Finalmente
le istituzioni s'interessano all'Istituto comprensivo
“Raffaele Viviani” di Caivano, Napoli, che registra
un'evasione al 49 per cento e la costante intimidazione
della criminalità organizzata – Intanto il “maestro
di strada” Rossi Doria affiancherà il ministro
Francesco Profumo come sottosegretario all'istruzione –
Ecco dunque in primo piano la scuola di frontiera, ma per
la nuova squadra di Viale Trastevere le sfide sono tante
“Lei
non è sola”, le ha detto al telefono Francesco Profumo,
il nuovo ministro dell'istruzione. E la destinataria del
messaggio si è sentita improvvisamente rinfrancata.
“Avevo le lacrime agli occhi, ancora non mi sembra
vero”. Lei è Eugenia Carfora, preside della “Viviani”,
la scuola di Caivano, in provincia di Napoli, che
rappresenta una delle punte avanzate della battaglia civile
che il nostro sistema educativo conduce, o almeno dovrebbe
condurre, contro le degenerazioni sociali indotte dalla
criminalità organizzata. Caivano è in terra di camorra, e
dire che la preside Carfora ha vita difficile significa fare
sfoggio di understatement, come dicono gli inglesi,
insomma usare un gentile eufemismo. In realtà la sua vita
è fatta di insulti, provocazioni, minacce, e tutto questo
perché? Perché si ostina a voler portare i ragazzi a
scuola, addirittura a educarli al civismo, e in ogni caso
sottraendo manodopera potenziale alla delinquenza. Che
insolente presunzione!
Ovviamente
insegnare o lavorare alla “Viviani” è di per sé una
sfida al potere arrogante della camorra. Risultato: mancano
molti insegnanti e personale non docente, la stessa preside
deve fare da segretaria e persino da bidella. Non solo, ogni
mattina cerca di riempire le sue classi andando a suonare
alle case degli alunni: impresa non da poco in
quell'ambiente ostile. E nonostante questo l'evasione
scolastica, nel quartiere che corrisponde al bacino d'utenza
del suo istituto, raggiunge il valore davvero sconvolgente
del 49 per cento: dunque soltanto la metà dei ragazzi
frequenta la scuola. L'intimidazione della camorra, un
diabolico miscuglio di omertà e di paura, bloccano sul
nascere ogni iniziativa di sensibilizzazione, ogni speranza
di riscatto.
Appresa
questa situazione dalla stampa, il ministro Profumo si è
mosso, ha chiamato la preside, l'ha convocata in Viale
Trastevere, ha annunciato un suo sopralluogo a Caivano, un
incontro con il presidente della regione Campania Stefano
Caldoro, e con il prefetto di Napoli Andrea De Martino.
Eugenia Carfora si apre alla speranza: “Il ministro mi ha
detto che simili indecenze non sono ammissibili, mi ha
assicurato che si cercheranno insieme i modi per risolvere
il problema”. Problema che purtroppo non riguarda soltanto
l'istituto comprensivo di Caivano. La metastasi mafiosa
allunga i suoi tentacoli in molte parti del paese, e
ovviamente considera la scuola un nemico. Non soltanto la
scuola, del resto: a Casal di Principe, altra zona di forte
presenza mafiosa pochi chilometri da Caivano nella contigua
provincia di Caserta, nei giorni scorsi bande di ragazzi
hanno devastato il parco dedicato a Don Diana, il parroco
ucciso dalla camorra che aveva l'ardire di denunciare dal
pulpito: qualcuno ha disegnato sul muro della cappella due
kalashnikov, gli stessi fucili imbracciati dai giovanissimi
delinquenti di “Gomorra”.
É
così che finiscono molti dei ragazzi che disertano la
scuola, fino a essere cooptati nell'organizzazione criminale
e incaricati dello spaccio di droga, quando non addirittura
di sanguinosi regolamenti di conti. É proprio per evitare
simili derive umane che un insegnante elementare di Napoli,
Marco Rossi Doria, ha fatto per dodici anni, dal 1994 al
2006, il maestro di strada nei quartieri spagnoli della
metropoli partenopea, una delle aree urbane più degradate
d'Europa. Ora Rossi Doria è stato chiamato al ministero
dell'istruzione come sottosegretario.
Certo
la squadra di Viale Trastevere avrà da gestire una
situazione non proprio brillante, e per di più aggravata
dallo stato penoso dei conti pubblici. Uno studio appena
presentato dalla Fondazione Agnelli tratteggia le pessime
condizioni in cui si trova la secondaria di primo grado, la
vecchia scuola media. Insegnanti molto più anziani,
mediamente, dei loro colleghi europei (per forza: non si
entra in ruolo prima dei quaranta...), scarsa autostima del
corpo docente, supporti tecnologici inadeguati. Non
sorprende certo che soltanto il diciassette per cento dei
ragazzi e il ventisei delle ragazze esprima un giudizio
favorevole sulla scuola, mentre la media europea è
rispettivamente del trentatré e del quarantaquattro per
cento. Alla fine della secondaria di primo grado il
gradimento, che all'estero aumenta leggermente, in Italia
cala ancora: contenti della scuola solo il sette per cento
dei ragazzi e l'undici delle ragazze.
Infine
un dettaglio assai significativo: dopo il gran parlare che
si è fatto dell'importanza d'insegnare la lingua inglese
fin dalla scuola primaria, i tagli lineari alle spese hanno
ridotto proprio il numero di docenti di questa lingua,
calati in un paio d'anni di circa un
terzo. Per il ministro Profumo un grattacapo in più,
uno dei tanti, ma soprattutto una sfida di fondo: cercare di
conciliare la necessità di interventi risolutivi con la
scarsità delle risorse disponibili..
- Alfredo
Venturi
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