L'educazione
prioritaria cerca di realizzare nel sistema scolastico
francese il secondo degli obiettivi fissati nella trilogia
rivoluzionaria, necessario per dare un senso agli altri
due, libertà e fraternità. Nata nel 1981,
questa politica si scontra con mille difficoltà,
accentuate dalla pandemia
Secondo
Jules Ferry, il politico francese che lanciò fin
da metà Ottocento l'idea della “scuola repubblicana”
gratuita e obbligatoria, si trattava di vincere le inaccettabili
disuguaglianze sociali attraverso l'insegnamento indiscriminato
del francese, della morale e del calcolo. In questo modo
ogni cittadino raggiungerebbe il livello formativo minimo
necessario all'esercizio delle sue responsabilità
civili. Il sistema educativo avrebbe così realizzato
il secondo degli obiettivi proposti dalla celebre trilogia
rivoluzionaria, l'uguaglianza, senza il quale gli altri
due, libertà e fraternità, resterebbero privi
di senso.
L'esperienza
dimostrerà rapidamente che non basta rendere le aule
scolastiche accessibili a tutti per raggiungere lo scopo
egualitario, ancora una volta il tipico ottimismo ottocentesco
sconfinava nell'utopia scontrandosi con una realtà
ostile. In realtà la scuola non ha fatto che confermare
una discriminazione che aveva le sue radici nel profondo
della società, e come sempre gli alunni provenienti
da famiglie povere o contesti degradati ne risultavano fortemente
svantaggiati. Bisognava affrontare il problema non limitandolo
al sistema educativo ma allargandolo alla condizione sociale.
Fu
così che nel 1981 nacque in Francia l'educazione
prioritaria, una strategia d'intervento diretta a combattere
tutti quei problemi sociali che hanno riflessi visibili
sul rendimento scolastico. Un documento ministeriale specifica
che “la politica di educazione prioritaria ha lo scopo
di correggere l'impatto delle disuguaglianze sociali ed
economiche sulla riuscita scolastica attraverso un rafforzamento
dell'azione pedagogica ed educativa nelle strutture scolastiche
dei territori in cui si manifestano le maggiori difficoltà
sociali”. Si punta in particolare su uno sforzo pedagogico
mirato, sul coinvolgimento delle famiglie, sulla mobilitazione
dei servizi di assistenza sociale, sul miglioramento del
contesto ambientale scolastico.
Di
fronte allo spessore della finalità che s'intende
raggiungere, far sì che ogni giovane alla fine della
scuola dell'obbligo possa disporre delle conoscenze, delle
competenze e della cultura necessarie per poter vivere da
cittadino responsabile, la politica dell'educazione prioritaria
ha dovuto fare i conti con una serie di gravi difficoltà.
La prima è l'atteggiamento delle famiglie, che soprattutto
fra le comunità di origine straniera non sempre sono
in grado di comprendere appieno le esigenze dei loro figli
in fatto d'istruzione. Inoltre gli insegnanti spesso non
riescono ad avere una percezione corretta delle capacità
potenziali degli alunni, e di fronte a classi con una forte
presenza di ragazzi particolarmente svantaggiati hanno la
tendenza a ridurre le aspettative e dunque l'impegno.
Ma
nonostante tutto il sistema dell'educazione prioritaria
procede, arricchendosi costantemente di contributi teorici
e cercando di adattarsi alla mutevole realtà di un
Paese fortemente segnato dalle disparità etniche
e sociali, dalla presenza di desolate banlieues attorno
alle maggiori città, da una discriminazione di fatto
che anche la pandemia attualmente in corso ha contribuito
a manifestare accentuandone il peso sui ragazzi più
svantaggiati.
l.
v.
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