Sospinta
dalle necessità della specializzazione, la modernità ha
finito con il separare le “due culture” – Che pure
erano strettamente connesse nell’antichità, nel
Medioevo e nel Rinascimento, e che ancora l’illuminismo
enciclopedico considerava nella loro logica
interdipendenza – Le Scienze cognitive, una disciplina
in fase di sviluppo, prova a ricomporre l’armonia dei
due universi del sapere: infatti il suo oggetto di studio,
la mente umana, li richiede entrambi
“Kennst du das Land, wo die Zitronen blühen
(…)?” Conosci
tu la terra dove fioriscono i limoni (…)?
Questo il celebre verso che Goethe riferisce all’Italia, paese
che amava e conosceva approfonditamente. Era periodo del
Grand Tour quando anche lui
partì per la penisola, dove si sarebbe trattenuto
molto a lungo, registrando accuratamente le impressioni
dell’esplorazione in quello che diventerà il suo
“Viaggio in Italia”. L’attenzione di Goethe esula da
ogni limitazione, spaziando dalla poesia delle antiche
rovine a quella della varietà botanica, a quella mineraria
e a quella umana. Si pensi alle ricerche geologiche cui si
dedicò presso il Vesuvio, si pensi alle riflessioni sulla
Ur-Pflanze suggeritegli dalle piante dell’Orto Botanico di
Palermo. La Ur-Pflanze sarebbe per Goethe “la pianta
originale”, la forma formante all’origine della forma
complessiva di ogni pianta. In vari trattati lo scrittore
tedesco ci parla di questa idea in termini di algoritmi
genetici, di complessità matematiche, ma è proprio in una
poesia, “La metamorfosi delle piante”, espressione
lampante della sua vena umanistica, che riesce meglio ad
esprimere questi concetti. Quasi che le due dimensioni si
completassero e pure si arricchissero a vicenda.
Quando le arti del trivio e quelle del quadrivio si sorreggono le
une sulle altre, “le spalle dei giganti”, metafora
dell’altezza dalla quale guarda al mondo l’uomo di
cultura, crescono notevolmente. Erano ben consci di questo
nel Rinascimento, e lo era Leonardo da Vinci, che fu
pittore, scultore, ingegnere, geologo, architetto, geografo,
musicista, botanico e anatomista.
Questa concezione universalistica del sapere è la stessa che fu
alla base della celeberrima “Enciclopedia, o Dizionario
ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri” del
XVIII secolo, pubblicata sotto la direzione di D’Alembert
e Diderot. « (L'Enciclopedia
si pone)… due obiettivi… esporre quanto più è
possibile l'ordine e la connessione delle cognizioni
umane… contenere di ogni arte, sia liberale che meccanica,
i principi generali che ne sono alla base, e i particolari
più essenziali che ne formano il corpo e la sostanza ».
Con il passare dei secoli, però, l’approfondimento
raggiunto da ogni disciplina provoca un paesaggio di
specializzazioni nel quale è sempre più difficile
concepire un sapere universale.
La tecnologia, inoltre, provoca inevitabilmente un
meccanismo per cui l’utilizzo inconsapevole di tutti i
vari congegni diffusi nella vita quotidiana arriva prima
della loro conoscenza. Al tempo stesso, c’è
l’impossibilità e la sconvenienza, anche teorica, di
iniziare da capo, di percorrere individualmente tutto il
percorso del sapere umano. Insomma, è assurdo anche solo
pensare di continuare a scoprire la ruota.
Nel 1959 lo scienziato e scrittore inglese C.P. Snow tenne a
Cambridge un’importante conferenza dal titolo “Le due
culture”, nella quale denunciò la separazione tra la
cultura umanistica e quella scientifica come qualcosa di
estremamente riduttivo. Guardava con disagio al fatto che
grandi cervelli dediti alla cultura letteraria fossero del
tutto analfabeti scientificamente, e viceversa. La sua
posizione formativo-lavorativa era senz’altro appropriata
alla formulazione di questa problematica.
Posizione che ricorda quella di Asimov, scienziato e
romanziere, che fu tra i primi scrittori di fantascienza a
puntare sulla plausibilità scientifica delle sue
invenzioni, letterariamente affascinanti. Non è da
trascurare inoltre la portata delle riflessioni sociologiche
che svolse nei suoi scritti, connesse con l’interessante
concetto di psicostoria.
Tra le tendenze volte a rompere l’idea della separazione tra
le due forme di cultura, ricordiamo inoltre le “Scienze
Cognitive”, disciplina di studio in ampia diffusione, che
si propone di studiare la mente umana, e in generale,
l’uomo, da quattro punti di vista: quello neurologico,
quello psicologico, quello informatico (costruzione di
modelli computazionali che interagiscono con lo studio dei
processi del cervello) e quello filosofico. Il corso di
laurea è tra i primi ad essere considerato insieme
umanistico e scientifico. Una visione parziale, anche nel
porre lo sguardo sull’essere umano, è inevitabilmente
monca.
Secondo Paracelso "coloro che si limitano a
studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come
persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno
spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la
neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve”.
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Laura Venturi
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