FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2014

 
 

Ha suscitato polemiche la scelta dei testi scolastici da parte delle autorità texane responsabili per le politiche educative– Fra le accuse: esagerata l'influenza della legge mosaica sulla democrazia americana, trasmessa un'immagine negativa del mondo musulmano, troppa enfasi sulle realizzazioni del presidente conservatore Ronald Reagan – Ma c'è chi oppone rilievi diametralmente opposti - Non è la prima volta che il Texas si discosta dalla prassi educativa federale

 

Lo State Board of Education, l'ente che decide le politiche scolastiche del Texas, ha fatto la sua scelta. E ancora una volta è una scelta che ha suscitato polemiche da un capo all'altro degli Stati Uniti. Si trattava dei libri di testo sui quali nelle scuole texane s'imposterà l'insegnamento della storia. Bisogna ricordare che nel sistema federale americano la materia scolastica è fra quelle in cui più nettamente si esprime l'autonomia dei singoli stati. Esiste, è vero, un common core, una sorta di modello educativo interstatale, ma si limita a indicare i livelli di conoscenza che i ragazzi dovrebbero raggiungere al termine di ogni ciclo di studi: senza specificare i mezzi con i quali realizzare queste finalità. E del resto il Texas, così come l'Oklahoma, la Virginia e il South Carolina, non ha ritenuto di fare propri questi standard. Il popoloso stato centro-meridionale preferisce fare da sé.

Riunito a Austin, la capitale dello stato, il board ha dunque fatto la sua scelta. Dei quindici componenti, dieci hanno votato a favore, cinque contro, divisi da un crinale tipicamente politico: da una parte i repubblicani, maggioritari in questo stato di prevalente tradizione conservatrice, dall'altra la minoranza democratica. Si tratta di una novantina fra libri e testi digitali, destinati a essere usati per i prossimi dieci anni dai cinque milioni di ragazzi che frequentano le scuole pubbliche del Texas, del tutto in linea nella loro impostazione con le linee di un curriculum votato nel 2010 dallo stesso organismo. Già allora l'opinione più liberale (più a sinistra, per usare il linguaggio politico europeo) aveva protestato, accusando quelle linee guida di esagerare, per esempio, l'influenza della legge mosaica sui padri fondatori della democrazia americana, di esaltare in modo acritico il sistema del libero mercato, di tratteggiare negativamente le caratteristiche del mondo musulmano.

Paradossalmente, critiche di segno diametralmente opposto hanno investito le stesse linee guida e i testi che ne sono scaturiti. Per esempio c'è chi trova che l'Islam non solo non vi è demonizzato, ma è trattato addirittura con troppa simpatia. A proposito del lascito politico di Ronald Reagan, il presidente conservatore degli anni Ottanta, c'è chi sostiene che le sue realizzazioni sono sottostimate, chi al contrario trova che quei libri le esaltano anche troppo. É ben noto che l'obiettività assoluta, così come la perfezione, non esiste se non nell'immateriale trascendenza: concretamente è solo una direzione nella quale sarebbe auspicabile procedere. Ma quando si legge un testo, soprattutto in una materia sensibile come la storia contemporanea, attraverso le lenti della propria posizione politica, è facile perdere di vista sia la meta, sia la strada per arrivarci. Altrettanto deviante il contesto dell'attualità: come nel caso dei giudizi sul mondo islamico nell'America ancora scossa dal tremendo ricordo dell'Undici Settembre. Non è facile, tredici anni dopo quegli eventi, invitare gli americani a saper distinguere fra musulmani e terroristi musulmani.

Il caso dei libri di storia fa discutere anche per l'oggettiva influenza che il Texas, secondo stato dell'Unione per popolazione con i suoi ventisette milioni di abitanti, esercita sull'insieme degli Stati Uniti. Se non altro perché la risposta editoriale alle scelte del board educativo, cioè l'irruzione sul mercato dei libri destinati alle scuole texane, costituisce una pressione commerciale capace di valicare facilmente le frontiere amministrative e coinvolgere gli altri stati. Bisogna aggiungere del resto che l'indicazione delle autorità di Austin non è coercitiva: secondo una legge del 2011 i singoli distretti scolastici sono liberi di scegliere anche libri non compresi nella lista, che ha dunque il carattere di una semplice raccomandazione. Che si presenta carica di enfasi ideologica ma non proprio attentamente ponderata, almeno stando a quanto dice la portavoce di un gruppo texano di tendenze liberali: alcuni membri del board, accusa, quei libri non li hanno nemmeno letti.

 

 

                                                        a. v.  
                                         

  


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis dicembre 2014

 

Mandaci un' E-mail!