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Risultati assai deludenti per i ragazzi italiani nel confronto internazionale che risulta dall’indagine triennale dell’Ocse sui quindicenni in fatto di matematica, lettura, scienze naturali e capacità di risolvere problemi – Ancora peggiorato l’esito già negativo del 2000 – Confermata invece l’eccellenza del modello finlandese, così come gli ottimi risultati di Corea e Giappone – Quasi dappertutto ragazze più brave a leggere, ragazzi più forti con i numeri  

 

La tentazione è forte, di lanciare un’invettiva dantesca: Ahi Pisa, vituperio delle genti…, ma tenendo ben presente che Pisa non è stavolta la splendida città toscana, è la sigla del Programme for International Student Assessment, l’inchiesta triennale che l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, conduce fra i quindicenni dei paesi che ne fanno parte, più alcuni altri. Per l’Italia era già andata malissimo nel 2000, l’anno di lancio di quello che è considerato il più importante studio comparato sull’istruzione nel mondo, e ci si poteva aspettare che a tre anni di distanza la situazione fosse almeno un poco migliorata. Come è accaduto per la Germania, in cui i risultati del 2000, del tutto deludenti, avevano almeno provocato uno choc salutare che ha permesso di risalire qualche posizione: anche se la soluzione dei problemi posti bruscamente sul tappeto richiede evidentemente tempi più lunghi.

Vana illusione, per l’Italia, quella di un’inversione di tendenza, di un avvio di recupero rispetto ai dati del 2000. Anzi, il giudizio del 2003 peggiora quello di tre anni prima: i nostri ragazzi si erano classificati allora al ventesimo posto per quanto riguarda la capacità di lettura, sono ora precipitati al venticinquesimo; in matematica erano ventitreesimi nel 2000, sono ventiseiesimi nel 2003; nelle scienze naturali sono passati dal ventiduesimo al ventitreesimo posto. Il secondo rapporto Pisa ha introdotto un altro campo di valutazione, la capacità di risolvere problemi pratici: ebbene, anche qui i ragazzi italiani si sono classificati al ventiseiesimo posto. I paesi oggetto dell’indagine sono ventinove, ai quali ne vanno aggiunti un’altra decina estranei all’Ocse. Siamo dunque agli ultimissimi posti, e per di più con una tendenza al peggioramento.

Un’analisi approfondita dei risultati di questa inchiesta, che è stata condotta su oltre 250 mila ragazzi nei vari paesi, rivela fino in fondo le lacune della situazione italiana. Emerge per esempio che da noi, così come in Portogallo e negli Stati Uniti, più di un quarto dei quindicenni non raggiunge in matematica il secondo livello, su una scala da uno a sei, che rappresenta la sufficienza. Eppure l’Italia viene segnalata fra i paesi in cui più si spende per l’istruzione: segno evidente che quelle risorse sono male impiegate, che insomma la nostra scuola è costosa quanto inefficiente. Naturalmente si tratta qui di valori medi. I ricercatori del Pisa sottolineano come in  Italia, così come in altri paesi, la situazione sia nettamente differenziata a seconda delle aree geografiche: i ragazzi trentini, tanto per fare un solo esempio, fanno registrare valutazioni di primissimo piano. Abbiamo insomma scuole ottime e scuole pessime, anche se molti osservatori tendono a ridimensionare le colpe del sistema scolastico indicando le cause dell’insuccesso in un contesto ambientale tutt’altro che formativo: quello della televisione-spazzatura, per intenderci, che implicitamente svilisce ogni tensione verso la cultura.

È interessante notare come la nuova indagine Pisa abbia confermato l’eccellenza del modello finlandese. I ragazzi del paese scandinavo si collocano al primo posto sia per la capacità di lettura, sia per le scienze naturali, al secondo, dopo Hongkong, per la matematica, al terzo, dopo Corea del Sud e Hongkong, per la capacità di risolvere problemi. Ai primi posti delle quattro graduatorie, oltre ai paesi citati, troviamo l’Olanda, il Liechtenstein, il Giappone, la Nuova Zelanda, il Canada, l’Australia. Con la relativa eccezione di questi ultimi, si tratta di paesi etnicamente e linguisticamente compatti: sembra infatti di poter dire che i paesi a struttura umana eterogenea, i paesi del melting pot come Stati Uniti o Francia o Germania, registrano inevitabilmente cali più o meno consistenti nel rendimento medio scolastico. La scommessa educativa si fa infatti più ardua, quando si confronta con soggetti provenienti da contesti culturali disparati.

Nel rapporto Pisa 2003 si prende anche in esame il rapporto fra i sessi relativamente al rendimento. Risulta che con la matematica i ragazzi se la cavano mediamente meglio delle ragazze, mentre per la lettura accade esattamente il contrario quasi dappertutto, la sola eccezione è il Liechtenstein. Per le scienze naturali i livelli sono quasi alla pari, con una lieve predominanza maschile: ma in Finlandia e Islanda anche su questi temi prevalgono invece le ragazze.

                                                           f.s.

FOGLIO LAPIS - DICEMBRE 2004