Nuove
regole per contrastare il fenomeno della violenza nelle
scuole inglesi – Come evitare che i ragazzi sospesi
dalle lezioni (in media 1700 al giorno lo scorso anno
scolastico) interpretino la punizione come una vacanza -
Si cerca di responsabilizzare le famiglie: dovranno
vigilare sui ragazzi nei primi giorni di sospensione -
Corsi speciali di “intelligenza emotiva” anche
nell’istruzione secondaria - L’opposizione
conservatrice chiede più poteri ai capi d’istituto
Ogni giorno nelle
scuole d’Inghilterra millesettecento alunni vengono
sospesi dalle lezioni a causa dei loro comportamenti
indisciplinati. In media la sospensione dura tre giorni e
mezzo, ma lo scorso anno scolastico ce ne sono state
tredicimila della durata di due settimane o più. Il sistema
è considerato insoddisfacente: quei ragazzi finiscono di
solito con il vagabondare per le strade, esposti fra
l’altro al facile richiamo del teppismo e della
microcriminalità, e considerano la punizione alla stregua
di una insperata vacanza. Per questo con l’anno scolastico
in corso si è cercato di correre ai ripari.
Fulcro della
nuova normativa è una più stretta responsabilizzazione
delle famiglie, che dovranno tenere sotto controllo i loro
ragazzi nei primi cinque giorni di sospensione. I genitori,
dice il ministro inglese dell’istruzione Ed Balls, devono
trasmettere ai loro figli i concetti di giusto e sbagliato e
garantire che se ne stanno a casa a studiare, piuttosto che
andarsene a spasso per le strade. Trascorso il periodo della
“detenzione domestica” le autorità educative competenti
per territorio devono offrire agli alunni sospesi corsi
speciali. È prevista un’ammenda fino a cinquanta sterline
(circa settanta euro), per i genitori rei di omessa
vigilanza.
La vecchia
normativa prevedeva per i circoli didattici locali
l’obbligo di provvedere a corsi speciali soltanto dopo il
sedicesimo giorno di sospensione, in pratica per i soli casi
estremi. A partire da questo anno scolastico,
l’adempimento scatta già al sesto giorno. Alla fine del
periodo di espulsione, è previsto prima del ritorno in
classe un “incontro di reintegrazione” fra la scuola, il
ragazzo e i suoi genitori.
Parallelamente a
queste misure destinate ai ragazzi indisciplinati che
vengono colpiti da provvedimenti di sospensione, è stato
anche introdotta una misura di prevenzione. Un programma che
ha al centro gli aspetti sociali e emotivi
dell’apprendimento, fin qui applicato soltanto nella
scuola primaria, è stato infatti esteso alla secondaria. Si
tratta in pratica di lezioni di “intelligenza emotiva”,
volte a ridurre i comportamenti asociali e la violenza.
Secondo un’indagine recente, le scuole primarie nelle
quali è stato applicato questo programma hanno fatto
registrare una significativa riduzione del bullismo e un
netto miglioramento dell’atmosfera: i ragazzi hanno
imparato a rispettarsi reciprocamente e a curare le
relazioni interpersonali. Lo stesso obiettivo è perseguito
dalle unità in cui vengono indirizzati i ragazzi sospesi:
lo scorso anno erano 450 e sono state frequentate da più di
quindicimila alunni.
Il tema è assai
controverso in Inghilterra, dove le questioni educative sono
tradizionalmente al centro dell’attenzione pubblica.
Secondo l’opposizione conservatrice dell’attuale governo
laburista di Londra il sistema delle unità di recupero è
costoso quanto inefficace: non risolve insomma il problema
della violenza nelle scuole né quello strettamente connesso
della criminalità giovanile. I conservatori propongono
invece più poteri per i capi d’istituto, che non hanno al
momento la piena libertà di escludere dalle classi gli
elementi di disturbo. Michael Gove, ministro
dell’istruzione nel cosiddetto governo-ombra, sostiene che
“i ragazzi sospesi non devono essere posti di fronte
all’alternativa nuotare o affogare. Hanno bisogno di un
regime insieme duro e amorevole perché si decidano a
cambiare i loro atteggiamenti e riportare le loro vite sui
binari giusti”.
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r. f. l.
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