Il
calcio più di uno sport, più di un rito collettivo, più
di una fede, ormai è diventato una vera industria - Nel
pianeta del lavoro minorile c'è un vasto continente inesplorato,
quello dei bambini importati dall'Africa e dal Sud America
per alimentare i "vivai" delle società calcistiche - La
maggior parte finisce nell'economia nera o nella criminalità
Ogni
anno migliaia di bambini aspiranti campioni sono importati
dall'Africa e dal Sud America. Abbandonano le loro famiglie
per tentare di realizzare un sogno a volte impossibile:
diventare campioni. Un sogno che nel 99 per cento dei casi
non diventerà realtà, visto che la maggioranza di questi
baby-calciatori finirà a lavare i vetri delle auto ai semafori
o nella criminalità. Ma chi sono questi "scafisti" del pallone
e come arruolano queste piccole vittime di un sogno quasi
impossibile?
Dati
della Federcalcio rivelano che nel 1998 erano tesserati
nelle società italiane 5308 under 16. Questi dati erano
solo una stima approssimativa, visto che nel 1999 questa
cifra è salita a 5686 minori che hanno provato l'avventura
in un club italiano.
Questa
tratta iniziò con il Torino, che acquistò tre bambini del
Ghana a bassissimo prezzo. Oggi questo mercato si è ingrandito
in Africa e Brasile, dove, nella maggioranza dei casi, gli
"scafisti del pallone" passano mesi alla ricerca di talenti.
Il
valore all'acquisto non supera le 300mila lire ed è molto
facile farli entrare in Italia poiché i minori non necessitano
di un permesso di soggiorno , ma è sufficiente una autocertificazione
che dichiari la residenza in Italia. Questi ragazzini vengono
tesserati da società italiane, però come si è detto il 99
per cento non supera il provino. Il tesserino è restituito
al bambino , il quale è libero di andare dove vuole: questo
non interessa a nessuno, neppure al procuratore, che al
massimo ha perso un po' di soldi.
Nel
1991, il presidente della Federazione africana di calcio
lanciò un allarme sulla tratta dei bambini calciatori, dove
diceva che "gli agenti saccheggiano l'Africa, rubano i bambini
a volte anche di dieci anni, li portano in Italia e poi
li abbandonano al loro destino ".
Questo
provocò l'indignazione dell'allora presidente della Federcalcio
Antonio Matarrese, che promise una indagine. Non successe
niente e sia l'Africa che il Sud America continuano a esportare
bambini come fossero banane.
Su
questo argomento si esprime anche Pelè, ora ministro dello
sport brasiliano, il quale dice "sono almeno 830 i ragazzi
sradicati dal Brasile e portati in Europa". Egualmente Edmundo
(ex calciatore della Fiorentina ) in questi giorni ha lanciato
una denuncia contro l'Italia, nella quale ammette di aver
incontrato una decina di giocatori minorenni acquistati
a buon mercato in Brasile. Secondo Edmundo, molti di questi
ragazzi giocano in tutta Europa grazie a un traffico di
passaporti falsi. In seguito a queste dichiarazioni la Commissione
parlamentare ha deciso di allargare la propria indagine
al Portogallo e all'Italia.
In
Italia, lo conferma il Presidente del settore scolastico
della Federcalcio, fino all'anno scorso si potevano tesserare
un numero illimitato di stranieri (in questa categoria rientrano
le giovanili dei Club professionistici), in molti casi sono
ancora bambini.
Per
arginare il fenomeno, la Federcalcio ha imposto un limite
di tre bambini extracomunitari. Giorgio Parreti, agente
Fifa, operatore sul mercato africano, ha ammesso che molti
suoi colleghi raccolgono bambini di diversa età e che 9
su 10 si perdono.
Per
cercare di risolvere in parte questo problema, grandi società
europee come l'Inter, il Parma, l'Ajax ecc, portano avanti
progetti sportivi-sociali che cercano di aiutare a bambini
di paesi poveri come il Ghana, Burkina-Faso ed altri, anche
nel Sud America. La maggioranza di questi progetti si realizza
in ambienti poveri (ad esempio nelle favelas di Rio de Janeiro).
Puntando sul desiderio del bambino di far parte di queste
scuole sportive, la società calcistica lo obbliga a frequentare
la scuola elementare, requisito fondamentale per poter accedere
agli allenamenti. In molti casi, quando il rendimento scolastico
è basso, gli istruttori-insegnanti sono incaricati di seguire
il bambino negli studi.
Come
si vede, da una parte l'interesse e il futuro di molti bambini
vengono distrutti dall'avidità di gente senza scrupoli e
dall'ignoranza delle loro famiglie, dall'altra le buone
intenzioni di società sportive che investono energie e capitali
nell'aiutare ragazzi in situazioni disastrose, ma nei loro
paesi. E nel mezzo bambini che sognano che la loro passione
li porti lontano, fuori dalle miserie che vivono quotidianamente,
magari solamente per la durata di una partita di calcio
o forse, chissà, che il grande sogno si avveri e diventino
famosi come il loro idolo fotografato su tutti i giornali.
Auguri
a tutti, ragazzi!
Jorge
Tocto Lobato
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