Alle
differenze strutturali fra Nord e Sud corrisponde, secondo
le statistiche SVIMEZ, un netto divario nelle cifre sulla
dispersione scolastica. Il caso limite dell'area di Napoli.
Il problema delle mense nella primaria e il ruolo del
PNRR
Tre
punti che penalizzano l'Italia: in materia di dispersione
scolastica il nostro sistema educativo ha registrato nel
2021, secondo i dati SVIMEZ, l'ente che studia le condizioni
economiche e sociali del Mezzogiorno, un tasso del 12,7
per cento contro il 9,7 dell'Unione Europea nel suo insieme.
É naturalmente significativo anche il divario che
ci separa dai paesi più simili al nostro per dimensioni
e coordinate socio-economiche: per esempio la Francia ha
registrato una dispersione al 7,8 per cento mentre la Germania,
con l'11,8, si avvicina di più ai valori italiani.
Ma
questo non è tutto. Se andiamo ad analizzare quel
12,7 per cento, scopriamo che si tratta della media fra
situazioni territoriali molto differenziate: in effetti
la dispersione, che nelle regioni del Centro-Nord si ferma
al 10,4 per cento, cioè abbastanza vicino alla media
europea, raggiunge nel Sud il livello del 16,6 che supera
persino il 15,3 registrato dalla Romania, che guida la classifica
dei paesi membri dell'Unione europea con la maggior quota
di abbandoni scolastici.
Ovviamente
tutto questo non significa certo che i bambini e i ragazzi
del Sud sono meno dotati dei loro coetanei del Nord: è
chiarissimo che un esito così nettamente diversificato
discende da profonde differenze strutturali. Per dirne una,
la mancanza di mense negli istituti dell'istruzione primaria,
problema che del resto riguarda anche le scuole del Nord
ma nel Sud è letteralmente massiccio. Il confronto
è eloquente: se gli alunni delle elementari privi
di servizio mensa sono meno della metà nelle regioni
centrali e settentrionali, la quota sfiora l'80 per cento
nelle scuole del Mezzogiorno e delle isole.
Si
tratta di un dettaglio molto importante: niente mensa significa
niente tempo pieno, niente scuola pomeridiana, e senza tempo
pieno è impossibile assicurare agli alunni la stessa
assistenza fornita a chi può permettersi la pausa
pranzo. Con questa realtà di fatto la rincorsa a
una media meno inaccettabile in materia di dispersione scolastica
si fa davvero difficile. Oltre che dalla dispersione, più
in generale il Sud è penalizzato da una scarsa frequenza.
Particolarmente
negativa la situazione nell'area metropolitana di Napoli,
dove su circa 77 mila alunni tenuti all'obbligo scolastico
oltre quattromila hanno registrato lo scorso anno scolastico
un livello di assenze compreso fra il 25 e il 50 per cento
delle ore di lezione, mentre 831 addirittura non si sono
mai presentati a scuola. Ovviamente questa realtà
presenta ripercussioni sociali che non si limitano certo
a un'istruzione insufficiente: infatti la malavita organizzata
è in agguato, pronta a servirsi di manodopera minorile
a buon mercato per i furti e soprattutto lo spaccio di droghe.
Per
affrontare una situazione così complessa c'è
ora la disponibilità dei fondi europei destinati
a finanziare il Piano nazionale di resilienza e ripresa
(PNRR). Si tratta di finanziare progetti di risanamento
degli edifici scolastici e la costruzione di mense e palestre.
Ma com'è noto l'uso di quei fondi è seriamente
ostacolato da ogni sorta di lentezze burocratiche e di riserve
personali, non ultima quella di numerosi dirigenti d'istituto
che si mostrano riluttanti a impiegare i finanziamenti pubblici
nel timore di doverli poi restituire! Insomma la strada
sarà lunga, ma auguriamoci almeno che venga imboccata.
f. s.
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