FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2015

 
 

Come celebrare una ricorrenza così impegnativa? – Perché non farlo collocando in Piazza della Signoria, al posto della statua di Cosimo I de’ Medici, un bel Garibaldi capovolto, opera di Giulio Galgani detto Nullo da Badicorte? – È una scultura alla maniera dello Zebrajstan, la terra misteriosa dove tutto, proprio tutto, è a testa in giù – La genesi della Toscana secondo Francesco Redi

 

Garibaldi capovolto
 Giulio Galgani per
Firenze capitale

Poiché il 3 febbraio 1865 si erano trasferiti il re, i ministeri e tutto il sistema dell’apparato nella città di Firenze, nel Salone dei Cinquecento, al via delle celebrazioni per i 150 anni di Firenze Capitale, il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani, presentando l’iniziativa, comunica agli astanti di aver commissionato allo scultore Nullo da Badicorte, al secolo Giulio Galgani, la statua equestre di bronzo colato del “Garibaldi capovolto” da piantonare in Piazza della Signoria seduta istante arrestando quella di Cosimo I dei Medici in apposito scantinato. Una copia del medesimo “Garibaldi capovolto” pittata in rosso sarebbe stata poi traslocata in volo a Zebra, nello Zebrajstan…

 «Siete mai stati a Zebra?
Nello Zebrajstan?
Come molte città che sorgono
nei misteriosi territori della Zeta,
Zebra è una città capovolta.
Tutto è a testa in giù
e infatti le persone
camminano coi capelli.
È un mondo al contrario:
sono le posate, per esempio,
a tenere dentro di sé il cassetto
e non viceversa (vicesindaco, eccetera…).
Nonostante il nome,
Zebra non è, come si potrebbe pensare,
bianca e nera
ma nera e bianca.
Per raggiungerla bisogna
avere una Jeep,
quella più recente
ideata da Marchionne
di fabbricazione
Italoamericana,
e correrle dietro nella Savana.
Perché Zebra
è ancora una città
libera e selvaggia.
Quando la trovate
non avvicinatevi da dietro,
perché scalcia»…
 

«Ecco!... La vita è come una Zebra:

una striscia bianca, una nera», disse Francesco Redi, vivisezionando in diretta televisiva un serpentello a due teste, a strisce bianche e nere, che aveva raccolto intorno a Pisa.

Secondo la ben nota teoria biogenetica sintetizzata nel motto latino “OMNE VIVUM E VIVO”, Francesco Redi sosteneva che il Duomo di Pisa, quello di Siena, di Prato, di Lucca, in pratica tutta la Toscana, è nata da quel serpentello, altrimenti non si spiegherebbe come a Bibbiena in provincia d’Arezzo è sita una casa di Pier Luigi Bellini delle Stelle, aristocratico fiorentino, comandante Pedro della 52a Brigata Garibaldi
che catturò Mussolini.
                                                        Filippo Nibbi 
                                         

  


                                                  

 
 

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