FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2011

 
 

Finalmente le istituzioni s'interessano all'Istituto comprensivo “Raffaele Viviani” di Caivano, Napoli, che registra un'evasione al 49 per cento e la costante intimidazione della criminalità organizzata – Intanto il “maestro di strada” Rossi Doria affiancherà il ministro Francesco Profumo come sottosegretario all'istruzione – Ecco dunque in primo piano la scuola di frontiera, ma per la nuova squadra di Viale Trastevere le sfide sono tante

 

Lei non è sola”, le ha detto al telefono Francesco Profumo, il nuovo ministro dell'istruzione. E la destinataria del messaggio si è sentita improvvisamente rinfrancata. “Avevo le lacrime agli occhi, ancora non mi sembra vero”. Lei è Eugenia Carfora, preside della “Viviani”, la scuola di Caivano, in provincia di Napoli, che rappresenta una delle punte avanzate della battaglia civile che il nostro sistema educativo conduce, o almeno dovrebbe condurre, contro le degenerazioni sociali indotte dalla criminalità organizzata. Caivano è in terra di camorra, e dire che la preside Carfora ha vita difficile significa fare sfoggio di understatement, come dicono gli inglesi, insomma usare un gentile eufemismo. In realtà la sua vita è fatta di insulti, provocazioni, minacce, e tutto questo perché? Perché si ostina a voler portare i ragazzi a scuola, addirittura a educarli al civismo, e in ogni caso sottraendo manodopera potenziale alla delinquenza. Che insolente presunzione!

Ovviamente insegnare o lavorare alla “Viviani” è di per sé una sfida al potere arrogante della camorra. Risultato: mancano molti insegnanti e personale non docente, la stessa preside deve fare da segretaria e persino da bidella. Non solo, ogni mattina cerca di riempire le sue classi andando a suonare alle case degli alunni: impresa non da poco in quell'ambiente ostile. E nonostante questo l'evasione scolastica, nel quartiere che corrisponde al bacino d'utenza del suo istituto, raggiunge il valore davvero sconvolgente del 49 per cento: dunque soltanto la metà dei ragazzi frequenta la scuola. L'intimidazione della camorra, un diabolico miscuglio di omertà e di paura, bloccano sul nascere ogni iniziativa di sensibilizzazione, ogni speranza di riscatto.

Appresa questa situazione dalla stampa, il ministro Profumo si è mosso, ha chiamato la preside, l'ha convocata in Viale Trastevere, ha annunciato un suo sopralluogo a Caivano, un incontro con il presidente della regione Campania Stefano Caldoro, e con il prefetto di Napoli Andrea De Martino. Eugenia Carfora si apre alla speranza: “Il ministro mi ha detto che simili indecenze non sono ammissibili, mi ha assicurato che si cercheranno insieme i modi per risolvere il problema”. Problema che purtroppo non riguarda soltanto l'istituto comprensivo di Caivano. La metastasi mafiosa allunga i suoi tentacoli in molte parti del paese, e ovviamente considera la scuola un nemico. Non soltanto la scuola, del resto: a Casal di Principe, altra zona di forte presenza mafiosa pochi chilometri da Caivano nella contigua provincia di Caserta, nei giorni scorsi bande di ragazzi hanno devastato il parco dedicato a Don Diana, il parroco ucciso dalla camorra che aveva l'ardire di denunciare dal pulpito: qualcuno ha disegnato sul muro della cappella due kalashnikov, gli stessi fucili imbracciati dai giovanissimi delinquenti di “Gomorra”.

É così che finiscono molti dei ragazzi che disertano la scuola, fino a essere cooptati nell'organizzazione criminale e incaricati dello spaccio di droga, quando non addirittura di sanguinosi regolamenti di conti. É proprio per evitare simili derive umane che un insegnante elementare di Napoli, Marco Rossi Doria, ha fatto per dodici anni, dal 1994 al 2006, il maestro di strada nei quartieri spagnoli della metropoli partenopea, una delle aree urbane più degradate d'Europa. Ora Rossi Doria è stato chiamato al ministero dell'istruzione come sottosegretario.

Certo la squadra di Viale Trastevere avrà da gestire una situazione non proprio brillante, e per di più aggravata dallo stato penoso dei conti pubblici. Uno studio appena presentato dalla Fondazione Agnelli tratteggia le pessime condizioni in cui si trova la secondaria di primo grado, la vecchia scuola media. Insegnanti molto più anziani, mediamente, dei loro colleghi europei (per forza: non si entra in ruolo prima dei quaranta...), scarsa autostima del corpo docente, supporti tecnologici inadeguati. Non sorprende certo che soltanto il diciassette per cento dei ragazzi e il ventisei delle ragazze esprima un giudizio favorevole sulla scuola, mentre la media europea è rispettivamente del trentatré e del quarantaquattro per cento. Alla fine della secondaria di primo grado il gradimento, che all'estero aumenta leggermente, in Italia cala ancora: contenti della scuola solo il sette per cento dei ragazzi e l'undici delle ragazze.

Infine un dettaglio assai significativo: dopo il gran parlare che si è fatto dell'importanza d'insegnare la lingua inglese fin dalla scuola primaria, i tagli lineari alle spese hanno ridotto proprio il numero di docenti di questa lingua, calati in un paio d'anni di circa un  terzo. Per il ministro Profumo un grattacapo in più, uno dei tanti, ma soprattutto una sfida di fondo: cercare di conciliare la necessità di interventi risolutivi con la scarsità delle risorse disponibili..

 

                                                        Alfredo Venturi 
                                         

  


                                                  

 
 

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