Si
è svolto recentemente a Cadice il Congresso internazionale
della lingua, l'evento triennale che riunisce i rappresentanti
dei paesi ispanofoni. Al centro dell'attenzione la diffusione
della lingua spagnola negli Stati Uniti
Nonostante
i tentativi di repressione e discriminazione, e soprattutto
nonostante il fatto che più della metà degli
immigrati ispanici di terza generazione non conosce la lingua
dei nonni, lo spagnolo è parlato oggi come lingua
materna dal dodici per cento dei cittadini americani. Ma
secondo le proiezioni questo dato è destinato a crescere
vertiginosamente. Si calcola infatti che a metà secolo
gli americani ispanofoni saranno 138 milioni. É quanto
ha riferito Kim Potowski, che occupa la cattedra di linguistica
ispanica alla Illinois University di Chicago, parlando al
congresso internazionale della lingua che si è celebrato
recentemente a Cadice. Si tratta di un evento che ogni tre
anni riunisce i rappresentanti dei paesi ispanofoni attorno
ai temi relativi alla diffusione della loro lingua e più
in generale al suo “stato di salute”.
Luis
Garcia Montero, direttore dell'Instituto Cervantes (il corrispondente
per la lingua spagnola si quello che è la Società
Dante Alighieri per l'italiano), ha sottolineato il profondo
significato dell'insegnamento e dell'apprendimento linguistico:
non si tratta soltanto di insegnare un vocabolario e una
grammatica, è la creazione di una coscienza critica,
cioè dell'elemento fondamentale per studiare le diversità
all'interno dell'unità. Bisogna partire dal presupposto,
precisa Garcia Montero, che le nostre lingue non sono immobili,
sono tutt'altro che strutture unitarie bloccate, Sono invece
costruzioni vive, in movimento, che interagiscono non solo
con le varianti nazionali ma anche con gli altri idiomi.
Perché “mantenere l'unità è stupendo,
ma rispettare le diversità è necessario”.
Questo
rapporto fra varianti locali e diversità è
particolarmente significativo per la lingua castigliana,
che come si sa è parlata oltre che in Spagna in alcune
decine di paesi americani scaturiti dalla dominazione coloniale
spagnola. Al congresso di Cadice, la cui più recente
edizione avrebbe dovuto svolgersi ad Arequipa in Perù
ma è stata spostata in Spagna per via delle turbolenze
che in questo periodo agitano il paese andino, ha presenziato
il re Felipe VI con la regina Letizia.
Si
è parlato anche di digitalizzazione, di interventi
di recupero post-pandemia, dell'intelligenza artificiale
e delle sue ripercussioni sui destini della lingua spagnola
e delle lingue in generale.
r. f. l.
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