FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2011

 
 

Si tratta forse della disciplina più sottovalutata nella nostra scuola, dove è addirittura considerata niente altro che una sorta di ricreazione – Si dimentica che esiste un rapporto diretto fra abilità motoria e sviluppo cognitivo, un concetto riassunto dalla saggezza degli antichi nella massima mens sana in corpore sano – L'importanza dell'esplorazione e dell'ascolto del proprio corpo, che non va ridotto ai soli compiti di ”funzionare” e “non ammalarsi”

 

Rifare il sangue, ricostruire la fibra, rialzare le forze vitali è il motto non solo della medicina, ma della pedagogia”, disse De Sanctis nel luglio 1878 a sostegno del disegno di legge nell'ambito del quale affrontò l'argomento dell'insegnamento dell'educazione fisica.

L'educazione fisica è tra le materie più sottovalutate, se non la più sottovalutata, del sistema educativo e il suo significato è comunemente frainteso e semplificato. Spesso l'esigua porzione di tempo dedicata nelle scuole all'educazione fisica si trasforma in un mero spazio ricreativo. Inoltre, in Italia, il suo insegnamento nella scuola primaria è ancora affidato alle cure di una maestra “riciclata” da un'altra materia, una materia “seria”.

Ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo sviluppo dell'abilità motoria, soprattutto in età infantile, influenza e accresce lo sviluppo cognitivo, oltre a creare le premesse necessarie per una maturazione armonica dell'individuo.

Non si dimentichi che il cervello si comporta come un muscolo, più lo si tiene in allenamento, più diventa efficiente. Certe aree, quali ad esempio il cervelletto, si occupano sia della coordinazione motoria che di alcune operazioni cerebrali come l'attenzione, la visualizzazione e la gestione dell'apprendimento.

E' provato che l'intelligenza cinestetica è fondamentale nei processi cognitivi e nel benessere generale della persona, ed ormai appurato il fatto che le esperienze motorie e sensoriali in età infantile siano necessarie per uno sviluppo sano del cervello. Gli studenti coinvolti in attività sportive si sono rivelati essere più brillanti degli altri in tutte le materie. Insomma, la coordinazione corporea è in grado di fluidificare i processi del cervello. Si pensi alla risaputa facilità di apprendimento di bambini che, per esempio, si trovino a dover coordinare le mani e le braccia nello studio del pianoforte.

Servirebbe quindi un insegnamento specifico e, soprattutto, accorto. L'educazione fisica, infatti, non dovrebbe limitarsi alla pratica degli sport comunemente adottati, che siano il calcio o la pallavolo, o il basket, o altri. Non che sia da sottovalutare l'importanza dello sport come sfogo energetico (specie in una società tanto sedentaria) e come ricerca dell'incremento delle prestazioni fisiche e insieme strategiche. Inoltre, la cooperazione e conseguente socializzazione derivate da una pratica motoria sono veramente istruttive.

C'è però un altro tipo di fisicità, almeno altrettanto importante, che non è quello dell'energia esplosiva, ma quello della percezione. Il corpo è qualcosa che un individuo deve avere i mezzi per esplorare e col quale è necessario instaurare un contatto cosciente e profondo. Ogni scompenso o rigidità nella gestione del corpo rischia di ripercuotersi anche gravemente sul piano mentale ed emotivo, e viceversa. Soprattutto in questa società nella quale, purtroppo, si fa enorme e crescente uso di psicofarmaci, queste dinamiche sottili andrebbero seguite con attenzione fin dalla più tenera età e si dovrebbe andare nella direzione del recupero di un equilibrio armonico della persona, in tutte le sue componenti.

Si pensi, per esempio, alla respirazione, la prima e fondamentale forma di contatto dell'individuo con il mondo circostante. La respirazione, che risponde ad ogni stato psicologico e su di esso può anche influire. I bambini devono avere la possibilità di conoscere questo ed altro, di ascoltare il proprio corpo e di non cadere vittima di chi, ancora, lo pensa come un fardello il cui compito è solo quello di “funzionare” e “non ammalarsi” per supportare la vita di chi lo abita.

 
 
                                                        Laura Venturi 
                                         

  


                                                  

 
 

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