FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2019

 

Per contrastare un fenomeno sempre più percepito come inaccettabile si registrano in Germania alcune iniziative di carattere preventivo – Si vogliono fornire a allievi e docenti gli strumenti per individuare le situazioni di crisi e metterli in grado di affrontarle – Di particolare interesse la mediazione affidata agli stessi ragazzi

 

Le segnalazioni di casi di violenza e bullismo presso le autorità scolastiche tedesche aumentano, ma il numero di episodi resta costante, come dimostrano i dati di assicurazioni sanitarie, polizia e studi di settore. L’aumento di denunce presso gli enti scolastici è spia di una tendenza positiva nel riconoscimento del problema come qualcosa di inaccettabile, ma le dimensioni del fenomeno non sono cambiate sensibilmente negli ultimi anni. Nel periodo della scuola elementare prevalgono le aggressioni fisiche, mentre successivamente si sviluppano forme più complesse e psicologicamente raffinate di violenza come l’esclusione, le minacce, la diffamazione o il cyberbullismo, diffuso capillarmente almeno dal 2011. Un fenomeno relativamente recente è la sempre maggiore aggressività delle baby gang femminili.

Del concetto di violenza scolastica sono parte anche gli episodi indirizzati contro insegnanti e dirigenti, che, come afferma Jan Pfetsch, psicologo pedagogista della Technische Universität di Berlino, rientrano nel panorama generico di sempre minore rispetto per l'autorità. Infatti anche gli agenti delle forze dell’ordine lamenterebbero problemi simili a quelli segnalati dai docenti. Le scuole più a rischio, continua lo studioso, sono quelle spiccatamente multietniche, in quanto la compresenza di alunni con background culturali, sociali e religiosi diversi rende i processi di integrazione molto complessi e spesso gli insegnanti non dispongono di tempo e spazio sufficienti per occuparsene.

Per far fronte alla questione del bullismo e della violenza a scuola sono state sviluppate molteplici iniziative di carattere preventivo, alcune delle quali già radicate nel sistema educativo tedesco. L’obiettivo è quello di fornire a allievi e docenti gli strumenti necessari per individuare e affrontare situazioni di crisi o conflitto nel più efficace dei modi. Anche il Tribunale dei Minori collabora con gli istituti scolastici nell’ambito di un progetto volto a promuovere la conoscenza del sistema legislativo e dei procedimenti giudiziari tedeschi. Una parte del programma prevede che i ragazzi recitino in vari ruoli tutte le tappe di un procedimento penale, dal delitto alla condanna. In una fase successiva gli scolari avranno la possibilità di comprendere il funzionamento delle strutture statali giudiziarie e sociali e delle varie figure professionali legate a questi settori. A Berlino ogni anno il Tribunale dei Minori realizza circa 74 di questi progetti.

Anche i progetti di “mediazione scolastica” sono all’ordine del giorno nelle scuole tedesche. Si tratta di spazi nei quali dei mediatori, che possono essere insegnanti, educatori o psicologi esterni, dirigono la gestione e risoluzione di un conflitto. Un modello molto diffuso che pare funzionare egregiamente prevede che gli stessi alunni facciano da mediatori per i compagni di scuola, magari di uno o due anni più giovani. Molto celebre a riguardo il sistema sviluppato dalla pedagoga Ortrud Hagedorn, nel quale i bambini mediatori si chiamano Konfliktlotsen, da Konflikt, conflitto, e lotsen, pilotare, dirigere. A volte i mediatori agiscono in spazi e tempi definiti, altre volte intervengono direttamente qualora capiti loro di individuare una situazione che potrebbe esplodere. Il fatto che i bambini stessi vengano coinvolti nella gestione e prevenzione di queste dinamiche li responsabilizza e rende coscienti di ciò che è possibile o impossibile tollerare.

 

                                                                 Laura Venturi  

 

 


                                                  

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