FOGLIO LAPIS - APRILE- 2022

 

Un sondaggio su un campione di novemila cittadini rivela che la valutazione del sistema educativo è drasticamente peggiorata rispetto a una decina di anni fa. Tendenza di lungo termine o effetto della pandemia e delle misure restrittive?

 

Date un voto alla scuola. Questo l'invito rivolto online a un campione rappresentativo di poco meno che novemila cittadini della California dall'Istituto di studi governativi della prestigiosa Berkeley University con la sponsorizzazione del Los Angeles Times. L'indagine è particolarmente significativa perché agevolmente confrontabile con quella condotta nel 2011, che si basava sugli stessi criteri, si trattava cioè attribuire alle singole scuole pubbliche e all'insieme del sistema educativo statale un voto da A a F, con valore decrescente secondo la prassi americana. Per rispettare il bilinguismo ormai di fatto imperante nella società californiana, il quesito veniva illustrato in inglese e in spagnolo.

L'esito dell'iniziativa è tutt'altro che sorprendente. Se il sondaggio di undici anni or sono rivelò una valutazione media piuttosto critica, la realtà attuale è decisamente peggiorata. Si registra infatti un diffuso senso d'insoddisfazione. É vero che oltre un quinto degli interpellati a livello statale ha votato A o B (contro il 27 per cento che si espresse nello stesso modo undici anni or sono), ma il giudizio negativo, espresso con i voti D e F, ha fatto un balzo di quindici punti percentuali passando dal 13 al 28 per ceto degli interpellati. Per quanto riguarda la metropoli di Los Angeles manca il riferimento comparativo al 2011, ma i dati sono assai negativi: circa un terzo dei partecipanti al sondaggio ha votato D o F.

Secondo una prima interpretazione da parte dei sondaggisti l'arretramento è assai significativo: potrebbe essere una tendenza di lungo termine, fa notare uno specialista, “ma io credo che l'impatto della pandemia e delle restrizioni connesse abbia contribuito ad aggravarla”. Si nota anche che alle scuole locali viene dato un voto maggiore rispetto al sistema statale nel suo insieme. Infatti agli istituti pubblici frequentati dagli alunni che vivono nel circondario oltre un terzo degli interpellati ha attribuito A o B. Ma nella città di Los Angeles il dato si riduce a meno di un quarto.

L'inchiesta rivela anche giudizi discordanti sul ruolo dei sindacati che rappresentano gli insegnanti: quasi la metà li considera troppo potenti e li accusa di contrastare le riforme per rinnovare la scuola, concentrandosi sulle necessità dei docenti piuttosto che su quelle degli studenti. Sull'altro fronte opinioni decisamente differenti: ai sindacati viene dato il merito di darsi da fare perché gli in segnanti possano svolgere al meglio la loro difficile professione. Ma il tema non è considerato essenziale a giudicare dal fatto che fra il 20 e il 30 per cento degli intervistati non esprime opinioni in proposito.

Un altro elemento emerso dall'indagine sulla scuola californiana riguarda la percezione dell'efficienza del sistema educativo a seconda delle preferenze politiche: risulta che la parte più conservatrice della società si manifesta più critica nei confronti della scuola di quanto non lo sia la parte liberale. Questa constatazione è destinata a contare nelle elezioni di midterm in programma il prossimo novembre, quando secondo gli osservatori politici la scuola sarà uno dei temi scottanti sul tappeto.

 

                                                                      f. s.           

 

 


                                           

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