FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2015

 
 

Una dichiarazione universale dei diritti colloca finalmente la rete in un contesto giuridico che ne esalta il ruolo centrale che si è acquisito nella società - Una crescita tumultuosa nel trentennio che ci separa da quel lontano 1986, quando il CNUCE di Pisa realizzò la prima connessione in Italia, la terza in Europa - Un articolo fondamentale della dichiarazione riconosce l'accesso a Internet come “diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo”

 

La prima connessione ad Internet, che in quel tempo si chiamava ARPAnet, in Italia avvenne il 30 aprile 1986 a Pisa. I nostri pionieri appartenevano ad un gruppo di ricerca all'interno dell'Istituto CNUCE (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) del CNR che era tra i più avanzati in Europa. Terzi nel vecchio continente (dopo Norvegia ed Inghilterra) riuscirono ad effettuare un collegamento internet attraverso la rete satellitare atlantica SATNET con una linea da 28kbs. Solo dodici mesi più tardi, il 23 dicembre 1987, furono creati i domini nazionali, ".it" per l'Italia la cui gestione fu affidata proprio al Cnuce.     

Da allora si è assistito ad una vera e propria escalation di connessioni capace di modificare non solo il lavoro, la ricerca, la formazione, il tempo dedicato allo svago e all’intrattenimento, in altre parole la nostra stessa esistenza.

A quasi trent’anni di distanza, e precisamente il 28 luglio 2014, è stata istituita una Commissione di studio sui diritti e i doveri relativi ad Internet. Questo è dovuto alla consapevolezza che considerare Internet uno dei vari media è riduttivo e improprio. Internet è molto di più: è una dimensione essenziale per il presente e il futuro delle nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio e di conoscenza.

Dopo 12 sedute, 6 audizioni a cui hanno partecipato 46 esperti nazionali e internazionali e, per la prima volta, una consultazione online per un atto di natura parlamentare (14mila accessi e 590 opinioni) della durata di cinque mesi, si è riusciti a conciliare punti di vista e sensibilità differenti sull’argomento.

Il risultato del lavoro di un anno è la Dichiarazione dei Diritti in Internet, approvata dalla Commissione e pubblicata il 28 luglio 2015.

Oggi, più che mai, si impone una  nuova riflessione in un ambito nuovo e in continua espansione, per definire i diritti di tutti gli utilizzatori della Rete, soggetti di una cittadinanza globale che va riconosciuta e  tutelata: la libertà, l’uguaglianza, la dignità e la diversità di ogni persona  sono diritti fondamentali, la cui garanzia in ogni settore della vita, individuale e sociale, è condizione necessaria per il funzionamento democratico delle istituzioni. 

La Presidente della Camera del Parlamento italiano, Laura Boldrini, alla presentazione ufficiale del Documento, ha evidenziato, tra i 14 articoli che lo compongono, l’articolo 2 che riconosce l’accesso a Internet come “diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale” e l’articolo 3 che definisce la conoscenza in rete “un bene accessibile e fruibile da parte di ogni soggetto”. Il Presidente della Commissione di lavoro, Stefano Rodotà, in quanto esperto giurista costituzionalista, ha sottolineato l’ambizione di fornire una regola giuridica ad una realtà tanto mutevole, l’esigenza di dotarsi di principi in prospettiva come “contributo alla costruzione della cittadinanza all’epoca di Internet, importante perché senza cittadinanza non c'è democrazia".

Tra gli altri problemi presi in considerazione, l’educazione alla rete, la tutela dei dati personali, identità e anonimato, la net neutrality.

Evidenziamo il diritto all'oblio, alla sicurezza, all'inviolabilità dei sistemi informatici e il diritto alla privacy e alla riservatezza, sanciti dall'articolo 5, secondo cui "ogni persona ha diritto di accedere ai dati raccolti sul suo conto, ottenerne la rettifica e la cancellazione se le circostanze lo richiedono".

Questa nuova “Magna Charta” dovrà ispirare i prossimi provvedimenti legislativi e governativi italiani in materia digitale, ma aspira soprattutto ad una più ampia risonanza sovranazionale e globale, perché attraverso il futuro della Rete ci si occupa del futuro comunicativo e relazionale dell’umanità intera, in un’ottica di collaborazione, di sviluppo, di pace.

 

                                                        Clemente Porreca 
                                         

  


                                                  

 
 

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