La
sera del 29 ottobre 1969 due computer provarono a scambiarsi
dati – A tre mesi dallo sbarco sulla Luna si compiva
una volta ancora “un grande balzo per l'umanità”
- Con quel primo scambio nasceva Internet, che oggi connette
quattro miliardi di utenti, ben oltre la metà della
popolazione terrestre – Polemiche e problemi, e
una possibile soluzione
Sono
le ore 22,30 del 29 ottobre 1969 e su una tastiera Charley
Kline inizia a digitare le lettere “L” e “O”.
Crash! Non si tratta di un messaggio criptato o l’inizio
di un romanzo, ma le prime avvisaglie di qualcosa che nel
giro di pochi anni avrebbe trasformato le nostre vite. L’umanità
è ancora stupita, non ha ancora abbassato gli occhi
dalla straordinaria impresa che Neil Armstrong ha compiuto
il 20 luglio 1969, che a distanza di pochissimi mesi (questa
volta lontano dagli sguardi della folla acclamante) emette
i suoi primi vagiti quella invenzione formidabile che è
Internet.
Quel
giorno due computer distanti tra loro (uno posizionato presso
l’Università di Los Angeles e l’altro
presso lo Stanford Research Institute) provano a scambiarsi
dati. Il primo avrebbe dovuto trasmettere “LOG”
e l’altro rispondere “IN”, in modo da
comporre la parola “LOGIN”. Peccato che giunti
alla lettera “G” il primo computer sia andato
in crash per un errore di memoria e solo dopo un’ora
di lavoro la situazione sia stata ripristinata. D’altronde
era un periodo pionieristico dove si lavorava su una trasmissione
telefonica di 50 kbps fornita dalla AT&T, una velocità
di comunicazione circa tremila volte più lenta rispetto
a quella odierna.
La
rete, progettata e finanziata dal Dipartimento di Difesa
americano, si chiamava Arpanet (Advanced Research Projects
Agency Network). I nodi che collegavano inizialmente solo
Los Angeles e Santa Clara si moltiplicano in breve tempo,
a tal punto da richiedere regole comuni e condivise. E’
così che nel 1974 gli informatici Vinton Cerf e Bob
Kahn (il primo ad usare il termine Internet) presentano
al mondo il TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet
Protocol). Grazie a questi protocolli viene definito lo
standard utile per il trasferimento di pacchetti di dati.
Tuttavia, occorrerà attendere il 1989 affinché
dai laboratori Cern di Ginevra nasca il WWW (World Wide
Web). L’invenzione è da attribuire allo scienziato
britannico Tim Berners-Lee. L’idea di creare una rete
composta da collegamenti ipertestuali (link), indirizzi
(url) consultabili tramite un browser viene dapprima perfezionata
nel 1991, anno del primo sito web, fino a raggiungere il
suo culmine nel 1993 quando il Cern decide di rendere disponibile
gratuitamente il protocollo WWW.
Abbandonando
l’ambiente accademico è riuscito velocemente
a condizionare, modificandoli, usi ed abitudini. Oggi a
50 anni esatti dal primo collegamento fra due computer,
possiamo asserire di vivere in una società connessa
con circa quattro miliardi di utenti che hanno accesso alla
Rete, ossia quasi il 60% della popolazione mondiale.
Se
da una parte si è rivelato un potente strumento per
lo scambio circolare di conoscenze ed informazioni, dall’altro
si accompagna ad elementi ancora oscuri, o volendo tossici.
Dal deep al dark web, dalle fake news alla profilazione
degli utenti in grado di influenzare non solo le logiche
commerciali, ma anche quelle politiche, in quel fenomeno
ormai noto come bubble democracy. Gli algoritmi vengono
utilizzati non per informare ma per promuovere reazioni,
sfruttando i contenuti più polarizzati, tali da catturare
l'attenzione e dare la sensazione di coinvolgimento. L’idea
utopica originaria di un nuovo socialismo del web in molti
casi ha mostrato il suo vero volto, palesandosi come una
sorta di capitalismo digitale.
Fra
la passiva accettazione e la demonizzazione della Rete esiste
una terza via, è quella che Tim Berners-Lee ha cercato
di indicare al Web Summit di Lisbona nel 2018 e ripreso
proprio in questi giorni a Berlino: un Contratto per il
Web, destinato a singoli utenti, aziende e governi. In nove
principi e settantacinque clausole invita ad un ripensamento
generale di Internet e alla sua protezione come un bene
pubblico ed un diritto fondamentale per tutti. Al momento
è stato sottoscritto da numerose organizzazioni fra
le quali Facebook, Google e Microsoft. E' vero, mancano
ancora colossi del calibro di Apple e Amazon, ma sono i
primi segnali di un percorso di maturazione ed autoriflessione
collettiva che intende recuperare l'idea originaria di una
Rete aperta a chiunque in modo costruttivo.
Clemente
Porreca
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