FOGLIO LAPIS - DICEMBRE 2002

 
 

L’incontro di Mario Caniglia, l’imprenditore siciliano che ha detto no al ricatto delle cosche, con un pubblico attentissimo di 400 alunni di terza media– Per battere la criminalità organizzata, ha detto loro Caniglia, ci vuole il vostro entusiasmo: perché “la mafia ha paura di voi” – Pubblichiamo le prime riflessioni di alcuni fra quei ragazzi – Nostra intervista al procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna: il ruolo essenziale dell’educazione alla legalità

 

Arezzo, 26 novembre 2002: l’auditorium della scuola media “Francesco Severi” è gremito di ragazzi. Sono gli alunni di terza media di alcune scuole cittadine, venuti per ascoltare Mario Caniglia, l’imprenditore siciliano che si oppose alle intimidazioni mafiose denunciando coloro che intendevano estorcergli il “pizzo”, ed è oggi una delle figure di punta del movimento antiracket. Sono in quattrocento, e ascoltano senza fiatare il racconto di un uomo che dice di sé “non mi definirei coraggioso”, eppure ha sconfitto la paura, ha resistito al ricatto e ha portato in tribunale i suoi persecutori. Nonostante il fatto che è costretto a vivere sotto scorta, oggi Caniglia può affermare: “io sono un uomo libero, se avessi ceduto, sarei uno schiavo”. Con la sua semplice esposizione priva di retorica, Caniglia ha conquistato la platea, che alla fine lo assedia con le sue domande.

La Lapis, che ha organizzato questo incontro, si augura che sia il primo di una lunga serie, in tutte le città d’Italia. Sulla manifestazione di Arezzo è disponibile un video: a richiesta delle scuole interessate forniremo le coordinate della ditta che lo ha prodotto. Questo periodico è infine aperto ai testi dei ragazzi che, secondo il suggerimento del procuratore Vigna, siano stati invitati a una riflessione su questo incontro con la realtà della mafia. Cominciamo col pubblicare qui di seguito ciò che hanno scritto alcuni fra i 400 ragazzi che hanno ascoltato Caniglia il 26 novembre.

 

Un’esperienza che mi ha segnato e che dovrebbe segnare tutti è stato l’incontro con Mario Caniglia, una persona così semplice e così umile, ma con un coraggio ed una forza forse superiori a qualsiasi licenza di studio. Un contadino con la 5° elementare ha saputo dire no ad uno sporco ricatto della mafia. Durante il suo racconto ha rivelato a 400 ragazzi tredicenni, ammutoliti al suono delle sue semplici ed umili parole, come sia frequente che la mafia ricatti contadini, imprenditori  e capi di piccole aziende, chiedendo loro cifre esorbitanti in cambio di una “assicurazione a copertura totale”.

Bè, Mario Caniglia ha detto no, e dopo aver stabilito un piano ben preciso coi carabinieri, ha finto di trattare ed ha ottenuto dalla prima richiesta di 50 milioni una seconda di 20 milioni, ed una terza di 5 milioni. D’accordo con la polizia e con una microspia addosso, ha voluto incontrare i suoi estortori e si è finto un ex mafioso dicendo di avere amici importanti… Tornato a casa, ha trovato una situazione provocata da alcuni equivoci che avevano portato la polizia a sospettare di lui. Così, per un breve periodo, era solo contro lo stato e contro la mafia. Risolto l’equivoco, lo stato gli offrì protezione. Dopo poco i suoi estortori vennero arrestati.

Ma lui vive ancora dove abitava prima, e dice di essere libero anche se vive sotto scorta. Queste sono le conseguenze, ma ha avuto lo stesso la forza di dire no. Oltre tutto ha ricevuto molte minacce, ed i suoi compaesani lo hanno offeso con parole molto pesanti in Sicilia:”cornuto, poliziotto, sbirro”. Era solo, ma “c’era lo stato”, come lui ha più volte affermato. Quando sente notizie sui disastri commessi dalla mafia, si chiede: perché succede ancora? Solo noi generazione di oggi possiamo fare in modo che questo non accada più, con piccoli gesti, denunciando ogni forma di prepotenza e combattendola. Solo così la mafia non esisterà più.

                                                                                                            Giada Alterini

 

Martedì 26 novembre 2002 è stata una data importante, da ricordare. Diverse classi di Arezzo, tra cui la mia, sono andate nell’auditorium della scuola media Francesco Severi. Lì ci aspettava Mario Caniglia, venuto apposta per noi. Ci ha raccontato la sua storia: eravamo un pubblico certo difficile da gestire, ma le sue parole cadevano nel silenzio più assoluto, non un brusio. Lui è stato ricattato dalla mafia, ma si è rifiutato di pagare il pizzo. Ha denunciato immediatamente tutto allo stato, rischiando tantissimo. Con una grande forza di volontà è riuscito a fare arrestare i suoi estortori, e vive scortato da quattro anni.

Nonostante ciò, lui afferma di essere libero, e lo è: non si è reso schiavo degli sporchi ricatti ai quali è stato sottoposto. Con parole semplici e bellissime ci ha fatto capire come si puo’ combattere tutto questo. Ha detto che la mafia ha paura di noi, noi ragazzi. Possiamo iniziare a combattere queste ingiustizie anche subito: denunciando ogni piccola cosa e non accettando nessuna specie di prepotenza. In questo modo possiamo iniziare ad agire anche noi.

 É stata un’esperienza bellissima e istruttiva per tutti; un’esperienza da ricordare.

                                                                                                                  Laura Venturi

 

Con la mia classe martedì siamo andati alla scuola Francesco Severi. C’era un uomo, Mario Caniglia, che diversi anni fa ha ricevuto minacce da mafiosi siciliani. Lui è un imprenditore proprietario di un grande aranceto ottenuto lavorando, un po’ per volta. In quel periodo aveva cominciato a guadagnare di più, e fu così che la mafia iniziò a ricattarlo.

Caniglia ricevette molte intimidazioni telefoniche, ma lui non le accettò e chiamò i carabinieri. Ricevette altre minacce, ma lui si rifiutò categoricamente di scendere a patti e, aiutato dalla polizia, riuscì infine a fare arrestare i suoi estortori. Da quattro anni vive sotto scorta.

Questa “manifestazione” mi è piaciuta molto, ed è stata molto importante per capire cos’è veramente la mafia, come agisce (basandosi sulla paura) e come si puo’ sconfiggere. Credo inoltre che all’inizio quasi tutti gli alunni la vedevano come una via di fuga, un modo per perdere ore di lezione, mentre poi si è rivelato un evento importante e di grande interesse per tutti.

                                                                                                       Valeria Moretti

 

 

 

 

 

                            

 

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