A
Parigi fra musei e lungosenna sotto la pioggia – Dal
Quai Branly al Beaubourg, Bel Paese in qualche
misura contraddetto dalla scultura che ripropone un
celebre colpo di testa – Attraverso Internet, ecco il
rapido trasferimento in un remoto paradiso asiatico, che
con la Francia ha un pozzo di storia in comune – E qui,
in pieno Vietnam, ci si può abbandonare a pensierini
sparsi, per esempio a proposito di traffico, galletti e
altarini
La
vita è entrare
nei
confini / ogni
forma
è una
tomba
/ Dovremmo
disperare
ogni
giorno
di essere
vivi
/ chiusi a chiave
su
un'unica strada /
derubati
dei bivi…
È
un disastro! E la
crisi ha due poli, è polare: po-po-lare. Google
pare Gogol.
Piove.
È un mercoledì. Sono a Parigi. Scrivo a lapis queste
riflessioni sul mio taccuino di poesia che tengo sempre a
portata di umano. Sono
dentro il "musée du quai Branly", là
où dialoguent les cultures. Sto
annegando in un fiume di parole coniate in tutte le lingue
che escono luminose da un costato dell'edificio dove la
lingua ha fatto breccia, riuscendo poi a barcamenarmi a
stento sulla Senna che discorre scivolosa dalla Torre Eiffel
in su. I tetti di Parigi, avvicinandosi il solstizio
d'inverno, sono "a Gesù" con in cima un ricamo
che sopralinea le
pareti verticali del tetto di una capanna enorme che ho
visitato in febbraio al Museo Etnografico
di Hanoi, in Vietnam, dove tutti i popoli si riuniscono per
trovarsi in paradiso. All'esterno, le case di Hanoi hanno le
facciate alte, strette strette; un espediente messo in atto
per pagare meno tasse. In tempi di crisi e ristrettezze in
tutto l'Occidente, il concetto è lampedusiano. Soprattutto al Beaubourg, dove il Bel
Paese indicato dal nome sorprende chiunque s'intenda di
calcio per la testata sferrata da Zidane sul petto di
Materazzi, immortalata all'ingresso del museo, sul piazzale
esterno. Il Naso
gocciola perché raffreddato e si moltiplica in altrettanti
nasi che girano a naso
per Parigi. Il Cappotto
mi viene decapitato.
Mi sento nudo, rientro in albergo, e rintraccio con Internet
un secondo paradiso trovato in Vietnam.
Oggetto: Doc Let
Da: mariagermana48@libero.it
A: <giodecarli@live.it>,
<lindacarolina@hotmail.it>, <nibbinicola@alice.it>
Data: 14/02/2012 11:08
Abbiamo
trovato il secondo paradiso in Vietnam. Si chiama Doc Let
(si pronuncia Yop Lech, ah ah, simpatici questi vietnamiti).
Praticamente, siamo a circa 40 km da Rimini/Nha Trang
(ovviamente si pronuncia Nia Cian), ma è esattamente il suo
opposto: una spiaggia bianca, mare turchino e bungalows sul
mare, silenzio, non più di 15 turisti, bellissimo!
Il
padrone è un Croato (ma guarda! La nostra amata Croazia ci
segue). Ha 84 anni (suo commento sull'età di Filippo: sei
un bambino! E non lo aveva ancora sentito parlare…), ha
due figli in Francia, di circa 60 anni, e due figli in
Vietnam di 14 e 16 anni. Cavoli! Che voglia di vivere!
La
cosa divertente è che ci mette tutti a due grandi tavolate,
così viene fuori un bel miscuglio di lingue e di storie,
molto carino. Filippo è al settimo cielo.
Abbiamo
deciso di stare qui tre giorni e goderci questa estate
perfetta.
Ah,
dimenticavo: il costo del paradiso è di 45 dollari (34 euro
circa) per due persone, camera e tre pasti (ottimi) al
giorno. Avete capito bene, tutto incluso, anche le bibite
durante la giornata.
Il
nostro paradiso coi bungalows è vicino a un villaggio di
pescatori. Nella baia ci sono barchine da pesca di tutti i
colori; per andare dalla spiaggia alle loro barche, ancorate
al largo, usano dei grandi cesti fatti di foglie di palma
intrecciate. Sembrano grandi noci di cocco tagliate a metà
e svuotate.
Il
villaggio ha, direi, forse 95 anime, di cui 30 tacchini e 20
cani. Per fortuna ha un Internet-cafè (ah! ah! da vedere),
che in questo momento risuona di gridolini dei bambini che
si divertono a giocare.
E
adesso qualche pensierino sparso.
Pensierino
sul traffico:
Ho
capito come fanno a non avere incidenti i vietnamiti con
tanti motorini, quando mi sono venuti in mente gli stormi
sul cielo di Roma, o le sardine che nuotano fitte cambiando
sempre direzione e non si scontrano mai, ecco, i vietnamiti
sono fluidi, come loro! Così facendo hanno vinto la guerra
e la fame.
Pensierino
sui galletti:
Dietro
ogni albergo c'è almeno un galletto che canta dalle 5 del
mattino fino a un'ora in cui non c'è più gusto perché non
disturba più. Ci hanno svegliato ogni giorno, anche ad
Hanoi. Ad Hanoi! dove le case nella città vecchia sono
fitte come stuzzicadenti nelle loro scatoline! Ma dove li
tengono?... in soggiorno?
Pensierino
sugli altarini:
Ogni
casa, albergo, ristorante, ecc. ha un altare in un angolo
completo di fiori e lucine intermittenti. È una cosa a cui
nessuno rinuncerebbe e pare si affidino al Feng Shui per
decidere in quale posizione metterlo. Estremamente
importante non sbagliare.
Tanti
baci dal paradiso. Vorrei mandarvi un poco di questo sole e
di questa luce.
- Filippo
Nibbi
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