Una
dichiarazione universale dei diritti colloca finalmente la
rete in un contesto giuridico che ne esalta il ruolo
centrale che si è acquisito nella società - Una crescita
tumultuosa nel trentennio che ci separa da quel lontano
1986, quando il CNUCE di Pisa realizzò la prima
connessione in Italia, la terza in Europa - Un articolo
fondamentale della dichiarazione riconosce l'accesso a
Internet come “diritto fondamentale della persona e
condizione per il suo pieno sviluppo”
La
prima connessione ad Internet, che in quel tempo si chiamava
ARPAnet, in Italia avvenne il 30 aprile 1986 a Pisa. I
nostri pionieri appartenevano ad un gruppo di ricerca
all'interno dell'Istituto CNUCE (Centro Nazionale
Universitario di Calcolo Elettronico) del CNR che era tra i
più avanzati in Europa. Terzi nel vecchio continente (dopo
Norvegia ed Inghilterra) riuscirono ad effettuare un
collegamento internet attraverso la rete satellitare
atlantica SATNET con una linea da 28kbs. Solo dodici mesi
più tardi, il 23 dicembre 1987, furono creati i domini
nazionali, ".it" per l'Italia la cui gestione fu
affidata proprio al Cnuce.
Da
allora si è assistito ad una vera e propria escalation di
connessioni capace di modificare non solo il lavoro, la
ricerca, la formazione, il tempo dedicato allo svago e
all’intrattenimento, in altre parole la nostra stessa
esistenza.
A
quasi trent’anni di distanza, e precisamente il 28 luglio
2014, è stata istituita una Commissione di studio sui
diritti e i doveri relativi ad Internet. Questo è dovuto alla
consapevolezza che considerare Internet uno dei vari media
è riduttivo e improprio. Internet è molto di più: è una
dimensione essenziale per il presente e il futuro delle
nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un
immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio e di
conoscenza.
Dopo 12 sedute, 6
audizioni a
cui hanno partecipato 46
esperti nazionali e internazionali e,
per la prima volta, una consultazione online per
un atto di natura parlamentare (14mila accessi e 590
opinioni) della durata di cinque mesi, si è riusciti a
conciliare punti di vista e sensibilità differenti
sull’argomento.
Il risultato del lavoro di
un anno è la Dichiarazione
dei Diritti in Internet, approvata dalla Commissione e
pubblicata il 28 luglio 2015.
Oggi,
più che mai, si impone una
nuova riflessione in un ambito nuovo e in continua
espansione, per definire i diritti di tutti gli utilizzatori
della Rete, soggetti di una cittadinanza globale che va
riconosciuta e tutelata:
la libertà, l’uguaglianza, la dignità e la diversità di
ogni persona sono
diritti fondamentali, la cui garanzia in ogni settore della
vita, individuale e sociale, è condizione necessaria per il
funzionamento democratico delle istituzioni.
La
Presidente della Camera del Parlamento italiano, Laura
Boldrini, alla presentazione ufficiale del Documento, ha
evidenziato, tra i 14 articoli che lo compongono,
l’articolo 2 che riconosce l’accesso a Internet come
“diritto fondamentale della persona e condizione per il
suo pieno sviluppo individuale e sociale” e l’articolo 3
che definisce la conoscenza in rete “un bene accessibile e
fruibile da parte di ogni soggetto”. Il Presidente della
Commissione di lavoro, Stefano Rodotà, in quanto esperto
giurista costituzionalista, ha sottolineato l’ambizione di
fornire una regola giuridica ad una realtà tanto mutevole,
l’esigenza di dotarsi di principi in prospettiva come
“contributo alla costruzione della cittadinanza
all’epoca di Internet, importante perché senza
cittadinanza non c'è democrazia".
Tra
gli altri problemi presi in considerazione, l’educazione
alla rete, la tutela dei dati personali, identità e
anonimato, la net neutrality.
Evidenziamo il diritto all'oblio, alla
sicurezza, all'inviolabilità dei sistemi informatici e il
diritto alla privacy e alla riservatezza, sanciti
dall'articolo 5, secondo cui "ogni persona ha diritto
di accedere ai dati raccolti sul suo conto, ottenerne la
rettifica e la cancellazione se le circostanze lo
richiedono".
Questa
nuova “Magna Charta” dovrà ispirare i prossimi
provvedimenti legislativi e governativi italiani in materia
digitale, ma aspira soprattutto ad una più ampia risonanza
sovranazionale e globale, perché attraverso il futuro della
Rete ci si occupa del futuro comunicativo e relazionale
dell’umanità intera, in un’ottica di collaborazione, di
sviluppo, di pace.
- Clemente
Porreca
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