FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2011

 
 

Nel melting pot che caratterizza la società americana è sempre più massiccia la presenza di cittadini di lingua spagnola, provenienti soprattutto dai paesi dell'America Centrale – Gli “ispanici” sono addirittura raddoppiati negli ultimi vent'anni, soprattutto negli Stati dell'Ovest e in Florida, fornendo al sistema scolastico oltre un quinto degli alunni - C'è invece scarsità di insegnanti dello stesso ceppo linguistico, al punto che se ne assumono anche se scarsi in inglese

 

Come scrisse una sessantina di anni fa John Fitzgerald Kennedy, il trentacinquesimo presidente assassinato a Dallas nel 1963, in un libro che portava proprio questo titolo, gli Stati Uniti sono A Nation of Immigrants, un paese di immigrati. A ben vedere tutti i cittadini americani sono immigrati o discendenti di immigrati, con la sola eccezione di quegli autoctoni che a causa dell'errore di chi scoprì il nuovo mondo continuiamo a chiamare indiani. Lo stesso Kennedy, essendo un cattolico di provenienza irlandese, sfuggiva alla catalogazione classica dell'americano come wasp: white, anglo-saxon, protestant. Era dunque molto sensibile al tema delle minoranze, e nel suo libro intendeva dimostrare che proprio la diversità delle origini etniche e culturali aveva arricchito gli Stati Uniti contribuendo a farne la massima potenza mondiale. Era l'elogio del melting pot, il crogiolo nel quale uomini e donne di ogni provenienza si sono fusi dando vita alla moderna società americana.

Fra le varie componenti di questa società, quella che registra da qualche anno i più alti tassi  di crescita è costituita dagli immigrati di lingua spagnola, gli  hispanics. Provenienti prevalentemente dai paesi dell'America Centrale ma anche dal Sud America, sono massicciamente presenti soprattutto negli Stati dell'Ovest e in Florida. Si direbbe che ripercorrano più o meno consapevolmente un cammino storico: quelle parti degli Stati Uniti furono infatti a lungo sotto dominazione spagnola o, più tardi, messicana. Questo retaggio è testimoniato dagli stessi nomi degli Stati, dalla California al Colorado, dal Nevada alla Florida, e delle città, da Los Angeles a San Francisco, da El Paso a Santa Fé. Ci sono oggi da un capo all'altro degli Stati Uniti vasti quartieri urbani in cui le persone e le insegne parlano soltanto spagnolo.

Il fenomeno si ripercuote ovviamente sul sistema scolastico. Secondo una valutazione recente, il 21 per cento degli alunni che frequentano le scuole americane parla spagnolo, dunque più di un ragazzo su cinque. Negli ultimi vent'anni questa presenza è all'incirca raddoppiata. Ma gli uffici scolastici registrano un'anomalia: a quel 21 per cento di “ispanici” che siedono nei banchi non corrisponde che un sette per cento di insegnanti. In certe aree la differenza è ancora più marcata: nel Maryland per esempio gli insegnanti ispanici sono soltanto il due per cento. La mancanza di docenti di riferimento che parlino la loro lingua rende più difficile l'inserimento sociale dei ragazzi, soprattutto quelli di recente immigrazione che non hanno ancora dimestichezza con l'inglese. Questo provoca disagio, emarginazione, con tutte le conseguenze sociali che è facile immaginare e che incidono, fra l'altro, sulle statistiche criminali. Del resto la necessità di colmare la lacuna, o almeno di ridurla, rende facile l'accesso alla professione docente anche a quelle persone di lingua spagnola che ancora non abbiano una completa padronanza dell'inglese. Ci sono nelle scuole americane insegnanti madrelingua di spagnolo che per parlare con i genitori degli alunni che ignorano questo idioma, cioè la maggioranza, devono ricorrere all'interprete.

Ora si punta sulla massiccia presenza di studenti ispanici per incoraggiare molti di loro ad avviarsi all'insegnamento, e la risposta è positiva, visto che questa scelta ha uno sbocco professionale evidentemente sicuro, cosa preziosa in un'epoca come l'attuale d'incertissima congiuntura economica e occupazionale. La soluzione del problema è dunque rinviata alla prossima generazione. Intanto, la lingua spagnola è ormai diffusamente usata negli States: è anche l'idioma straniero più parlato dagli stessi americani wasp.

 
 
                                                        l. v. 
                                         

  


                                                  

 
 

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