La
necessità indotta dalla pandemia di mantenere il
distanziamento sociale ha obbligato il sistema educativo
a riscoprire l'insegnamento open air – Il modello
è quello scandinavo della “scuola nella foresta”
e tutto lascia credere che sopravvivrà all'emergenza
sanitaria
Perfino
a Manhattan, dove la massiccia concentrazione urbana sembrerebbe
contraddire al fenomeno, ci hanno provato con successo.
La scuola che la drammatica emergenza pandemica ha sospinto
fuori dalle aule, dove è problematico rispettare
le regole del distanziamento sociale, si è guardata
intorno e ha cercato nuovi spazi dove ritentare il rito
e la prassi dell'insegnamento. Perché non riprendere
le lezioni nel vicino parco pubblico, o nella piazza che
si allarga fra i grattacieli, al limite nello stesso cortile
dell'edificio scolastico?
Certo
molto dipende dalle condizioni meteorologiche, è
chiaro che se piove a dirotto l'esercizio diventa impossibile,
e allora bisogna rifugiarsi con tutte le cautele del caso
negli angusti spazi interni. Ma c'è chi ha provveduto
ad attrezzarsi con ampi tendoni, attivando l'emozionante
novità del learning in the rain. Più difficile
superare l'insidia del freddo, anche se qualcuno ci ha provato
con caloriferi e abbigliamenti particolari.
Nell'America
flagellata dalla pandemia (gli Stati Uniti sono di gran
lunga il paese più colpito dal coronavirus sia per
numero di contagi, sia per il tragico bilancio delle vittime)
la scelta di contrapporre la ricerca di spazi aperti alla
didattica a distanza si è imposta non soltanto nelle
grandi città, ma a maggior ragione nelle aree rurali
o nei centri urbani minori, che non di rado possono contare
su ampie aree verdi a ridosso dell'abitato.
In
ogni caso le ore di lezione passate all'aperto hanno spalancato
inesplorati orizzonti davanti agli operatori del sistema
educativo, hanno proposto nuovi stimoli all'avventura dell'apprendimento.
L'emergenza ha aperto la strada verso un inedito rapporto
dell'istituzione scolastica con l'ambiente stimolando un
nuovo capitolo della ricerca pedagogica.
In
fondo il modello al quale si ispirano queste soluzioni è
quello scandinavo della “scuola nella foresta”,
che certo non concede sconti in materia di meteo. La differenza
consiste nel fatto che in quel caso non è un'emergenza,
sanitaria o di altro genere, a sospingere le classi fuori
dagli edifici scolastici, ma piuttosto il desiderio di inserire
al meglio la scuola nel contesto ambientale. Non si tratta
soltanto di studiare l'ambiente, si tratta soprattutto di
farne la sede dello sforzo educativo, di trarne quegli stimoli
e quelle suggestioni che nello spazio chiuso dell'aula tradizionale
si possono soltanto immaginare.
f.
s.
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