FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2016

 
 

Il nuovo presidente americano si è sempre dichiarato contrario a quello che chiama il monopolio pubblico dell'istruzione – Incentivi dunque agli istituti privati, attraverso il collaudato ma controverso sistema dei vouchers – Inoltre il successore di Barack Obama vuole che il sistema educativo sia improntato ai valori locali dei singoli stati, è dunque contrario al common core, le linee generali di base imposte a livello federale

 

Gli Stati Uniti condividono con la Svizzera il primato mondiale in fatto di risorse destinate all'istruzione pubblica: undicimila dollari l'anno per studente, eppure il  sistema educativo americano si colloca al ventiseiesimo posto nelle classifiche internazionali del rendimento. Il confronto dei due dati ha sempre suscitato polemiche, che in particolare si focalizzano tradizionalmente sul rapporto fra scuola pubblica e istituti privati.

L'avvento alla presidenza dell'ultraconservatore Donald Trump implica ovviamente una maggiore enfasi sul ruolo dell'istruzione privata: nel corso della campagna elettorale l'avversario di Hillary Clinton non ha mancato di sottolineare la sua profonda avversione al “monopolio pubblico dell'istruzione”. Bisogna che le famiglie, sostiene il nuovo presidente, siano incoraggiate a scegliere la scuola dove mandare i figli, perché soltanto attraverso la competizione il sistema potrà migliorare. Competitività e concorrenza dunque: bisogna fare in modo che le scuole incapaci di attrarre gli studenti chiudano i battenti.

Poiché la scuola privata è a pagamento, vige negli Stati Uniti un sistema di vouchers, contributi pubblici per gli studenti che facciano questa scelta, o che optino per il cosiddetto home schooling, l'istruzione in famiglia. É un meccanismo che serve fra l'altro a correggere una evidente anomalia del sistema: infatti i genitori che si affidano al privato finiscono con il pagare due volte, finanziando la scuola che hanno scelto attraverso la retta e contemporaneamente per via fiscale quella pubblica.

Dunque Trump, che ha promesso di ridurre la pressione tributaria, si trova di fronte a un bivio: se davvero vuole favorire la scuola privata deve necessariamente appesantire i bilanci pubblici. Di tutto questo si occuperà, nella nuova amministrazione che il prossimo 20 gennaio succederà a Washington al governo di Obama, Elisabeth DeVos, una ricchissima imprenditrice e filantropa del Michigan, esperta di questioni educative, che Trump ha chiamato a coprire l'impegnativa carica di ministro dell'istruzione.

Più ancora che sui dettagli finanziari, è immaginabile che il presidente chiederà ai nuovi responsabili del sistema educativo una particolare attenzione ai programmi. Per esempio è risolutamente contrario al cosiddetto common core, le linee generali dettate a livello federale: secondo lui l'istruzione deve ispirarsi alle caratteristiche locali, e dunque adeguare i programmi d'insegnamento alle realtà dei singoli stati. É ridicolo, ha detto in un'intervista, che la gente di Washington stabilisca quello che devono studiare i ragazzi dello Iowa o di qualsiasi altro posto. L'istruzione, insiste, deve essere ancorata al territorio.

Da notarsi che il nuovo presidente americano ha alle spalle un'esperienza d'imprenditore educativo. Aveva infatti fondato la cosiddetta Trump University, una scuola superiore di management orientata soprattutto sul versante degli investimenti immobiliari, che sono alla base della sua fortuna d'imprenditore. Dopo numerosi processi per varie irregolarità, riscontrate nelle attività speculative condotte dagli studenti per fare pratica di management, l'istituto è stato chiuso, Dopo il successo elettorale Trump ha cancellato ogni traccia di questa imbarazzante avventura, che avrebbe potuto gettare un'ombra sull'imminente mandato presidenziale,  accettando di pagare ammende per la bella cifra di venticinque milioni di dollari.

 

                                                        r. f. l. 

                                         

  


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis dicembre 2015

 

Mandaci un' E-mail!