Un
sondaggio su un campione di novemila cittadini rivela
che la valutazione del sistema educativo è drasticamente
peggiorata rispetto a una decina di anni fa. Tendenza
di lungo termine o effetto della pandemia e delle misure
restrittive?
Date
un voto alla scuola. Questo l'invito rivolto online a un
campione rappresentativo di poco meno che novemila cittadini
della California dall'Istituto di studi governativi della
prestigiosa Berkeley University con la sponsorizzazione
del Los Angeles Times. L'indagine è particolarmente
significativa perché agevolmente confrontabile con
quella condotta nel 2011, che si basava sugli stessi criteri,
si trattava cioè attribuire alle singole scuole pubbliche
e all'insieme del sistema educativo statale un voto da A
a F, con valore decrescente secondo la prassi americana.
Per rispettare il bilinguismo ormai di fatto imperante nella
società californiana, il quesito veniva illustrato
in inglese e in spagnolo.
L'esito
dell'iniziativa è tutt'altro che sorprendente. Se
il sondaggio di undici anni or sono rivelò una valutazione
media piuttosto critica, la realtà attuale è
decisamente peggiorata. Si registra infatti un diffuso senso
d'insoddisfazione. É vero che oltre un quinto degli
interpellati a livello statale ha votato A o B (contro il
27 per cento che si espresse nello stesso modo undici anni
or sono), ma il giudizio negativo, espresso con i voti D
e F, ha fatto un balzo di quindici punti percentuali passando
dal 13 al 28 per ceto degli interpellati. Per quanto riguarda
la metropoli di Los Angeles manca il riferimento comparativo
al 2011, ma i dati sono assai negativi: circa un terzo dei
partecipanti al sondaggio ha votato D o F.
Secondo
una prima interpretazione da parte dei sondaggisti l'arretramento
è assai significativo: potrebbe essere una tendenza
di lungo termine, fa notare uno specialista, “ma io
credo che l'impatto della pandemia e delle restrizioni connesse
abbia contribuito ad aggravarla”. Si nota anche che
alle scuole locali viene dato un voto maggiore rispetto
al sistema statale nel suo insieme. Infatti agli istituti
pubblici frequentati dagli alunni che vivono nel circondario
oltre un terzo degli interpellati ha attribuito A o B. Ma
nella città di Los Angeles il dato si riduce a meno
di un quarto.
L'inchiesta
rivela anche giudizi discordanti sul ruolo dei sindacati
che rappresentano gli insegnanti: quasi la metà li
considera troppo potenti e li accusa di contrastare le riforme
per rinnovare la scuola, concentrandosi sulle necessità
dei docenti piuttosto che su quelle degli studenti. Sull'altro
fronte opinioni decisamente differenti: ai sindacati viene
dato il merito di darsi da fare perché gli in segnanti
possano svolgere al meglio la loro difficile professione.
Ma il tema non è considerato essenziale a giudicare
dal fatto che fra il 20 e il 30 per cento degli intervistati
non esprime opinioni in proposito.
Un
altro elemento emerso dall'indagine sulla scuola californiana
riguarda la percezione dell'efficienza del sistema educativo
a seconda delle preferenze politiche: risulta che la parte
più conservatrice della società si manifesta
più critica nei confronti della scuola di quanto
non lo sia la parte liberale. Questa constatazione è
destinata a contare nelle elezioni di midterm in programma
il prossimo novembre, quando secondo gli osservatori politici
la scuola sarà uno dei temi scottanti sul tappeto.
f. s.
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