Un
anno dopo la ritirata dei contingenti occidentali e il
conseguente ritorno dei Talebani al potere, è in
atto a Kabul una guerra contro l'emancipazione femminile.
In prima linea il ministero per la promozione della virtù
e la prevenzione del vizio, che vieta alle donne persino
la frequentazione di parchi e palestre
É
passato un anno dalla precipitosa fuga dei contingenti militari
occidentali dall'Afghanistan, con il conseguente ritorno
al potere dei Talebani, e il panorama sociale nel paese
asiatico è completamente mutato. A fare le spese
del regime nuovamente instaurato sono soprattutto le donne.
Uno dei primi decreti emessi dal governo, nel nome di un'interpretazione
radicale e integralista delle norme coraniche, ha sancito
il bando all'istruzione femminile. In un dettagliato reportage
del Los Angeles Times dall'Emirato restituito agli oltranzisti
islamici Nabih Bulos, corrispondente dal Medio Oriente per
il giornale californiano, ha raccolto la testimonianza di
una madre che ricorda i sacrifici sostenuti a suo tempo
per fare studiare le figlie (“lavoravamo l'intera
giornata e mangiavamo solo pane”, racconta), vanificati
dall'inaspettata svolta politica. “Sono così
intelligenti, a scuola avevano eccellenti risultati che
ripagavano me e mio marito delle ristrettezze in ci dovevamo
vivere... E ora tutto finito!”
Del
resto non è tutto. Fa parte del governo di Kabul
un ministero per la promozione della virtù e la prevenzione
del vizio che ha sede proprio dove fino a un anno fa esercitava
le sue funzioni il ministero per gli affari femminili. La
sua missione istituzionale consiste non soltanto nel negare
alle donne l'istruzione, ma anche nel ridurre la loro stessa
presenza nella vita sociale. Per esempio non possono frequentare
parchi pubblici, palestre, hammam, le terme pubbliche, nonostante
il fatto che già da tempo fosse in vigore una rigorosa
separazione dei sessi. E naturalmente, per strada, l'obbligo
di nascondere le proprie fattezze dietro il burka.
Eppure
il nuovo governo di Kabul aveva dichiarato all'inizio che
non intendeva riproporre il regime degli anni Novanta, quando
le donne erano escluse da quasi tutte le occupazioni e si
arrivava addirittura a infliggere punizioni corporali per
il solo fatto di non indossare il burka in pubblico. Nonostante
questo, si susseguono da un anno decreti che fissano sempre
nuovi limiti al lavoro femminile, o stabiliscono fin dove
le donne possano viaggiare senza la compagnia di un guardiano
di sesso maschile.
Ma
è soprattutto sull'educazione, riferisce Bulos, che
si concentra l'attenzione dei devotissimi e misogini governanti
di Kabul. Eppure in un primo tempo sembrava che le cose
filassero lisce. Erano state aperte le iscrizioni alla scuola
primaria e all'università ed era stato preparato
l'avvio dell'istruzione secondaria. Ma un giorno dello scorso
marzo, proprio mentre anche le ragazze correvano alle aule
per l'avvio dell'anno scolastico, giunse inaspettato il
ripensamento: inizio delle lezioni rinviato indefinitamente,
in vista della preparazione di un piano educativo “conforme
alla sharia e alla tradizione culturale afghana”.
Unica eccezione, le ragazze che al cambio di regime erano
già nella classe terminale della scuola secondaria
potevano iscriversi all'università, ma non potevano
scegliere corsi di laurea in economia, ingegneria, giornalismo
e medicina veterinaria, evidentemente considerati di esclusiva
pertinenza maschile.
Secondo
i Talebani tutto questo non è che una rigorosa applicazione
della legge islamica. Agli osservatori occidentali, sostengono,
non interessano affatto i diritti delle donne, che hanno
scelto come pretesto per diffamare e punire i vincitori
della guerra. Fanno notare che il paese non è mai
stato così in pace come ora e questo permette a tutti,
donne comprese, di vivere meglio. Infine fanno notare che
queste misure sono esattamente quello che la maggior parte
degli afghani desidera. Bulos fa notare che questo è
certamente vero nelle aree più conservatrici come
il Kandahar, ma non certo in zone come quella di Bamian.
Qui vive la forte minoranza degli Hazara, musulmani prevalentemente
sciiti che non a caso offrono all'universo femminile, bandito
dalla scuola pubblica, qualche occasione educativa privatamente
gestita.
r. f. l.
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