É quanto si chiede un nostro lettore che a suo tempo lo ha superato ma non è affatto convinto della sua necessità, al contrario lo considera del tutto superfluo – Poiché nello scorso numero il Foglio Lapis s'è occupato di maturità, ha voluto esporre la sua opinione che ospitiamo molto volentieri – Chi volesse partecipare al dibattito, non ha che da inviarci le sue riflessioni sul tema
Premetto che le opinioni che di seguito esporrò sono quelle di un medico che ha sostenuto gli esami di Stato nel 1970 cioè 48 anni or sono. Detto per inciso, il tema di italiano verteva sul problema dell’inquinamento ambientale. Sempre nel contesto della premessa, devo dire che i miei sei figli hanno tutti sostenuto l’esame di Stato. In sostanza, appare evidente quale è stato il mio osservatorio in questi 48 anni.
Come vuole l’antica e consolidata tradizione genetica ereditata dall’homo sapiens, anche io ogni volta che mi capita di fare qualcosa nella vita, mi domando perché la faccio. E così, fin dal 1970, mi sono domandato a cosa potessero servire gli esami di Stato dal momento che a me apparivano assolutamente superflui. Quali considerazioni sostenevano e sostengono la mia incertezza sulla utilità di questa tradizione scolastica o, per amor di sincerità, la mia convinzione che essa sia perfettamente inutile?
Per meglio articolare la mia esposizione, la dividerò in modo da affrontare, dal mio punto di vista, le implicazioni per i tre attori principali: Famiglie & studenti, Scuola & Professori, Stato.
FAMIGLIE & STUDENTI
Le Famiglie sono ovviamente emotivamente coinvolte nelle apprensioni degli studenti e, spesso, anche economicamente per lezioni suppletive in regime privato. Le vacanze estive sono condizionate delle date degli esami e dagli scrutini successivi, aspetto senz’altro ludico ma che si confronta con gli impegni lavorativi dei genitori . Gli studenti entrano in uno stato di incertezza, poiché il fatto di dover sostenere un esame per sancire la loro liberazione dalla scuola media superiore implica il pensiero che, indipendentemente dall’andamento degli anni precedenti , qualcosa possa andare storto. In sostanza , essi e le famiglie si rendono conto che ciò che è successo negli anni precedenti potrebbe non avere valore. Questa incertezza è incontestabile: se si afferma che gli anni precedenti avranno un loro peso, allora ci si domanda perché si debba sottostare ad un esame; se gli anni precedenti non avranno alcun peso, allora ci si domanda quale ruolo possano aver svolto i professori . Tertium non datur ( vedi capoverso seguente).
SCUOLA & PROFESSORI
Per quanto detto sopra , stante l’obbligo dell’esame di Stato, è evidente che dopo cinque anni di studio, i professori che hanno seguito gli alunni per questi cinque anni non sono ritenuti in grado di esprimere un parere, oppure questo parere non conta, oppure non c’è fiducia sul loro operato tanto che ci vogliono dei professori esterni per verificare. Insomma, qualcuno dovrebbe chiarire questo aspetto che, personalmente, non ritengo rispettoso della dignità professionale degli insegnanti.
STATO
Come noto, gli esami di Stato hanno un costo. Facendo un ragionamento cinicamente economico, ci si potrebbe accontentare della tassa di diploma o maturità che dir si voglia che ogni studente è tenuto a pagare. In questo modo si garantirebbe oltre ad un introito fiscale anche il valore legale del titolo di studio e si potrebbero evitare tutte le altre spese per le trasferte dei professori e tutti i noti e costosissimi balzelli burocratici che asfissiano ogni umana italica attività.
CONCLUSIONE
Questa è la mia opinione e, se permettete, la condivido (Henri Monnier , “Memorie di Joseph Prudhomme” 1857). Immagino, però, che ci sarà una risposta ad ogni mia domanda ed un chiarimento per ogni aspetto che a me appare oscuro. Infatti, per mantenere in piedi una struttura così complessa e costosa come quella degli esami di Stato, ci devono essere delle ottime ed inconfutabili ragioni che a me, meschino osservatore esterno, peraltro non addentro ai meccanismi che regolano la nostra Scuola, sfuggono. Per questo, mi metto in fiduciosa attesa, ringraziando il Foglio Lapis per la gentile accoglienza.
Sandro Papini
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