Decentramento
del sistema scolastico, autonomia degli istituti, un corpo
docente attentamente selezionato, formato con criteri non
soltanto accademici ma anche pedagogici, questi i segreti
del successo finlandese - Éric Charbonnier, specialista
di questioni educative all'Ocse, analizza su Le Monde le
ragioni del fenomeno e si chiede se l'esperienza
scolastica del paese nordico, confermata da ogni
statistica internazionale, possa essere importata in
Francia
Nel
rapporto Pearson sull'eccellenza educativa, di cui riferiamo
in questo stesso numero del Foglio Lapis,
domina la graduatoria internazionale; nelle ultime indagini
Pisa (Programme for International Student
Assessment), è secondo soltanto a quello della Corea
del Sud; perfino in materia di conoscenza della lingua
inglese (anche di questo riferiamo in altra parte del
giornale) fa parte del gruppo di testa: il sistema
scolastico finlandese si conferma sistematicamente fra i
migliori al mondo. Naturale che ci si chieda quali siano le
ragioni di un simile successo, e se sia possibile imitarle.
Persino in Francia, un paese fra i più gelosi della propria
specificità, il modello finlandese viene esaminato nella
prospettiva d'importarne gli elementi che lo rendono così
efficiente.
É
quanto fa sul quotidiano Le Monde Éric Charbonnier,
specialista di questioni educative presso l'Ocse
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)
dichiarando fin dal titolo dove individua il segreto del
successo: “Si può esportare in Francia il modello di
formazione degli insegnanti finlandesi?“ É dunque la
qualità del corpo docente l'elemento decisivo, in base al
quale uno studente finlandese, nonostante l'orario più
ridotto (trascorre in aula un'ora e mezzo al giorno in meno)
è mediamente un anno avanti rispetto alla preparazione del
suo compagno francese. Il solo neo in questa realtà è la
differenza, più marcata che altrove in Finlandia, fra i
risultati delle ragazze rispetto ai loro compagni di sesso
maschile: ma resta il fatto che questi ultimi, pur
manifestando un rendimento inferiore a quello femminile,
restano largamente al di sopra della media internazionale.
Charbonnier
fa notare che la posizione dominante della Finlandia nelle
comparazioni in materia educativa è un fenomeno
relativamente recente: prima del 2000 il paese nordico si
trovava in una posizione di media classifica. Ma con il
nuovo secolo sono cominciati a maturare i frutti di una
serie di riforme, varate a partire dagli anni Cinquanta, che
riguardano appunto la selezione e la formazione degli
insegnanti. Nell'insieme, la professione docente è stata
rivoluzionata. Per potere insegnare nelle scuole finlandesi
occorre un master di cinque anni in scienze dell'educazione,
per chi abbia seguito altri corsi universitari è necessaria
una formazione supplementare che affianchi alla competenza
specifica del subject teacher le necessarie
nozioni di pedagogia e didattica. Per la selezione si
privilegia chi abbia esperienza di stages capaci di affinare
competenze e capacità comunicative. Il percorso
universitario si conclude con dissertazioni su materie
specifiche per chi s'indirizza all'insegnamento nel ciclo
secondario, su temi pedagogici o didattici per chi è
avviato alla scuola primaria. Quelle stesse tesi possono
aprire anche la via della ricerca. I docenti di nuova nomina
sono guidati nelle prime esperienze da colleghi navigati.
Infine il sistema è decentrato e l'autonomia dei singoli
istituti garantita.
Da tutto questo deriva fra l'altro il fascino, del tutto
sconosciuto in altri paesi, che la professione docente
esercita sui giovani finlandesi: ci sono dieci candidati per
ogni posto disponibile. Non è certo il reddito, che si
colloca nella media fra i paesi considerati dalle
statistiche internazionali, ma l'autonomia e il prestigio
sociale a rendere appetibile il mestiere d'insegnante.
Confrontando questa realtà con quella del suo paese,
Charbonnier chiarisce che gli insegnanti francesi non sono
meno qualificati dei loro colleghi finlandesi, tuttavia
patiscono le conseguenze di una sorta di egemonia del sapere
accademico sulle capacità pedagogiche. É assolutamente
necessario, secondo lo studioso dell'Ocse, che alla
padronanza delle materie insegnate i docenti affianchino una
più curata acquisizione delle tecniche appropriate per
trasmetterne la conoscenza. Inoltre bisogna ripensare, oltre
alla selezione, anche le assegnazioni: evitare per esempio
di spedire professori di fresca nomina in istituti
socialmente critici. E soprattutto affiancare colleghi
esperti ai docenti alle prime armi. Il solo elemento
finlandese impossibile da imitare, nella Francia multietnica,
è la compatta omogeneità sociale, che facilita
l'organizzazione educativa. Inoltre sarebbe difficile
trapiantare da Helsinki a Parigi il decentramento, in netto
contrasto con una tradizione centralista francese che
affonda le sue radici nei secoli.
- l.
v.
-
|