FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2008

 
 

Janna Carioli, coautrice di un popolare programma televisivo per ragazzi ci racconta i segreti del suo impegno – Un complesso lavoro di squadra che intende veicolare messaggi positivi non soltanto attraverso le parole ma anche con le situazioni e i comportamenti – L’importanza di un atteggiamento attivo davanti a questo elettrodomestico così invadente: mai perdere di vista il telecomando, la scelta dei programmi tocca all’utente – I contatti con bambini e genitori

 

Col ritorno dell’ora solare, le ore di luce pomeridiane sono diminuite e i bambini hanno più tempo da trascorrere in casa dopo la scuola. I giochi all’aria aperta che caratterizzano la stagione estiva, vengono abbandonati per essere sostituiti da passatempi casalinghi. Il tempo dei nostri ragazzi sarà occupato in parte per i compiti e lo studio, ma potremmo incoraggiare attività piacevoli e utili come la lettura, il disegno, gli hobby creativi, il collezionismo, lo sport, poi c’è la TV. La TV è in tutte le case e viene accesa a tutte le ore. La televisione è un elettrodomestico straordinario. Alle generazioni precedenti che sono cresciute senza, la TV ha portato un’importante fonte d’informazione, di cultura, di conoscenza tramite documentari, notiziari, reportage, ed ha aggiunto all’audio, cui si era abituati con la radio, le immagini, ora anche a colori. Si può dire che ha portato il mondo in casa.

Si rischia però di rimanere attratti passivamente da questo strumento che propone programmi, film, messaggi impadronendosi del nostro tempo. Questo rischio, se è controllabile ed evitabile per gli adulti, è più forte se lo spettatore è un bambino. Anche a pochi mesi di età i bambini sono attratti dalle immagini in movimento e colorate trasmesse dal video, ma attenti studi mettono in guardia i genitori e sconsigliano di lasciare il bambino piccolo davanti alla TV perché il cervello è in formazione e questo avviene gradualmente da zero a tre anni. La TV in quel periodo può risultare dannosa ed impedire una corretta formazione. Gli effetti potrebbero essere: ritardo nel linguaggio, sonno irregolare con frequenti risvegli notturni e maggiormente al momento di andare a scuola manifestando problemi di apprendimento e concentrazione.

Con i bambini più grandi è importantissimo che i genitori stabiliscano delle regole sui tempi e sulle scelte dei programmi cercando fra quelli adatti ai bambini e a loro destinati. Sarebbe bene che un adulto, in famiglia, guardasse qualche volta il programma prima e poi col bambino e se necessario fornisse una guida alla comprensione e interpretazione delle situazioni e dei messaggi contenuti. Non sottovalutiamo la capacità dei bambini a captare il ritmo e il significato di ciò che vedono, anzi presto saranno loro a spiegarci e a raccontarci le avventure e i giochi che la TV dei ragazzi propone e sarà un’occasione di dialogo con i genitori, utile anche a capire che effetti il programma produce sul bambino. Per capire di più e più da vicino ascoltiamo Janna Carioli, una delle autrici di un programma per ragazzi trasmesso dalla Rete pubblica nazionale, che ci illustra la sua esperienza.

Chiediamo a Janna Carioli come è arrivata, da un diploma di ragioniere alla TV per ragazzi e mi confessa: “Fare la ragioniera non mi ha mai interessato. Ho frequentato ragioneria solo perché la mia famiglia mi permetteva di studiare purché scegliessi un indirizzo e un tipo di studio che mi permettesse di lavorare subito e infatti ho cominciato a lavorare prima di finire la scuola, però con poco entusiasmo.   La mia prima passione vera, fin da allora, era di lavorare con i bambini, io volevo fare la maestra tanto è vero che il primo passo, è stato quello di continuare a studiare da sola e appena ho potuto ho fatto l’esame da maestra e per 15 anni ho insegnato in un asilo nido e materna come insegnante.  La seconda grande passione è sempre stata quella di scrivere, fin da piccola.  Ho scritto il mio primo libro di poesie a sei anni, in prima elementare con i fogli di quaderno, la copertina e disegni. Avendo affiancato queste due passioni per i bambini da una parte e la scrittura dall’altra, e avendo sempre continuato a scrivere canzoni perché facevo parte di un gruppo musicale popolare, quando ho smesso di insegnare ho voluto fare un regalo ai bimbi che lasciavo, scrivendo per loro la Bella addormentata in musical, che loro hanno poi rappresentato. Questo è stato il mio primo libro.

L’esperienza della televisione è stata preceduta da quella con la radio. Scrivevo delle piccole sceneggiature e contemporaneamente organizzavo concerti ed eventi. Poi mi è stato chiesto di trovare dei personaggi giusti per una trasmissione televisiva su Radio Montecarlo. Sono andata a vivere a Roma e lì mi è stato proposto di scrivere per un programma che era già partito in televisione. Ho letto il copione, ho conosciuto quelli che già ci lavoravano e ho trovato delle persone speciali, impegnate, con personalità professionalmente molto positive e con grandi sensibilità umane e queste qualità trasparivano nel loro prodotto. E’ stata un’esperienza straordinaria entrare in questo gruppo.

Per quanto riguarda contenuti e obiettivi del programma, la Melevisione, è interessante osservare che non è un programma educativo, ma crediamo che ai bambini, attraverso il racconto, si possa parlare di tutto. La Melevisione utilizza la forza delle fiabe per affrontare argomenti come il conflitto dei fratelli, la matrigna, crea tutto l’universo dei rapporti che il bambino vive nella sua vita reale, però tradotti in favola, quindi c’è il riscatto, il bisogno di sentirsi un eroe, di non sentirsi demonizzati per provare sentimenti negativi o di rancore verso la matrigna, o verso i fratelli e sorelle. Nelle fiabe questo succede spesso ed il fatto di poterne parlare liberamente attraverso la fiaba è importante per un bambino. È liberatorio. È questa una grande funzione delle fiabe.

Nella Melevisione trattiamo anche i conflitti di oggi, quindi abbiamo affrontato il bullismo, le molestie sessuali, la morte, l’adozione, sempre utilizzando la metafora fiabesca che è un grande strumento che si avvale dei personaggi tipici della fiaba, le fate, gli gnomi, le streghe, la principessa, il lupo, ambientati in un contesto fantastico come può essere appunto il Fantabosco. Il coinvolgimento dei bambini in studio o anche da casa non si può limitare alla telefonata per il quiz, con due parole, come ti chiami, bravo hai vinto il gadget e ciao! E’ importante arricchire di contenuti un programma che deve comunque essere di intrattenimento.

Riguardo alla pubblicità devo dire che c’è molta differenza tra Rai 3, che in tutto il pomeriggio non ha stacchi pubblicitari, e le altre reti. Se un bambino guarda un programma di Rai 1, che ha anche programmi molto belli, per ogni segmento di 15 - 20 minuti ha 4 minuti di reclame, sponsorizzazioni di merendine e promozioni pubblicitarie. Alla Rai 3 questo non viene chiesto e questo garantisce anche una certa etica. Dietro le quinte c’è un grande lavoro di squadra, diversamente da quando uno scrive un libro trovandosi solo con la pagina bianca davanti, poi il prodotto piace o non piace, se l’editore decide di pubblicare o non è comunque un prodotto non mediato. In televisione è molto diverso, è un fatto collettivo, lavorano circa 80 persone tra attori, scenografi, costumisti, cameramen, regista, redazione.  80 persone che contribuiscono alla realizzazione ogni giorno di una puntata.

Tu non puoi scrivere ad esempio che vuoi un incendio nel Fantabosco, perché in studio non si può fare, richiederebbe una preparazione di quattro ore per avere l’effetto incendio, mentre in gergo tu devi cercare di “portare a casa la puntata”, per cui devi sempre misurare quello che scrivi con la possibilità di realizzarla, che possa essere preparata nei tempi giusti, tenendo conto che lo spazio dello studio è di tanti mq. ecc… Per cui è un prodotto veramente collettivo che da un lato potrebbe essere considerato limitante ma dall’altro è un aspetto molto interessante perché ci si abitua a lavorare in squadra e questa è una grande occasione di vita, poi un aspetto bello è che in tempi molto brevi si vede il risultato del lavoro, e questo crea grande soddisfazione, inoltre è un lavoro ben pagato e che mi permette anche di scrivere i libri.

Alla Melevisione arrivano migliaia di lettere scritte dai bambini. La redattrice risponde a tutti. Molte volte scrivono anche i genitori con le richieste più svariate come: “ Nino, dillo tu a mia figlia che deve smettere di succhiarsi il dito”. E’ chiaro che il folletto non può dirlo in trasmissione. Sapendo come la trasmissione porta all’emulazione noi usiamo nel programma un linguaggio molto ricco e articolato e a volte ci viene rimproverato che usiamo dei vocaboli che i bambini non conoscono.  Per noi è un merito, non un difetto, pensando che se la parola singola non conosciuta rientra in un contesto, il concetto si assimila e arricchisce il linguaggio La televisione deve stare attenta a quello che veicoliamo, che sia un messaggio positivo, che aiuti il bambino a sentirsi parte di una comunità, sottolineando alcuni valori come la solidarietà, la lealtà, il concetto di libertà, di uguaglianza, di legalità. Concetti che non sempre certi programmi trasmettono, soprattutto dove c’è una competizione insana, la TV urlata, la violenza e la volgarità.

Questa non è una buona televisione per i bambini. I messaggi non si danno solo con le parole ma anche con le situazioni, con i comportamenti. Sappiamo che i bambini assorbono molto e imitano prendendo ad esempio quello che vedono, pertanto quando gli adulti criticano certi programmi, dovrebbero invece imparare ad usare la Televisione come fanno con gli altri elettrodomestici, usarli solo quando ne hanno bisogno e nel modo giusto. Anche la TV è così. Occorre tenere sempre a portata di mano il telecomando perché non è lei a decidere cosa dobbiamo vedere o lasciar vedere ai bambini, ma sono i genitori a dover scegliere insieme ai bambini il programma utile, quale film vale la pena di essere registrato e magari guardato dopo i compiti, o in un orario differente. Bisogna imparare a fare delle scelte, crearsi un palinsesto familiare che metta tutti d’accordo non ammettendo capricci ma comportamenti coerenti e responsabili”.

Ci congediamo da Janna Carioli, grati per il racconto della sua esperienza, per la testimonianza che non ci si improvvisa autori per la TV dei ragazzi, ma si arriva a questo impegno seguendo un percorso di costante crescita e preparazione professionale e consapevoli che qualche volta dietro a un programma ci sono autori competenti e alleati nel difficile compito dei genitori e anche dei nonni.

 
                                                          Graziella Cupidi 
                                         

    


                                                  

 
 

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