La
straordinaria e tragica vicenda di un ragazzo siciliano
che volle ribellarsi contro l’ambiente mafioso che lo
circondava, e che coinvolgeva persino la sua famiglia –
Fra pochi mesi saranno passati trent’anni da quella
notte in cui fu dilaniato da una carica di tritolo:
un’esecuzione spietata che a lungo fu coperta da silenzi
e depistaggi – L’importanza di non dimenticare la
lezione del giovane ribelle di Cinisi
È
una storia di cui non avremmo mai voluto scrivere e che
invece ci troviamo a dover scrivere, quella di Peppino
Impastato, un ordinario assassinio di mafia.
Peppino
Impastato viene trovato, dilaniato da una carica di tritolo
posta sui binari della linea Palermo-Trapani il 9 maggio
1978, a Cinisi qualche giorno prima delle elezioni alle
quali partecipa con una lista con il simbolo di Democrazia
Proletaria e qualche giorno dopo una mostra fotografica
sulla devastazione del territorio operata da speculatori e
gruppi mafiosi.
Peppino
è un giovane siciliano nato nel dopoguerra che comincia a
riflettere sul cambiamento politico possibile aderendo ai
movimenti antagonisti del ’68,
infatti
avrà modo di dichiarare
“Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai
disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime
occupazioni”. Anche se già nel 1965 pubblica lucidi articoli di analisi politica sul
giornale “L’idea” socialista, attirandosi le ire del
giudice Pellerito, cognato di Gaetano Badalamenti.
Nel
1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura",
un'associazione che promuove attività culturali e musicali
e che diventa il principale punto di riferimento por i
giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovano spazio il
"Collettivo Femminista" e il "Collettivo
Antinucleare".
La
stagione delle stragi di stato non è ancora finita, il
rapimento di Aldo Moro è in atto, morirà assassinato dalle
Brigate Rosse, e la verità su Peppino rimarrà impigliata a
lungo a questo evento che sconvolse la vita politica
italiana.
Le
indagini sono, in un primo tempo, orientate sull'ipotesi di
un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato,
oppure di un suicidio clamoroso. Il caso giudiziario è
stato chiuso e riaperto per ben tre volte, sino ad arrivare
all'attuale processo, ancora in corso, nei confronti del
boss di Cinisi, Gaetano Badalamenti, e del suo complice Vito
Palazzolo, accusati di essere i mandanti del delitto.
L’Italia,
come sovente accade, è in ritardo rispetto agli altri paesi
europei, sull’affermazione dei diritti civili sanciti
dalla Costituzione Repubblicana. Peppino ha 20 anni e, come
molti di quelli della sua età, si muove per
l’affermazioni dei diritti di espressione, di associazione
e per i diritti delle donne.
Peppino
è un giovane entusiasta come lo sono i giovani di oggi e di
sempre e per questo colpevoli per una parte della società.
Ha la stessa figura e espressione dei giovani che ora si
battono per l’impegno civile contro la mafia, le mafie, il
riconoscimento delle minoranze; sono quelli che si mescolano
con i migranti, dialogando con loro senza pregiudizi, che
desiderano trovare un obiettivo alto, per il quale vale
spendere la propria vita.
Peppino
lo si riconosce tra i giovani di oggi, con lo stesso
malessere di non sentirsi abbastanza utili per se stessi e
per gli altri.
L’incomprensibilità
dei giovani ne è anche la cifra di riconoscimento. Il gap,
la distanza, generazionale, di lessico, ordine dei valori e
comportamento, lo ritroviamo tra i giovani impegnati nelle
Ong, organizzazioni non governative, nelle associazioni di
supporto ai malati negli ospedali e quelli che aiutano chi,
sballato o sbandato, si è perso.
Gli
stessi giovani, che qualcuno vuole farci credere che abbiano
il solo interesse per un motorino o lo sballo in discoteca,
sono quelli che stanno cercando, con difficoltà, la strada
di un futuro possibile, loro e nostro.
Gli
stessi Peppino, Giulia, Enrico, Andrea, Cristina e altri, li
ritroviamo ancora una volta attenti alla direzione del
vento, insonni, alla ricerca del sé nell’altro, e il
riferimento alle parole “sentinelle del mattino” di
Giovanni Paolo II, è illuminante.
Sono
gli stessi giovani che si incontrano sui treni mentre vanno
alle manifestazioni studentesche o sindacali, chiedendo una
scuola più attenta ai problemi che loro ritengono urgenti,
una scuola che abbia un percorso educativo che prepari
cittadini capaci di scegliere un futuro condiviso; che vanno
alle manifestazioni dei migranti per difendere anche un
futuro loro, come a quelle contro le mafie, per una
consapevolezza civile del diritto.
Ma
sono anche quelli che dicono che i professionismi nella
scuola, intristiscono, deprimono e oscurano l’orizzonte
temporale; Orazio, Dante, Raffaello come Kandisky, Bracusi,
Fermat, Gödel, come Carver e Norman Mailer, sono adatti
alla conoscenza, ma anche a corteggiare e magari conquistare
una ragazza o un ragazzo, senza per questo esserne sminuiti.
I
giovani che hanno avuto modo di attraversare gli stessi anni
di Peppino avevano la sensazione forte di rappresentare la
certezza del cambiamento. Ora questi, non più giovani,
hanno la sensazione che lo spazio per i grandi impegni sia
scomparso.
Bisogna
quindi, affidarsi nuovamente alla visione dei giovani
attuali per poter vedere gli spazi possibili e dare fiducia
alle direzioni che vengono scelte
Le
grandi opportunità esistono, è necessario avere occhi per
riconoscerle.
Peppino
aveva la stessa capacità di visione dei giovani attuali e
il messaggio più forte è che, loro, possono fare sentire
il loro messaggio e indicare quelli che sono i loro e nostri
obiettivi.
Le
manifestazioni sono integrate con i blog e i forum, i gruppi
si ritrovano più sulla rete che per strada, i tazebao sono
elettronici, il villaggio globale di Marshall McLuhan è
sempre di più esteso. Ma i nuovi giovani ci dicono che
tutto si tiene perché ci si incontra, ci si abbraccia, ci
si tiene per mano. Ricordando che la giustizia è prima una
azione, poi una teoria, che la cultura prima di essere
scritta è un gesto, che la fiducia vuole dire mettersi
nelle mani dell’altra / altro, come l’amore è gratuito
e che il futuro è insieme.
Il
ponte tra le sponde dal gap generazionale è stabilita dalla
fiducia, che forse possiamo chiamare fede, laica o religiosa
non importa, nella giustizia, con e per l’altro, diverso
da noi.
I
desideri, le speranze dei giovani possono trasformarsi in
delusioni, sconfitte, tragedie, se non riconosciuti. Agli
adulti il dovere di ascoltare, cercare di capire e se non
capiscono, fidarsi.
Peppino
Impastato, assassinato, ha cristallizzato nel tempo e nello
spazio questi desideri e speranze, restando per sempre a
indicare che attraverso i giovani passa qualunque strada per
uno sviluppo e futuro possibili.
*
- Lunedì 5 novembre
2007, su iniziativa della Circoscrizione 6, una
affollata assemblea di studenti delle superiori Einstein,
Beccari, Birago, Russel-Moro, Bruno, Bodoni, tenuta
presso l’Istituto Superiore Albert Einstein, ha
ricordato a trent’anni dall’assassinio, l’impegno
di Peppino Impastato per una società civile più giusta
e libera dalle mafie.
- Celebrazioni sulla
figura e testimonianza di Peppino Impastato, a
trent’anni dal suo assassinio sono in via di sviluppo
in tutta Italia. A Torino per iniziativa della
Circoscrizione 6, per l’impegno del suo presidente
Luigi Malaroda, le scuole dalle materne alle superiori
hanno aderito alle proposte di incontri e
approfondimenti, sui diritti e contro le mafie. Queste
attività si concluderanno con cerimonia per l’attribuzione del nome di
Peppino Impastato alla piazza antistante l’Ospedale
Giovanni Bosco, il giorno 14 marzo 2008. Ogni
scuola avrà la possibilità di decorare una piastrella
che verrà inserita nella piazza.
- La
rete del progetto è composta da quasi tutte le scuole
del territorio, Casa
Acmos, Consiglio Circoscrizione VI, Don Luigi Ciotti (in
qualità di presidente di Libera e del Gruppo Abele),
Davide Mattiello (quale referente di Libera Piemonte),
Giovanni Impastato, Eco Museo della Circoscrizione VI,
Stura TV (televisione di Barriera di Milano e Regio
Parco), Biblioteca Primo Levi, Uncinnè (uno spettacolo
teatrale messo in scena dalla Compagnia Teatrale
Viartisti dedicato a Rita Atria), Tromba del Trambusto
(una compagnia teatrale interna ad Acmos).
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Ferdinando Cabrini
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