Nuovi
percorsi presentati la scorsa estate alla Early Chilhood
Conference dell’International Society for Music
Education – Un centinaio di esperti di tutti i paesi
riuniti a Copenaghen – Il contributo italiano di Sonia
Simonazzi, l’ideatrice di RITMìA, un metodo innovativo
che lei stessa ha illustrato nel nostro numero di ottobre
– Il rapporto indissolubile fra musica e movimento, e il
ruolo
crescente dell’educazione musicale interattiva
Perché
è fondamentale accostarsi alla musica fin dalla più tenera
età? Come individuare le qualità che ciascun bambino
manifesta con i primi vagiti, e quali sono le migliori
strategie per potenziarle? L’educazione musicale
nella prima infanzia riveste una tale importanza che l'International
Society for Music Education ha istituito da alcuni decenni
una commissione permanente (Early Childhood Music Education)
per approfondirlo e selezionare le esperienze più
significative in ambito internazionale. Anche quest'anno un
centinaio di esperti di tutti i paesi si sono incontrati per
presentare le loro ricerche alla Decima Conferenza dell'ECME,
presieduta da Lily Chen-Hafteck della Kean University. Tema
del convegno, svoltosi dal 5 al 9 agosto presso la Facoltà
di Pedagogia di Copenhagen, è stato lo sviluppo della
musicalità innata nel bambino.
Il
discorso di apertura di Colwyn Trevarthen dell'Università di Edimburgo ha
incoraggiato insegnanti ed educatori a non concentrarsi solamente sulle
predisposizioni e le capacità necessarie per l'apprendimento ma piuttosto a
ricercare le cause che inducono i bambini a esprimersi in modo musicale ancora
prima di aver ricevuto qualsiasi forma di istruzione. La musica in primo luogo
come forma di comunicazione, quindi, vista soprattutto come fonte di ispirazione
e rilascio delle emozioni.
Unica esponente
italiana invitata alla rassegna è stata Sonia
Simonazzi, ideatrice di RITMìA, un metodo innovativo per
avvicinare alla musica i bambini dai tre ai dieci anni.
Principali caratteristiche della sua pratica (http://www.metodo-ritmia.com)
sono l'introduzione all’educazione musicale attraverso il
gioco e l'integrazione tra stimolazione sonora, movimento
del corpo ed espressione grafico-pittorica. Accompagnati da
particolari strumenti e dai suoni della voce e del respiro,
i bambini vivono la spontaneità del movimento creativo
alternato a posizioni derivate anche da antiche tradizioni
come lo yoga. Gesti e posture enfatizzano le sensazioni
indotte dalla stimolazione sonora, facilitando l'apprendimento
dei parametri musical di base. In questo modo anche i più
piccoli vengono guidati ad ascoltare e ascoltarsi usando la
musica come mezzo di espressione e di comunicazione.
La
ricerca di Simonazzi ha confermato le sue linee innovative
incontrando riscontri e raffronti nei lavori di diversi
esperti. In particolare la relazione di Charlotte Fröhlich
della Musikhochschule di Hannover ha evidenziato tematiche e
interrogativi che trovano parallelismi negli assunti di RITMìA.
Aiutare i bambini a diventare in primo luogo giovani artisti
(e non necessariamente specialisti musicali); sottolineare
il rapporto indissolubile fra musica e movimento
individuando esperienze che amplifichino la presa di
coscienza di se stessi e del proprio corpo; evidenziare
punti di contatto fra musicoterapia e pedagogia musicale per
l'approfondimento di pratiche che incrementino lo sviluppo
globale dell'individuo.
Nell'ambito del
convegno non sono mancati accenni a Internet e all'apprendimento
interattivo. Linda Page Neelly della Università del
Connecticut ha presentato un interessante sito (www.sesamestreet.com)
che propone la Sesame Street Music Zone, nata grazie alla
sua collaborazione con Lori Custodero della Columbia
University e con i creativi e i pedagogisti del famoso
programma televisivo. Il sito si rivolge a bambini ed
educatori con il fine di approfondire l¹apprendimento
online, e offre la possibilità di navigare tra pagine
selezionate e di scaricare giochi e musica. In conclusione,
il convegno ha posto l’attenzione su come sia fondamentale
partire da percorsi più spontanei e di ampio raggio che non
penalizzino la formazione di futuri “veri” musicisti ma
al contrario ne favoriscano lo sviluppo permettendo una
formazione più articolata e accattivante in grado di
assecondare il naturale bisogno di gioco dei bambini
r.f.l.
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