Si
tratta forse della disciplina più sottovalutata nella
nostra scuola, dove è addirittura considerata niente
altro che una sorta di ricreazione – Si dimentica che
esiste un rapporto diretto fra abilità motoria e sviluppo
cognitivo, un concetto riassunto dalla saggezza degli
antichi nella massima mens sana in corpore sano –
L'importanza dell'esplorazione e dell'ascolto del proprio
corpo, che non va ridotto ai soli compiti di
”funzionare” e “non ammalarsi”
“Rifare il sangue, ricostruire la fibra, rialzare le forze vitali è
il motto non solo della medicina, ma della pedagogia”,
disse De Sanctis nel luglio 1878 a sostegno del disegno di
legge nell'ambito del quale affrontò l'argomento
dell'insegnamento dell'educazione fisica.
L'educazione fisica è tra le materie più sottovalutate, se non la
più sottovalutata, del sistema educativo e il suo
significato è comunemente frainteso e semplificato. Spesso
l'esigua porzione di tempo dedicata nelle scuole
all'educazione fisica si trasforma in un mero spazio
ricreativo. Inoltre, in Italia, il suo insegnamento nella
scuola primaria è ancora affidato alle cure di una maestra
“riciclata” da un'altra materia, una materia
“seria”.
Ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo sviluppo dell'abilità
motoria, soprattutto in età infantile, influenza e accresce
lo sviluppo cognitivo, oltre a creare le premesse necessarie
per una maturazione armonica dell'individuo.
Non si dimentichi che il cervello si comporta come un muscolo, più
lo si tiene in allenamento, più diventa efficiente. Certe
aree, quali ad esempio il cervelletto, si occupano sia della
coordinazione motoria che di alcune operazioni cerebrali
come l'attenzione, la visualizzazione e la gestione
dell'apprendimento.
E' provato che l'intelligenza cinestetica è fondamentale nei
processi cognitivi e nel benessere generale della persona,
ed ormai appurato il fatto che le esperienze motorie e
sensoriali in età infantile siano necessarie per uno
sviluppo sano del cervello. Gli studenti coinvolti in
attività sportive si sono rivelati essere più brillanti
degli altri in tutte le materie. Insomma, la coordinazione
corporea è in grado di fluidificare i processi del
cervello. Si pensi alla risaputa facilità di apprendimento
di bambini che, per esempio, si trovino a dover coordinare
le mani e le braccia nello studio del pianoforte.
Servirebbe quindi un insegnamento specifico e, soprattutto, accorto.
L'educazione fisica, infatti, non dovrebbe limitarsi alla
pratica degli sport comunemente adottati, che siano il
calcio o la pallavolo, o il basket, o altri. Non che sia da
sottovalutare l'importanza dello sport come sfogo energetico
(specie in una società tanto sedentaria) e come ricerca
dell'incremento delle prestazioni fisiche e insieme
strategiche. Inoltre, la cooperazione e conseguente
socializzazione derivate da una pratica motoria sono
veramente istruttive.
C'è però un altro tipo di fisicità, almeno altrettanto
importante, che non è quello dell'energia esplosiva, ma
quello della percezione. Il corpo è qualcosa che un
individuo deve avere i mezzi per esplorare e col quale è
necessario instaurare un contatto cosciente e profondo. Ogni
scompenso o rigidità nella gestione del corpo rischia di
ripercuotersi anche gravemente sul piano mentale ed emotivo,
e viceversa. Soprattutto in questa società nella quale,
purtroppo, si fa enorme e crescente uso di psicofarmaci,
queste dinamiche sottili andrebbero seguite con attenzione
fin dalla più tenera età e si dovrebbe andare nella
direzione del recupero di un equilibrio armonico della
persona, in tutte le sue componenti.
Si pensi, per esempio, alla respirazione, la prima e fondamentale
forma di contatto dell'individuo con il mondo circostante.
La respirazione, che risponde ad ogni stato psicologico e su
di esso può anche influire. I bambini devono avere la
possibilità di conoscere questo ed altro, di ascoltare il
proprio corpo e di non cadere vittima di chi, ancora, lo
pensa come un fardello il cui compito è solo quello di
“funzionare” e “non ammalarsi” per supportare la
vita di chi lo abita.
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- Laura
Venturi
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