FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2012

 
 

Ecco un'altra classifica internazionale che ci colloca in una posizione non proprio esaltante: la conoscenza della lingua internazionale per eccellenza – Siamo ventiquattresimi sui cinquantaquattro paesi nei quali è stata condotta una ricerca sulla conoscenza della lingua inglese – In testa gli europei del Nord – In Italia si salvano Friuli, Lombardia e Lazio, male la Calabria – Un po' meglio se la cavano le donne, da noi e negli altri paesi

 

Oltre un milione e mezzo di cittadini adulti di cinquantaquattro paesi sono stati esaminati  fra il 2009 e il 2011 dai ricercatori dell'organizzazione internazionale EF (Education First) , che intendevano elaborare e confrontare i livelli di conoscenza della lingua inglese. Attraverso prove di lessico, grammatica, lettura e conversazione è stata stilata una classifica. E ancora una volta l'Italia realizza un risultato mediocre, proprio così, nel senso letterale del termine. Infatti l'indice di conoscenza della lingua (Epi: English Proficiency Index) ci colloca in fondo al gruppo dei paesi che realizzano un risultato medio. Insomma non andiamo malissimo, ma certo il risultato non è esaltante, soprattutto se si considera l'enfasi che viene posta da anni sull'importanza, non soltanto culturale ma anche in termini di competitività economica, di una buona conoscenza della lingua internazionale per eccellenza.

La graduatoria EPI divide i cinquantaquattro paesi in cinque gruppi. Il primo ne comprende cinque: Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Norvegia. Sono i paesi nei quali la conoscenza dell'inglese è mediamente di alto livello. Seguono gli otto paesi del secondo gruppo, nei quali il livello è classificato come buono: Belgio, Austria, Ungheria, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Singapore Malesia. L'Italia è nel terzo gruppo, dove il Proficiency Index è medio: nell'ordine India, Svizzera, Slovacchia, Pakistan, Spagna, Portogallo, Argentina, Corea del Sud, Giappone, Francia, Italia, Hong Kong. Vanno peggio di noi nei paesi del quarto gruppo (basso livello): Uruguay, Indonesia, Iran, Russia, Taiwan, Vietnam, Turchia, Perù, Costa Rica, Marocco, Cina, Qatar, Messico e soprattutto quelli del quinto (livello molto basso): Cile, Venezuela, El Salvador, Siria, Ecuador, Algeria, Kuwait, Brasile, Guatemala, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Colombia, Panama, Arabia Saudita, Thailandia, Libia.

Come si vede sono scandinavi e olandesi a dominare la graduatoria, mentre le cose vanno piuttosto male nel mondo arabo e in America Latina. Colpisce anche la bassa prestazione dei cosiddetti Bric, i paesi che vanno emergendo come nuovi giganti economici. Con la sola eccezione dell'India, che deve evidentemente il suo quattordicesimo posto, il primo del terzo gruppo, all'esperienza coloniale in ambito britannico, sono tutti negli ulti due gruppi. La Russia è ventinovesima, la Cina trentaseiesima, il Brasile quarantaseiesimo. In quasi tutti i paesi considerati i ricercatori dell'EF hanno potuto constatare che mediamente le donne se la cavano meglio degli uomini.

Questo elemento viene registrato anche in Italia, dove si rimarcano significative differenze regionali. La regione che parla meglio inglese è il Friuli-Venezia Giulia, il cui indice lo collocherebbe nel secondo gruppo. Se la cavano discretamente anche Lombardia e Lazio, mentre la Calabria viene bocciata. Con un indice da quinto gruppo. In generale si registra un certo parallelismo fra livello di conoscenza dell'inglese da una parte, sviluppo economico e occupazione dall'altra. Una buona conoscenza della lingua internazionale, infatti, è ormai requisito essenziale per la competizione sul mercato del lavoro.

                                                        f. s. 
                                         

  


                                                  

 
 

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