FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2017

 
 

Ad Arezzo una campagna d'informazione su due problemi che sempre più affliggono i nostri giovani – Le cause, gli effetti, i rimedi in una lucida analisi – Il fenomeno del bullismo affrontato con uguale senso di umanità sia per le vittime, sia per chi infierisce su di loro sfogando gli effetti di traumi o frustrazioni – Si tratta fra l'altro di una delle cause della depressione, che dilaga fra i giovanissimi a volte inducendoli ad accarezzare l'idea del suicidio

 

Non sapevo che la Bibbia contenesse consigli per i problemi dei giovani d'oggi”. Così uno dei tanti commenti sul libro dei visitatori di una campagna d'informazione sociale tematica organizzata ad Arezzo, con il patrocinio dell'amministrazione provinciale, dai Testimoni di Geova della locale congregazione. I temi sono tali da proiettare l'osservatore nel vivo di una cronaca sempre più allarmante: il bullismo e la depressione negli adolescenti. Si tratta di questioni inestricabilmente legate, perché la depressione viene indicata come uno dei possibili effetti del bullismo. La duplice analisi offerta dalla manifestazione aretina si propone con lucido pragmatismo attraverso una mostra sapientemente articolata in cui si considerano le cause e gli effetti dei due fenomeni, e i possibili rimedi. Non di rado derivati più o meno direttamente dalle Scritture, perché è proprio lì che i Testimoni sono abituati a cercare le risposte ai problemi che ci assillano.

Il bullismo, dunque, fra le cause della depressione adolescenziale, un fenomeno in  crescita dappertutto, come rivela l'Organizzazione mondiale della sanità, che colpisce in maggior misura le ragazze. Ci sono altre cause, ovviamente, si va dai problematici contesti familiari o ambientali alle esperienze traumatiche, dall'aver subito abusi alla difficoltà o addirittura all'impossibilità d'interagire con gli altri, dalla separazione o divorzio dei genitori fino a un eccesso di aspettative da parte loro, per esempio in materia di rendimento scolastico. Di qui una serie di sintomi che non devono essere sottovalutati: perdita di sonno, di appetito e di peso, problemi di concentrazione o di memoria, isolamento sociale, sentimenti di rassegnazione o disperazione, accenni all'eventualità del suicidio. Per affrontare questo genere di crisi non basta rivolgersi ai ragazzi coinvolti, anche le loro famiglie vanno chiamate in causa. I primi sono invitati a reagire curando i contatti con chi li può aiutare, confidandosi, ascoltando musiche gradite, facendo attività fisica, tenendo regolarmente un diario in cui raccontare le proprie esperienze. Quanto ai genitori, devono essere pronti a notare mutamenti significativi nel comportamento dei figli, dialogare con loro, rassicurarli, all'occorrenza consultare uno specialista.

Anche di fronte al bullismo è essenziale il ruolo delle famiglie. Non devono sottovalutare, per esempio, la disaffezione dei figli nei confronti della scuola: spesso il desiderio di marinare nasconde proprio il timore di essere vittima di sopraffazioni, che si tratti di violenza verbale o fisica, di emarginazione dal gruppo o di cyberbullismo; che si eserciti su ragazzi diversi per cultura, per colore della pelle o per religione. In realtà la reazione non può consistere nella fuga dalla scuola, dev'essere accorta e dinamica. Intanto il ragazzo preso di mira non deve pensare a vendicarsi, anche perché di solito il bullo è fisicamente più forte. Ma lo si può sconfiggere anche senza prenderlo a pugni: basta conservare la calma (o almeno fare mostra di conservarla), rispondere con una battuta, buttarla in ridere, togliere all'aggressore la convinzione d'incutere paura e fargli capire che non riuscirà ad avere una vittima da umiliare.

 

Questa reazione demotiva il prevaricatore e lo isola all'interno del gruppo. É importante notare che il bullo si accorge subito se il ragazzo preso di mira ha scarsa opinione di se stesso, e lo attacca anche per questo. Importante che chi fa da bersaglio a queste sgradite attenzioni si confidi con qualcuno, a casa con la famiglia, a scuola con gli insegnanti. Nel caso del cyberbullismo e del sexting, è necessario diffondere fra i ragazzi la consapevolezza che la rete va frequentata in modo responsabile, perché qualsiasi contenuto può rivelarsi a lungo incancellabile, può essere riprodotto e riproposto.

Del resto l'attenzione non va limitata alle vittime potenziali o attuali, è chiaro che un approccio tale da non trascurare le ragioni dell'umanità impone che gli stessi bulli vadano aiutati a cambiare. Per esempio bisogna convincerli che la loro pretesa di considerarsi più forti è illusoria, perché ci sarà sempre qualcuno più forte di loro, e dunque potrebbe toccare anche a loro il trattamento che ora infliggono o cercano d'infliggere al bersaglio delle loro attenzioni. In fondo siamo di fronte a una manifestazione d'insicurezza, di frustrazioni più meno consapevoli che il bullo cerca di eliminare sfogandole su altri. Il bullismo è qualcosa che s'impara, si legge in un pannello della mostra aretina, e ogni cosa imparata si può sempre disimparare.

Le norme di comportamento suggerite per affrontare questi disagi sono spesso accompagnate da appropriate citazioni bibliche. Perché per i curatori della mostra il libro della parola di Dio è anche il manuale per eccellenza delle istruzioni per l'uso della vita.

 

                                                          Alfredo Venturi  

                                         

    


                                                  

 
 

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