Uno
sviluppo dell'elettronica permette di arricchire la
percezione di un ambiente attraverso l'aggiunta di nuovi
elementi a ciò che i cinque sensi normalmente afferrano
– Applicata da tempo in ambito medico e militare, poi
sviluppata dall'industria dei videogiochi e dalla
pubblicità, questa tecnica apre interessanti prospettive
anche nell'istruzione – Per esempio può applicarsi allo
studio della storia, permettendo di esplorarne i luoghi
Si
fa un gran parlare di „realtà aumentata“, da brevissimo
tempo disponibile anche per il grande pubblico. Idea nata a
metà del Novecento e sviluppatasi inizialmente in ambiti
molto specifici come quello militare, medico o di ricerca,
consiste nell’arricchimento della percezione di un
ambiente tramite informazioni manipolate tramite un
dispositivo elettronico che si aggiungono o si sovrappongono
alla realtà normalmente percepita dai cinque sensi.
In
grande sviluppo nell’ambito dei videogiochi, le cui
immagini inseguono da anni il miraggio di assomigliare
fedelmente alla realtà, la realtà aumentata è stata
recentemente usata anche per campagne pubblicitarie di varia
natura, per arrivare a Ikea, che ha adottato questo sistema
per il suo nuovo catalogo. È infatti sufficiente scaricare
l’apposita applicazione per smartphone e inquadrare il
mobile sulla pagina del catalogo per visualizzare
informazioni aggiuntive circa il montaggio ed altro.
Si
inizia a parlare delle possibili applicazioni anche in
ambito psicologico e scolastico. È pensiero diffuso tra i
medici quello di ritenere la realtà aumentata una buona
arma nella lotta contro le fobie. Alcune fobie, come
l'agorafobia, la claustrofobia ed altre, sono affrontate da
tempo con il metodo della desensibilizzazione progressiva,
che consiste nel sottoporre il paziente a piccole dosi a
quelle stesse situazioni che gli provocano turbamento.
L’uso della realtà aumentata permetterebbe una più
realistica e piena immersione in certi ambienti, senza che
il controllo del terapeuta venga meno.
Per
quanto riguarda educazione e cultura, la realtà aumentata
sembra poter rappresentare una vera e propria svolta. Essa
permetterà infatti allo studente di comprendere e conoscere
e visitare epoche o culture lontane in prima persona, per
esempio, camminando per una strada di Parigi con degli
appositi occhialini e aprire il programma che permetta di
vedere quella stessa strada tre secoli prima e magari
parlare con il fornaio e scontrarsi personalmente con modi
di fare che esplicitino una differente epoca storica e
sociale. Nella realtà aumentata è infatti possibile anche
l’intervento del soggetto, e i progetti più incoraggiati
dagli educatori sono quelli che hanno una struttura a
matrice (e non lineare) e che permettono un’esplorazione
attiva e un approccio critico.
La tecnologia è destinata a svilupparsi, e come sempre
accade il mezzo di applicazione, il “tramite” (computer
o smartphone, per il momento), è destinato a rimpicciolirsi
fino forse a scomparire. Felici di accoglierla nei campi in
cui l’apporto di una simile tecnologia non può che
rivelarsi interessante, si affacciano tuttavia alla memoria
alcune scene di impolverate pellicole fantascientifiche e
viene da domandarsi se la prima condizione della realtà
aumentata, quella cioè che richiede l’intervento
volontario di un individuo sulla realtà per ampliarla, verrà
realmente tenuta in considerazione a discapito dei grandi
risultati commerciali o politici altrimenti perseguibili.
- Laura
Venturi
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