FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2018

 
 

Un documentario tedesco che suscita interesse e fa discutere– Riguarda il reparto di psicosomatica di un ospedale pediatrico, dove si curano bambini affetti da malattie croniche di natura, appunto, psicosomatica – Ma sarebbe corretto dire che si curano piuttosto i loro genitori – Non di rado infatti é proprio lo stress percepito in famiglia a determinare i disturbi nei bambini

 

Elternschule, “scuola dei genitori”, il titolo del film-documentario uscito lo scorso ottobre nelle sale cinematografiche tedesche. Le scene sono state riprese nel reparto di psicosomatica dell’ospedale pediatrico di Gelsenkirchen, città non distante da Essen. E’ qui che vengono curati bambini affetti da malattie croniche di natura psicosomatica, come l’asma, la neurodermatite, alcuni disturbi alimentari e del sonno, alcuni tipi di allergia, diversi disturbi comportamentali. La particolarità del programma terapeutico proposto dalla clinica e sviluppato dal team dello psicologo Dietmar Langer consiste nel coinvolgere i genitori e in generale le persone di riferimento dei bambini in tutte le fasi della terapia.

Le famiglie trascorrono generalmente un minimo di tre settimane in ospedale, impegnate in un fitto programma di psicoterapia, esercizi per il sonno e per un’alimentazione corretta, coaching pedagogico e terapia comportamentale. Nel caso in cui fosse necessario affrontare le storie biografiche dei singoli genitori si interviene anche a livello di psicologia profonda. Una volta terminato il periodo di trattamento i bambini tornano a casa, ma le famiglie vengono seguite per ancora sei mesi circa. Lo spettro terapeutico non si rivolge soltanto ai sintomi presentati dal bambino, ma all’intero sistema famigliare e al comportamento dei genitori in relazione ai figli. Perfino i nonni vengono invitati qualora fosse necessario, e senz’altro gli eventuali partner dei genitori. La telecamera segue i pazienti lungo i corridoi ospedalieri in modo discreto, ma le scene vengono presentate nella loro nuda oggettività.

Dietmar Langer studia da più di trenta anni il modo in cui lo stress, il tipo di educazione e le malattie croniche si influenzano reciprocamente ed è fermamente convinto di come non si possa trascurare l’ambiente nel quale i disturbi dei piccoli pazienti si sono sviluppati. In effetti ciò che emerge dalla pellicola è che il processo terapeutico riguardi i genitori perfino più che i bambini; un processo in grado di distruggere schemi comportamentali sabotanti ormai consolidati e di favorire la scoperta di un rapporto nuovo e costruttivo. “Da noi vengono famiglie con problemi di stress cronico. E una persona stressata non è in grado di sostenere o consolare il figlio in modo adeguato.” “Abbiamo visto che le malattie scompaiono non appena si sia restaurato il legame tra genitori e figli”, afferma Langer intervistato dalla testata Die Zeit.

Il riscontro della stampa è stato molto buono e importanti testate hanno promosso il documentario. Particolarmente riuscita la sintesi pubblicata sul Neue Westfaelische: “Se sta bene mio figlio, sto bene anche io”, dicono i genitori. Durante la terapia imparano che bisognerebbe dire “Se sto bene io, sta bene mio figlio”. D’altra parte le critiche negative non sono mancate e la pellicola è stata accusata per la crudezza di alcune scene di separazione dai genitori e per la freddezza di alcuni medici e operatori. “Nell’ambito di questo tipo di malattie si presentano continuamente scene drammatiche relativamente a tutte le funzioni regolative come mangiare e dormire. E’ per questo che a volte prendiamo la gestione di questi momenti in modo da poter far riposare il genitore così che possa far scendere il suo livello di stress, ma queste separazioni vengono preparate con cura.” “Non bisogna dimenticare in che stato arrivino i bambini da noi, si agitano selvaggiamente, sbattono la testa per terra, devono essere tenuti perché non si feriscano.” Risponde Dietmar Langer, aggiungendo quanto sia importante creare degli spazi di sostegno e chiarezza del rapporto interpersonale, anche per guadagnare la fiducia dei piccoli.

 

                                               Laura Venturi                                   

    


                                                  

 
 

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