseau tre tipi di educazione, che si
distinguono secondo la loro provenienza: la natura, le cose,
gli uomini. É proprio la l'armonica coesistenza di
questi elementi che potrà garantire a tempo debito
la formazione dell'homo novus. Va tuttavia prediletta l'educazione
naturale, secondo un scelta che sembra risentire della visione
maieutica cara a Socrate: trasmissione non tanto di nozioni
quanto della capacità di pensare, in modo che l'alunno
si metta in condizione di valutare da sé gli affascinanti
misteri del mondo.
Non
solo: la formazione dell'individuo non deve essere forzata
dall'intervento del precettore. Bisogna semplicemente attendere
che l'educazione naturale prenda il sopravvento fino a rivelare
al precettore e alla società la personalità
già formata di Émile. Si tratta, in altre
parole, di non intralciare un processo naturale che porta
di per sé alla maturazione dell'allievo. Quando Émile
incontrerà Sophie, la sua futura sposa, sarà
dunque perfettamente in grado di affrontare i diritti e
i doveri della sua vita di cittadino consapevole.
Rousseau
aveva in mente di continuare l'opera, accostandosi così
al mito futuribile dell'educazione permanente, ma il suo
Émile e Sophie rimase inconpiuto.
Fredi Sergent
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