FOGLIO LAPIS - APRILE- 2023

 

Per vincere lo stress metropolitano che oggi ci affligge, niente di meglio che introdurre nelle città un po' di campagna. In questo modo si crea una preziosa opportunità di socializzazione. L'esempio della capitale, dove gli orti urbani sono ormai 150

 

La grande città moderna ha profondamente trasformato la modalità delle relazioni interpersonali e in modo impercettibile ha radicato nella natura delle persone un profondo individualismo. Il sociologo Simmel ha chiamato questa diffusa indifferenza nei confronti del mondo che ci circonda “atteggiamento blasé”, sviluppato dagli individui come autodifesa di fronte ad una realtà iperstimolante, troppo difficile da gestire e che solo un distacco emotivo può consentire di sostenere. Il progresso ha senza dubbio assicurato nel nostro mondo (contemporaneo) una vita per molti aspetti più facile, certamente più confortevole grazie alla presenza nella quotidianità di strumenti complessi e sofisticati, abbondanza e varietà di prodotti alimentari, tecnologie evolute, servizi per qualunque esigenza, collegamenti rapidi ed efficienti; tutto ciò ha, però, un corrispettivo negativo nella debolezza della società dal punto di vista della collaborazione tra gli individui e nella difficoltà di ognuno di avvertire un senso di appartenenza alla vita collettiva, con tutte le conseguenze critiche che ne possono derivare a livello psicologico.

E’ così allora che nelle metropoli sempre più soffocanti e sempre meno a misura d’uomo, incomincia a venire proprio dalle persone l’esigenza di recuperare un modo di vivere più gratificante e salutare e nascono iniziative spontanee originali e imprevedibili. Di questa natura è l’esperienza nata timidamente più di una decina di anni fa a Roma ad opera di alcuni cittadini che hanno voluto riappropriarsi e rivalutare quei territori della loro città abbandonati e degradati, oggetto di cementificazione selvaggia e speculazione edilizia o utilizzati come discariche a cielo aperto; semplicemente armati di zappe e vanghe, ma con buona volontà, gli abitanti del luogo hanno incominciato a lavorare, dissodare e coltivare terreni pubblici o talvolta anche privati ma non utilizzati, producendo senza impatto ambientale beni alimentari di qualità messi poi a disposizione di tutti.

Sono nati e poi si sono moltiplicati orti collaborativi, frutteti, boschetti: attualmente a Roma ci sono 150 orti urbani per migliaia di ettari coltivati a ortaggi, frutteti, ulivi, vigne o dedicati all'apicoltura. Una delibera comunale del 2005 ha riconosciuto questi terreni spazi comunitari ed oggi, a conferma del successo dell'iniziativa sta per essere scritto un vero e proprio regolamento elaborato dagli stessi ortisti con il sostegno del Progetto Urbact, Programma di Cooperazione Europea che ha lo scopo di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile mediante lo scambio di esperienze tra città europee. Nel 2015 era anche arrivato il riconoscimento dell'Unione Europea con il conferimento alla Capitale del premio “Good practice city” (città delle buone pratiche per la spontaneità comunitaria) e da allora si sono moltiplicati i progetti europei per promuovere ed esportare il modello romano, non solo in altre città italiane, ma anche all'estero. Citiamo i Progetti EFUA - European Forum on Urban Agricolture, Fusilli. Urban Food Planning, RU:RBAN - Resilient Urban Agricolture.

Non si tratta, però, solo di agricoltura, poiché intorno a questi orti si costruiscono le comunità delle persone: nascono luoghi e occasioni di aggregazione e collaborazione, di svago e positivi rapporti interpersonali e intergenerazionali in esperienze salutari sia a livello fisico che sociale; oltre gli orti e i frutteti ci sono campi da basket e da calcetto, giochi per i bimbi, spazi per i cani. Gruppi, associazioni, scuole utilizzano questi spazi pubblici per realizzare iniziative di più ampia portata: progetti didattici, in cui i bambini possono svolgere attività pratiche a contatto con la natura, oppure esperienze di collaborazione in cui persone autistiche si impegnano in un lavoro collettivo utili per sviluppare positive relazioni sociali, o semplicemente luoghi dove i nonni e i nipoti si incontrano per lavorare insieme e consolidare relazioni affettive e sentimentali fondamentali per entrambi.

In un mondo che ha sempre più bisogno di recuperare attenzione alla qualità della vita, sia nei cibi che produciamo e consumiamo, sia nelle esperienze di relazione e collaborazione sociale, è interessante che nascano e si diffondano iniziative di questo tipo: ciò sta avvenendo in Spagna, Francia, Grecia, Lituania, Irlanda e ora anche oltreoceano, in Colombia. La sinergia tra cittadini, amministrazioni locali e istituzioni non può che essere positiva e proficua per tutti.


                                                                      Marica Biglieri           

 

 


                                           

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