FOGLIO LAPIS - DICEMBRE 2000

 

 

Il calcio più di uno sport, più di un rito collettivo, più di una fede, ormai è diventato una vera industria - Nel pianeta del lavoro minorile c'è un vasto continente inesplorato, quello dei bambini importati dall'Africa e dal Sud America per alimentare i "vivai" delle società calcistiche - La maggior parte finisce nell'economia nera o nella criminalità

 

Ogni anno migliaia di bambini aspiranti campioni sono importati dall'Africa e dal Sud America. Abbandonano le loro famiglie per tentare di realizzare un sogno a volte impossibile: diventare campioni. Un sogno che nel 99 per cento dei casi non diventerà realtà, visto che la maggioranza di questi baby-calciatori finirà a lavare i vetri delle auto ai semafori o nella criminalità. Ma chi sono questi "scafisti" del pallone e come arruolano queste piccole vittime di un sogno quasi impossibile?

Dati della Federcalcio rivelano che nel 1998 erano tesserati nelle società italiane 5308 under 16. Questi dati erano solo una stima approssimativa, visto che nel 1999 questa cifra è salita a 5686 minori che hanno provato l'avventura in un club italiano.

Questa tratta iniziò con il Torino, che acquistò tre bambini del Ghana a bassissimo prezzo. Oggi questo mercato si è ingrandito in Africa e Brasile, dove, nella maggioranza dei casi, gli "scafisti del pallone" passano mesi alla ricerca di talenti.

Il valore all'acquisto non supera le 300mila lire ed è molto facile farli entrare in Italia poiché i minori non necessitano di un permesso di soggiorno , ma è sufficiente una autocertificazione che dichiari la residenza in Italia. Questi ragazzini vengono tesserati da società italiane, però come si è detto il 99 per cento non supera il provino. Il tesserino è restituito al bambino , il quale è libero di andare dove vuole: questo non interessa a nessuno, neppure al procuratore, che al massimo ha perso un po' di soldi.

Nel 1991, il presidente della Federazione africana di calcio lanciò un allarme sulla tratta dei bambini calciatori, dove diceva che "gli agenti saccheggiano l'Africa, rubano i bambini a volte anche di dieci anni, li portano in Italia e poi li abbandonano al loro destino ".

Questo provocò l'indignazione dell'allora presidente della Federcalcio Antonio Matarrese, che promise una indagine. Non successe niente e sia l'Africa che il Sud America continuano a esportare bambini come fossero banane.

Su questo argomento si esprime anche Pelè, ora ministro dello sport brasiliano, il quale dice "sono almeno 830 i ragazzi sradicati dal Brasile e portati in Europa". Egualmente Edmundo (ex calciatore della Fiorentina ) in questi giorni ha lanciato una denuncia contro l'Italia, nella quale ammette di aver incontrato una decina di giocatori minorenni acquistati a buon mercato in Brasile. Secondo Edmundo, molti di questi ragazzi giocano in tutta Europa grazie a un traffico di passaporti falsi. In seguito a queste dichiarazioni la Commissione parlamentare ha deciso di allargare la propria indagine al Portogallo e all'Italia.

In Italia, lo conferma il Presidente del settore scolastico della Federcalcio, fino all'anno scorso si potevano tesserare un numero illimitato di stranieri (in questa categoria rientrano le giovanili dei Club professionistici), in molti casi sono ancora bambini.

Per arginare il fenomeno, la Federcalcio ha imposto un limite di tre bambini extracomunitari. Giorgio Parreti, agente Fifa, operatore sul mercato africano, ha ammesso che molti suoi colleghi raccolgono bambini di diversa età e che 9 su 10 si perdono.

Per cercare di risolvere in parte questo problema, grandi società europee come l'Inter, il Parma, l'Ajax ecc, portano avanti progetti sportivi-sociali che cercano di aiutare a bambini di paesi poveri come il Ghana, Burkina-Faso ed altri, anche nel Sud America. La maggioranza di questi progetti si realizza in ambienti poveri (ad esempio nelle favelas di Rio de Janeiro). Puntando sul desiderio del bambino di far parte di queste scuole sportive, la società calcistica lo obbliga a frequentare la scuola elementare, requisito fondamentale per poter accedere agli allenamenti. In molti casi, quando il rendimento scolastico è basso, gli istruttori-insegnanti sono incaricati di seguire il bambino negli studi.

Come si vede, da una parte l'interesse e il futuro di molti bambini vengono distrutti dall'avidità di gente senza scrupoli e dall'ignoranza delle loro famiglie, dall'altra le buone intenzioni di società sportive che investono energie e capitali nell'aiutare ragazzi in situazioni disastrose, ma nei loro paesi. E nel mezzo bambini che sognano che la loro passione li porti lontano, fuori dalle miserie che vivono quotidianamente, magari solamente per la durata di una partita di calcio o forse, chissà, che il grande sogno si avveri e diventino famosi come il loro idolo fotografato su tutti i giornali.

Auguri a tutti, ragazzi!

 

Jorge Tocto Lobato

 

 

 

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