Un’indagine
rivela che l’approccio agonistico con cui i giovani
affrontano le discipline sportive porta molti di loro a
considerare acriticamente il ricorso a sostanze dannose
– Si forma così una pericolosa “mentalità dopante”
– Una corretta conoscenza dei rischi può indurre a
salutari modificazioni del comportamento – Un altro
allarme scientifico su cui torneremo: gli effetti
devastanti delle “sostanze d’abuso” (droghe, alcol,
fumo) sulla funzione sessuale
“All’inizio
non ne sapevano nulla”, dice Mariella Sturniolo. Si
riferisce ai 250 ragazzi, allievi di scuola media in alcuni
comuni calabresi, sui quali nel corso del passato anno
scolastico è stata condotta un’indagine conoscitiva di
vitale interesse. La dott.ssa Sturniolo e gli altri
ricercatori impegnati nello studio (M. Carlucci, R.
Tallarico, C.Sturniolo e A. Papini), si proponevano di
studiare l’incidenza dei fattori che predispongono o
favoriscono la “mentalità dopante”: cioè la tendenza a
considerare normale l’assunzione di sostanze destinate a
migliorare le prestazioni sportive. Si trattava inoltre di
evidenziare i comportamenti a rischio, correlati con l’età,
il sesso, lo sport praticato e la conoscenza delle sostanze,
e di verificare la ricezione delle informazioni su questa
materia.
I
risultati sono insieme interessanti e preoccupanti. Tanto
per cominciare, sottolinea la dott.ssa Sturniolo, quella
mentalità dopante esiste ed è piuttosto radicata. Frutto
di scarsa informazione, e soprattutto di una “falsa
propaganda salutistica dello sport ad ogni costo e con ogni
mezzo”. Ma esiste anche, fortunatamente, la disponibilità
a prendere atto della realtà, una volta che i ragazzi ne
siano venuti a conoscenza, e a considerare con più
attenzione la necessità di vedere la pratica sportiva come
una liberazione di energia “in modo ottimale, senza
ricorrere a sostanze esogene”. Riconducendo così lo
sport, depurato dei suoi eccessi agonistici, entro i limiti
essenziali dell’igiene.
Veniamo
al dettaglio. Dei 250 ragazzi considerati (età fra gli 11 e
i 15 anni), 213 praticano sport, vale a dire l’85,2%. Il
39,9% di costoro (cioè il 34% del campione) lo fa in forma
agonistica. Intendono lo sport come “necessario per
migliorare lo stato di salute” ma si riscontra anche
“l’errata convinzione che, in età prepubere, sia
salutare per la crescita praticare uno sport a livello
agonistico”. Il 16,8% fa sport per vincere, il 45%
considera utile un’alimentazione particolare durante gli
allenamenti, ma senza integratori, il 12,4% farebbe uso
anche di questi. Il 79,2% conosce sostanze destinate a
migliorare il rendimento fisico, il 33% definisce il doping
l’assunzione di farmaci da parte dell’atleta, il 72,4%
sa che il doping migliora le prestazioni, il 62,8% sa che è
vietato, il 61,2% lo considera una pratica scorretta, il
22,4% al contrario lo ritiene giusto, in quanto scelta
personale dell’atleta. Il 15% giustifica l’assunzione di
sostanze a base di GH (l’ormone della crescita) perché,
come dice il nome, fanno crescere.
Riguardo
alla concezione dello sport, molti ragazzi non sono affatto
d’accordo con il barone De Coubertin (“importante è
gareggiare, non vincere”). Infatti il 24% è convinto che
la vittoria deve essere raggiunta a ogni costo, il 23,2% si
dichiara disposto anche a durissimi allenamenti per
migliorare le prestazioni, infine il 6,8% “userebbe
qualsiasi sostanza per raggiungere l’obiettivo”. La
maggior parte dei ragazzi che praticano sport
(prevalentemente calcio e calcetto) insegue un modello,
identificato in uno dei miti dello sport-spettacolo, mentre
la presenza di un atleta-simbolo è meno diffusa fra le
ragazze. In definitiva, fra molte carenze informative e
concezioni assai approssimative sul ruolo degli integratori
e delle sostanze dopanti, emerge da questa indagine anche il
riconoscimento da parte dei ragazzi del ruolo
dell’esperto, la disponibilità ad ascoltarlo, a prendere
atto del rischio doping e a comportarsi di conseguenza. Si
conferma insomma una volta ancora, conclude la dott.ssa
Sturniolo attualmente impegnata in una ricerca analoga fra i
piccoli di quarta e quinta elementare, il ruolo essenziale
di una corretta informazione.
Nel
prossimo numero di questo periodico illustreremo un altro
allarme di estremo interesse: un gruppo di specialisti ha
analizzato gli effetti negativi delle cosiddette “sostanze
d’abuso” sulla salute genitale maschile e in particolare
sulla funzione sessuale. Esaminando gli effetti delle droghe
classiche (eroina, cocaina e cannabis) e di quelle nuove
(amfetamine, LSD, ecstasy), ma anche degli alcolici e del
fumo di sigaretta, gli studiosi sono giunti alla conclusione
che tutte queste sostanze hanno sicuramente influenza sulla
funzione sessuale e riproduttiva maschile, e che questa
influenza è negativa. Questa realtà potrebbe essere la
base di una prevenzione non basata su astratti moralismi o
allarmi generici (attenti, la droga fa male), ma sulla
diffusione di una consapevolezza assai concreta: la droga,
qualsiasi droga, alla lunga rende impotenti. È necessario
che i ragazzi lo sappiano.
a.v.