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La mostra di abbecedari e libri di lettura per l’alfabetizzazione, proposta dalla Lapis, è stata inaugurata nella cornice suggestiva di una chiesa barocca, lo spazio espositivo messo a disposizione dal Comune – Musiche di Chopin e Rossini, eseguite al pianoforte da due allievi del Liceo musicale, hanno accolto i primi visitatori – Sono in corso contatti con amministrazioni locali e grandi biblioteche per i successivi allestimenti dell’esposizione in altre sedi 

 

È un viaggio del mondo in quarantacinque abbecedari: questo uno dei primi commenti colti fra i visitatori della mostra di libri per l’alfabetizzazione provenienti dai cinque continenti, che ha visto la luce nello splendore barocco di una chiesa di Arezzo. Nel tempio di Sant’Ignazio, in cui la funzione espositiva ha preso il posto dell’antica destinazione liturgica, è stata particolarmente suggestiva l’inaugurazione, con brani di Chopin e Rossini eseguiti al pianoforte da due applauditissimi allievi del Liceo classico musicale, Niccolò Nardoianni e Marco Lazzeri. Poco prima, il prof. Bruno Rossi dell’università di Siena aveva svolto una conferenza su “La lettura nella scuola tra riflessione pedagogica e considerazioni didattiche”.

La lettura, i testi, le lingue, gli alfabeti: ecco i temi di fondo impliciti nell’iniziativa della Lapis icasticamente riproposti da questa singolare varietà di abbecedari, corredati dalle schede realizzate da Laura Garofalo. Allestita da Mario Nibbi, la mostra è rimasta aperta nella città toscana, grazie all’ospitalità del Comune, per quindici giorni. I frequentatori di questo sito possono trovarne una rappresentazione virtuale andando alla pagina http://www.fogliolapis.it/parole.htm. Possono anche trovare in libreria il catalogo bilingue, Le parole del mondo – Words of the World, pubblicato dall’editrice Fatatrac di Firenze, che presenta le riproduzioni a colori delle quarantacinque copertine, con schede che illustrano le statistiche dei rispettivi paesi, con particolare riferimento alla composizione etnico-linguistica, e alle tematiche educative (durata media dell’istruzione, tasso di analfabetismo, ecc.).

Naturalmente ciò che più colpisce il pubblico è l’eterogeneità degli alfabeti, che si presenta di particolare interesse nel confronto ravvicinato fra questi libri perché quelle scritture così varie sono accompagnate da illustrazioni molto spesso simili o di analoga ispirazione: la casa, la scuola, gli animali, le piante, il cibo, le città, gli attrezzi del lavoro. Ne emerge in forma elementare una prima lezione che può essere davvero preziosa, per la nostra scuola alle prese con la sfida interculturale nel tempo in cui si blatera tanto di clash of civilizations: la disparità dei linguaggi e degli alfabeti non smentisce la fondamentale omogeneità della famiglia umana. Nelle classi elementari di tutto il mondo si insegna a leggere e a scrivere ricorrendo a esempi figurati ovunque ricorrenti: si dicono insomma le stesse cose, usando di volta in volta quelle organizzazioni linguistiche di segni e di suoni che contraddistinguono le varie tradizioni culturali. Unità nella diversità, diversità nell’unità: sono bei temi, per un insegnante intelligente che visiti questa mostra con i suoi allievi.

Un altro spunto di riflessione, certamente utile alle classi in visita, può essere la presenza implicita di tutti coloro ai quali non è dato di cercare nei libri la magia della parola: un’infanzia e un’adolescenza cui è negato l’esercizio del fondamentale diritto all’istruzione. È una realtà inaccettabile ma è la realtà, e si nasconde proprio dietro la molteplicità degli sforzi didattici illustrata da questa mostra: e si tratta di milioni, decine, centinaia di milioni. Ora, se fra i banchi delle nostre scuole c’è qualche disaffezione di troppo, bisognerebbe da una parte rendere la scuola più attraente e più amica (purtroppo non sembra che siamo su questa strada), dall’altra invitare i ragazzi che subiscono la tentazione della fuga a riflettere proprio su quella silenziosa moltitudine di mancati compagni di scuola. Per loro trovarsi fra i banchi, davanti ai libri e a un insegnante, è soltanto un miraggio e per alcuni addirittura neanche questo, visto che l’istruzione nemmeno sanno che cosa sia. In un testo esposto fra le “parole del mondo” si cita l’esempio letterario e assai significativo di Pinocchio: aveva scelto l’evasione dall’impaccio delle lezioni, aveva persino venduto l’abbecedario per comprare i biglietti di uno spettacolo di burattini, ma poi alla fine anche lui si era per così dire adeguato tornando al libro e chinandosi sui banchi. Perché la scuola della vita va benissimo, ma soltanto a patto che ci sia stata, prima, la scuola.

Dopo l’incontro a Sant’Ignazio con i loro primi visitatori questi libri, che la Lapis ha raccolto con l’aiuto di numerose ambasciate, altri enti e privati, si metteranno in cammino: quella di Arezzo infatti non è che la prima tappa. Sono in corso contatti con amministrazioni locali, enti internazionali e grandi biblioteche per consentirne l’allestimento in altre sedi. Alcuni appuntamenti sono già di massima fissati per i prossimi mesi. Non possiamo ancora precisare dove: ma è certo che in molte città specialisti, insegnanti, studenti, semplici curiosi potranno chinarsi sulle pagine che raccontano, in tante lingue e con tanti alfabeti, come nelle varie culture si preparino i bambini ad affrontare la loro prima sfida, quella d’impadronirsi attraverso la lettura e la scrittura delle chiavi d’accesso al mondo che li circonda.

                                                           f.s.

FOGLIO LAPIS - DICEMBRE 2004