FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2010

 
 

Sospinta dalle necessità della specializzazione, la modernità ha finito con il separare le “due culture” – Che pure erano strettamente connesse nell’antichità, nel Medioevo e nel Rinascimento, e che ancora l’illuminismo enciclopedico considerava nella loro logica interdipendenza – Le Scienze cognitive, una disciplina in fase di sviluppo, prova a ricomporre l’armonia dei due universi del sapere: infatti il suo oggetto di studio, la mente umana, li richiede entrambi

 

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühen (…)?” Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni (…)?

Questo il celebre verso che Goethe riferisce all’Italia, paese che amava e conosceva approfonditamente. Era periodo del Grand Tour quando anche lui  partì per la penisola, dove si sarebbe trattenuto molto a lungo, registrando accuratamente le impressioni dell’esplorazione in quello che diventerà il suo “Viaggio in Italia”. L’attenzione di Goethe esula da ogni limitazione, spaziando dalla poesia delle antiche rovine a quella della varietà botanica, a quella mineraria e a quella umana. Si pensi alle ricerche geologiche cui si dedicò presso il Vesuvio, si pensi alle riflessioni sulla Ur-Pflanze suggeritegli dalle piante dell’Orto Botanico di Palermo. La Ur-Pflanze sarebbe per Goethe “la pianta originale”, la forma formante all’origine della forma complessiva di ogni pianta. In vari trattati lo scrittore tedesco ci parla di questa idea in termini di algoritmi genetici, di complessità matematiche, ma è proprio in una poesia, “La metamorfosi delle piante”, espressione lampante della sua vena umanistica, che riesce meglio ad esprimere questi concetti. Quasi che le due dimensioni si completassero e pure si arricchissero a vicenda.

Quando le arti del trivio e quelle del quadrivio si sorreggono le une sulle altre, “le spalle dei giganti”, metafora dell’altezza dalla quale guarda al mondo l’uomo di cultura, crescono notevolmente. Erano ben consci di questo nel Rinascimento, e lo era Leonardo da Vinci, che fu pittore, scultore, ingegnere, geologo, architetto, geografo, musicista, botanico e anatomista.

Questa concezione universalistica del sapere è la stessa che fu alla base della celeberrima “Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri” del XVIII secolo, pubblicata sotto la direzione di D’Alembert e Diderot. « (L'Enciclopedia si pone)… due obiettivi… esporre quanto più è possibile l'ordine e la connessione delle cognizioni umane… contenere di ogni arte, sia liberale che meccanica, i principi generali che ne sono alla base, e i particolari più essenziali che ne formano il corpo e la sostanza ».

Con il passare dei secoli, però, l’approfondimento raggiunto da ogni disciplina provoca un paesaggio di specializzazioni nel quale è sempre più difficile concepire un sapere universale.  La tecnologia, inoltre, provoca inevitabilmente un meccanismo per cui l’utilizzo inconsapevole di tutti i vari congegni diffusi nella vita quotidiana arriva prima della loro conoscenza. Al tempo stesso, c’è l’impossibilità e la sconvenienza, anche teorica, di iniziare da capo, di percorrere individualmente tutto il percorso del sapere umano. Insomma, è assurdo anche solo pensare di continuare a scoprire la ruota.

Nel 1959 lo scienziato e scrittore inglese C.P. Snow tenne a Cambridge un’importante conferenza dal titolo “Le due culture”, nella quale denunciò la separazione tra la cultura umanistica e quella scientifica come qualcosa di estremamente riduttivo. Guardava con disagio al fatto che grandi cervelli dediti alla cultura letteraria fossero del tutto analfabeti scientificamente, e viceversa. La sua posizione formativo-lavorativa era senz’altro appropriata alla formulazione di questa problematica.

Posizione che ricorda quella di Asimov, scienziato e romanziere, che fu tra i primi scrittori di fantascienza a puntare sulla plausibilità scientifica delle sue invenzioni, letterariamente affascinanti. Non è da trascurare inoltre la portata delle riflessioni sociologiche che svolse nei suoi scritti, connesse con l’interessante concetto di psicostoria. 

Tra le tendenze volte a rompere l’idea della separazione tra le due forme di cultura, ricordiamo inoltre le “Scienze Cognitive”, disciplina di studio in ampia diffusione, che si propone di studiare la mente umana, e in generale, l’uomo, da quattro punti di vista: quello neurologico, quello psicologico, quello informatico (costruzione di modelli computazionali che interagiscono con lo studio dei processi del cervello) e quello filosofico. Il corso di laurea è tra i primi ad essere considerato insieme umanistico e scientifico. Una visione parziale, anche nel porre lo sguardo sull’essere umano, è inevitabilmente monca.

Secondo Paracelso "coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve”.

 

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis dicembre 2010

 

Mandaci un' E-mail!