Sempre
più giovani in Germania scelgono di proseguire gli studi
fino all'istruzione superiore, trascurando la formazione
professionale che pure offrirebbe più immediate
possibilità d'impiego – Di fronte alla trasformazione
del mondo del lavoro dovuto alla globalizzazione e
all'informatica, c'è un generale disorientamento per
quanto riguarda queste fondamentali scelte di vita –
Analogie e differenze con la situazione in Italia
Lo
scorso agosto la Camera di Commercio tedesca ha lanciato
un appello contro la crescente accademizzazione del paese.
Nel 2013 più di mezzo milione di giovani ha intrapreso un
percorso di studi universitario: il numero è cresciuto di
un terzo rispetto a quello di dieci anni prima. Eppure,
afferma il vicepresidente Achim Dercks, non è scontato
che un laureato guadagni più di qualcuno con formazione
professionale, anche se questo è un luogo comune
difficile da sradicare. Uno studio condotto tre anni fa
rivela un panorama abbastanza scoraggiante: ben un quarto
dei laureati troverebbe un posto di lavoro che richieda
qualifiche e conoscenze di gran lunga inferiori a quelle
ottenute.
Lo
scorso 28 novembre il settimanale Die Zeit pubblica
un lungo articolo riguardo questa problematica, nel quale
viene trattata anche la questione delle prospettive di
lavoro future in un mondo con la sempre più ingombrante
presenza delle macchine. In fondo moltissimi mestieri, anche
altamente qualificati, saranno svolti dai computer. Per
esempio, l'informatica potrà prendere il posto del medico
nell'operazione di diagnosi di una patologia piuttosto che
di un’altra. Secondo uno studio americano del 2013,
l’esistenza del computer sarebbe corresponsabile
dell’abbassamento degli stipendi.
E'
necessario aprire una piccola parentesi ed entrare
brevemente in merito al sistema di formazione tedesco. Fino
a pochi anni fa vi era un certo equilibrio tra i soggetti
che intraprendevano un percorso di studi universitario e
quelli che, finita la scuola dell’obbligo, si iscrivevano
a uno dei corsi di formazione altamente specializzanti che
il paese offre. Questi corsi funzionano molto bene dal punto
di vista lavorativo e introducono direttamente nel mondo del
lavoro: sono spesso le stesse grandi aziende ad offrire
formazione specializzante anche ai giovanissimi.
Anche
dopo il liceo erano in molti a scegliere un percorso di
formazione professionale, ma adesso le cose sono cambiate.
Ben 8 studenti su 10 di quelli che hanno ottenuto la maturità
liceale nel 2008 si sono iscritti all'università, il 56%
dei quali in modo diretto e il 13% frequentando in parallelo
o concludendo subito prima una formazione specializzante.
Sempre più quotata anche la laurea specialistica. Eppure le
statistiche parlano chiaro: un laureato su dieci guadagna
una cifra appena superiore alla soglia dello stipendio
minimo consigliato. Per le donne, poi, il rischio di
guadagnare così poco sarebbe addirittura doppio rispetto a
quello corso dagli uomini.
Secondo
un sondaggio Allensbach si tratta principalmente di un
problema di informazione: più di un terzo dei maturandi non
si sente sufficientemente informato circa le prospettive
lavorative e/o i vari indirizzi di studio possibili. Sono
molti, infatti, quelli che optano per l’anno sabbatico,
aderendo a progetti di tipo “Viaggio e lavoro“
all’estero. Per quanto riguarda le famiglie, sono i
genitori stessi a dichiararsi non all’altezza del ruolo di
consiglieri: il mercato del lavoro è cambiato radicalmente
negli ultimi venti/trent’anni e sono pochi i giovani a
lasciarsi ispirare dal lavoro svolto dai familiari.
E'
anche vero che molti lavori richiedono adesso conoscenze
maggiori rispetto a una volta: anche nel campo
dell’edilizia o in fabbrica è necessaria una certa
dimestichezza con il pc. Tuttavia il mondo del lavoro ha
subito trasformazioni enormi anche in termini di malleabilità,
tutto è diventato più flessibile e sono diventati casi
piuttosto rari quelli delle persone che svolgano una stessa
professione fino alla pensione. “I lavori cambiano e le
persone cambiano lavoro.”
Per quanto riguarda l’Italia,
invece, la tendenza è esattamente quella opposta e le
università, piuttosto care rispetto a quelle tedesche,
registrano sempre meno iscritti. La generale confusione dei
giovani ed il problema dell’orientamento sono però
comuni: secondo le statistiche di Almalaurea il 15% delle
matricole lascia gli studi dopo il primo anno di università
e il 46% sceglierebbe un’altra facoltà se potesse tornare
indietro.
- Laura
Venturi
-
|