FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2012

 
 

A Parigi fra musei e lungosenna sotto la pioggia – Dal Quai Branly al Beaubourg, Bel Paese in qualche misura contraddetto dalla scultura che ripropone un celebre colpo di testa – Attraverso Internet, ecco il rapido trasferimento in un remoto paradiso asiatico, che con la Francia ha un pozzo di storia in comune – E qui, in pieno Vietnam, ci si può abbandonare a pensierini sparsi, per esempio a proposito di traffico, galletti e altarini

 

La vita è entrare

nei confini / ogni

forma è una

tomba / Dovremmo

disperare ogni

giorno di essere

vivi / chiusi a chiave

su un'unica strada /

derubati dei bivi…

 

È un disastro! E la crisi ha due poli, è polare: po-po-lare. Google pare Gogol.

Piove. È un mercoledì. Sono a Parigi. Scrivo a lapis queste riflessioni sul mio taccuino di poesia che tengo sempre a portata di umano. Sono dentro il "musée du quai Branly", là où dialoguent les cultures. Sto annegando in un fiume di parole coniate in tutte le lingue che escono luminose da un costato dell'edificio dove la lingua ha fatto breccia, riuscendo poi a barcamenarmi a stento sulla Senna che discorre scivolosa dalla Torre Eiffel in su. I tetti di Parigi, avvicinandosi il solstizio d'inverno, sono "a Gesù" con in cima un ricamo che sopralinea le pareti verticali del tetto di una capanna enorme che ho visitato in febbraio al Museo Etnografico di Hanoi, in Vietnam, dove tutti i popoli si riuniscono per trovarsi in paradiso. All'esterno, le case di Hanoi hanno le facciate alte, strette strette; un espediente messo in atto per pagare meno tasse. In tempi di crisi e ristrettezze in tutto l'Occidente, il concetto è lampedusiano. Soprattutto al Beaubourg, dove il Bel Paese indicato dal nome sorprende chiunque s'intenda di calcio per la testata sferrata da Zidane sul petto di Materazzi, immortalata all'ingresso del museo, sul piazzale esterno. Il Naso gocciola perché raffreddato e si moltiplica in altrettanti nasi che girano a naso per Parigi. Il Cappotto mi viene decapitato. Mi sento nudo, rientro in albergo, e rintraccio con Internet un secondo paradiso trovato in Vietnam.

Oggetto: Doc Let

Da: mariagermana48@libero.it

A: <giodecarli@live.it>, <lindacarolina@hotmail.it>, <nibbinicola@alice.it>

Data: 14/02/2012   11:08

 

Abbiamo trovato il secondo paradiso in Vietnam. Si chiama Doc Let (si pronuncia Yop Lech, ah ah, simpatici questi vietnamiti). Praticamente, siamo a circa 40 km da Rimini/Nha Trang (ovviamente si pronuncia Nia Cian), ma è esattamente il suo opposto: una spiaggia bianca, mare turchino e bungalows sul mare, silenzio, non più di 15 turisti, bellissimo!

Il padrone è un Croato (ma guarda! La nostra amata Croazia ci segue). Ha 84 anni (suo commento sull'età di Filippo: sei un bambino! E non lo aveva ancora sentito parlare…), ha due figli in Francia, di circa 60 anni, e due figli in Vietnam di 14 e 16 anni. Cavoli! Che voglia di vivere!

La cosa divertente è che ci mette tutti a due grandi tavolate, così viene fuori un bel miscuglio di lingue e di storie, molto carino. Filippo è al settimo cielo.

Abbiamo deciso di stare qui tre giorni e goderci questa estate perfetta.

Ah, dimenticavo: il costo del paradiso è di 45 dollari (34 euro circa) per due persone, camera e tre pasti (ottimi) al giorno. Avete capito bene, tutto incluso, anche le bibite durante la giornata.

Il nostro paradiso coi bungalows è vicino a un villaggio di pescatori. Nella baia ci sono barchine da pesca di tutti i colori; per andare dalla spiaggia alle loro barche, ancorate al largo, usano dei grandi cesti fatti di foglie di palma intrecciate. Sembrano grandi noci di cocco tagliate a metà e svuotate.

Il villaggio ha, direi, forse 95 anime, di cui 30 tacchini e 20 cani. Per fortuna ha un Internet-cafè (ah! ah! da vedere), che in questo momento risuona di gridolini dei bambini che si divertono a giocare.

E adesso qualche pensierino sparso.

Pensierino sul traffico:

Ho capito come fanno a non avere incidenti i vietnamiti con tanti motorini, quando mi sono venuti in mente gli stormi sul cielo di Roma, o le sardine che nuotano fitte cambiando sempre direzione e non si scontrano mai, ecco, i vietnamiti sono fluidi, come loro! Così facendo hanno vinto la guerra e la fame.

Pensierino sui galletti:

Dietro ogni albergo c'è almeno un galletto che canta dalle 5 del mattino fino a un'ora in cui non c'è più gusto perché non disturba più. Ci hanno svegliato ogni giorno, anche ad Hanoi. Ad Hanoi! dove le case nella città vecchia sono fitte come stuzzicadenti nelle loro scatoline! Ma dove li tengono?... in soggiorno?

Pensierino sugli altarini:

Ogni casa, albergo, ristorante, ecc. ha un altare in un angolo completo di fiori e lucine intermittenti. È una cosa a cui nessuno rinuncerebbe e pare si affidino al Feng Shui per decidere in quale posizione metterlo. Estremamente importante non sbagliare.

Tanti baci dal paradiso. Vorrei mandarvi un poco di questo sole e di questa luce.

 

                                                        Filippo Nibbi 
                                         

  


                                                  

 
 

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