FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2005

 
 

Nel più celebre distretto di New York City un’imprevista inversione di tendenza ha visto crescere di oltre un quarto, fra il 2000 e il 2004, la popolazione al di sotto dei cinque anni – L’impetuoso incremento delle nascite riguarda tutti, non è limitato alle comunità immigrate - Il fenomeno, registrato proprio negli anni in cui la metropoli americana ha vissuto con l’attacco dell’11 settembre l’esperienza più tragica della sua storia, testimonia una vigorosa vitalità  

 

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo la popolazione infantile è costantemente diminuita anche a Manhattan. La grande isola newyorkese, con il suo fascino ultramoderno e la sua scintillante foresta di torri, non poteva sottrarsi al destino caratteristico delle grandi e piccole città occidentali: nascite sempre più rare e società sempre più vecchia. Il suo ruolo tacitamente riconosciuto di capitale del mondo (non certo dovuto al fatto che ospita il quartier generale delle Nazioni Unite…) e in particolare di capoluogo dell’Occidente, sembrava destinarla a guidare anche questa tendenza. E così è stato, fino al 2000.

Poi, improvvisa e inaspettata, la svolta. Nei primi quattro anni del nuovo secolo il numero degli abitanti di età inferiore ai cinque anni è aumentato a Manhattan del 26 per cento. Fra le contee dello stato di New York, il più celebre distretto della metropoli occupava nel 2000 il cinquantottesimo posto, quanto a popolazione infantile: quattro anni dopo è balzata all’undicesimo. Vive infatti nell’isola fra l’Hudson e l’East River, nel cuore della Grande mela, una città nella città: una città di bambini sotto i cinque anni che conta 97mila abitanti, il dato più alto dopo il baby boom degli anni Sessanta del ventesimo secolo.

Verrebbe naturale attribuire il fenomeno soprattutto alle comunità immigrate, in particolare dominicani e messicani che vivono numerosi a Manhattan e nel resto di New York City: gente a reddito limitato e tradizionalmente prolifica. Ma non è così o almeno non è soltanto così: il ritmo delle nascite è in netta ripresa anche all’altra estremità dell’arco sociale, fra i cittadini ricchi, compreso quel 16,4 per cento delle famiglie del distretto con un reddito superiore ai 200 mila dollari l’anno (anche qui c’è un progresso: nel 2000 erano soltanto il 13,7 per cento). Si tratta dunque di una netta evoluzione del costume, tanto più significativa se si pensa all’altro evento che ha contrassegnato nella Grande mela questo inizio di secolo e di millennio: quell’attacco dell’11 settembre 2001 che costituisce l’esperienza più tragica della storia di New York.

Nel momento stesso in cui subisce la brutale aggressione, la capitale dell’Occidente reagisce offrendo, attraverso questo incremento delle nascite confermato anno dopo anno, una vigorosa prova di vitalità. Le ragioni del fenomeno sono varie, a cominciare dal fatto che secondo le statistiche dell’Fbi New York è la più sicura, quanto a insidie criminali, fra le grandi città americane. Inoltre se è vero da un lato che questa città verticale offre pochi spazi aperti ai giochi dei bambini, può vantare dall’altro una vasta gamma di servizi, viene considerata una città family-friendly, calibrata cioè sulle necessità delle famiglie.

Fatto sta che negli ultimi anni si è interrotta la tendenza a migrare dall’isola delle torri agli altri distretti di New York City, per esempio a Brooklyn o a Queens, o dall’altra parte dell’Hudson nel vicino New Jersey, mentre si assiste al recupero di certi quartieri degradati di Manhattan, come il Bronx o Harlem, all’insegna di una rivitalizzazione di cui il rilancio delle nascite non è che un aspetto, certo il più appariscente.

Si noti che questo risveglio della natalità è avvenuto nonostante il fatto che allevare bambini, qui come nel resto di New York City e in tutte le città americane, costa piuttosto caro. Un asilo privato a Manhattan può costare più di ventimila dollari l’anno, e quando nasce un bambino il semplice fatto di collocarlo in lista d’attesa per la futura iscrizione può richiedere l’esborso a fondo perduto di seimila dollari. Certi asili subordinano l’iscrizione a un test d’intelligenza. Inoltre nell’ampia offerta di servizi della metropoli si registra un vuoto: nei centri day care, le scuole materne riservate ai piccolissimi, non c’è posto per tutti ma solo per un quinto dei potenziali fruitori, e il nuovo baby boom sembra fatto apposta per complicare le cose. Al tempo stesso rappresenta una sfida per una metropoli che ha sempre saputo trarre partito dalle circostanze: se nell’isola dei grattacieli vive una città nella città di centomila bambini, presto o tardi l’offerta si adeguerà alla domanda.

 

                                                  v.a.  

 

 

 
 

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