FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2019

 

Una volta ancora l'indagine PISA, il programma OCSE che mette a confronto le competenze dei quindicenni nei paesi industriali inchioda gli italiani a un livello bassissimo della graduatoria internazionale – Ovviamente la questione riguarda anche gli adulti, e non è detto che sia tutta colpa, come molti asseriscono, degli strumenti digitali

 

Siamo alle solite, la comparazione statistica internazionale continua a rivelare che in Italia l'analfabetismo funzionale è mediamente più sviluppato che negli altri Paesi dell'Occidente industriale. L'analfabetismo funzionale, del quale il Foglio Lapis più volte si è occupato, è la condizione di chi tecnicamente sa leggere, nel senso che sa individuare lettere e parole, ma di fatto non comprende appieno il significato di quello che ha letto. L'ultimo rapporto PISA (Programme for International Student Assessment) realizzato per conto dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) rivela che soltanto un ragazzo italiano ogni venti sa capire, dopo avere letto un breve testo, se si tratta dell'enunciazione di fatti o dell'espressione di opinioni personali. É vero che la media OCSE non è proprio esaltante, visto che solo un ragazzo su dieci risulta in grado di capire la differenza, ma resta il fatto che la posizione dell'Italia nel confronto internazionale è davvero mortificante. Anche per un alto dato: un quarto dei nostri ragazzi quando legge un testo che riguarda temi a ui estranei proprio non ci capisce nulla.

Mentre per altre competenze, per esempio in fatto di matematica, i ragazzi italiani figurano più o meno in linea con la media OCSE, sono dunque dolori per la capacità di lettura. Ovviamente il dato medio nasconde una realtà eterogenea: la stessa indagine, che è stata condotta nel 2018 ma i risultati sono stati resi pubblici all'inizio di questo mese, ci ricorda realtà ben note da tempo, per esempio il divario fra Nord e Sud, a tutto svantaggio delle regioni meridionali, o il fatto che le ragazze se la cavano un po' meglio dei loro coetanei di sesso maschile, o infine la differenza fra istituti professionali e licei, con i primi ulteriormente al di sotto della media. É in pratica la stessa situazione che il linguista Tullio De Mauro fotografò una quarantina di anni fa in un celebre saggio, Le parole e i fatti. Questo dettaglio dovrebbe fare giustizia di un'idea abbastanza diffusa, secondo la quale la colpa delle deficienze dei nostri giovani lettori sarebbe da ascriversi al mondo digitale, computer, tablet, smartphone.

Non è così, anche se certamente dobbiamo considerare che quegli strumenti incoraggiano a una pericolosa semplificazione delle idee e dei problemi, insomma del mondo. Inoltre bisogna considerare che il programma dell'OCSE, così come i test INVALSI, chiamano n causa gli adolescenti, ma i problemi che ne emergono riguardano anche gli adulti, riguardano la società italiana nel suo insieme, e comportano evidenti rischi di esclusione sociale per milioni di cittadini. Uno studio recente valuta che oltre un quarto della popolazione italiana, precisamente il 28 per cento, ha competenze di lettura decisamente insufficienti, tanto da poter parlare di analfabetismo funzionale. É appena il caso di notare che nell'era della competizione globale tutto questo pone seri limiti alle potenzialità di sviluppo del nostro Paese.

 

                                                                 l. v.  

 

 


                                                  

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis

 

Mandaci un' E-mail!