Le
nuove tecnologie hanno prodotto una straordinaria evoluzione
delle modalità comunicative. L'esempio della scuola,
dove le restrizioni imposte dalla pandemia hanno esaltato
il ruolo dei contatti informatici. Ma il futuro ci prospetta
altre fondamentali innovazioni
Già
nel IV secolo a.C. Aristotele aveva ascritto l’uomo
ad animale sociale, tendente ad aggregarsi ad altri individui
e a costituirsi in società. E anche volendo tener
da parte i diversi modelli sociali di cui la storia è
testimone, è fuori discussione il fatto che l’interazione
sociale non può assolutamente prescindere dalla comunicazione.
Anche il primo assioma della teoria di Watzlawick attesta
che è impossibile non comunicare, nessuno può
sottrarsi a ciò, perché anche se non parliamo
sarà il nostro corpo a farlo per noi.
Il
termine deriva dal verbo latino “comunicare”,
ossia mettere in comune, condividere, in altre parole, rendere
partecipi gli altri dei propri pensieri, opinioni, sensazioni,
esperienze e sentimenti. Lo stesso Bowlby ci insegna che
le relazioni interpersonali sono essenziali per lo sviluppo
dell’individuo, esse sono uno dei bisogni innati e
imprescindibili dell’essere umano, tramite il quale
riusciamo a stabilire relazioni significative con la realtà
circostante e con gli altri. Pertanto, se lo scambio di
informazioni dovesse risultare difficile, a risentirne sarà
la relazione stessa e, di conseguenza, il benessere psicologico
del soggetto.
Si
comunica per dare un significato alla realtà, e come
ci ricorda Tommasello, la comunicazione nell’uomo
non è mai fine a se stessa, essa è principalmente
di tipo cooperativo ed avviene all’interno di una
“intenzionalità condivisa”.
L’uomo
comunica ed ha comunicato utilizzando una molteplicità
di canali che nei diversi periodi storici hanno di volta
in volta avuto una rilevanza maggiore rispetto ad altri.
Ed è indubbio che durante il XX secolo, con l’avvento
di internet, si sia assistito ad una svolta epocale sul
piano della comunicazione. Il web ha tenuto a battesimo
l’era del “villaggio globale”, per dirla
con McLuhan, il mondo si è ristretto divenendo più
piccolo e la comunicazione ha acquisito un canale in più
che in pochissimo tempo si è rivelato indispensabile.
Ciò ha agevolato ed arricchito notevolmente la comunicazione
permettendo agli individui di rimanere in contatto e di
collaborare tra loro a prescindere dal paese di provenienza
o di ubicazione.
Negli
ultimi anni grande rilevanza ha acquisito la videotelefonia,
una particolare forma di telecomunicazione, che offre la
possibilità di trasferire a distanza, in tempo reale,
informazioni e movimento, senza la necessità di essere
fisicamente presenti nello stesso luogo. Interessante è
ricordare come una delle prime dimostrazioni di tale tecnologia
risalga al 1964 da parte della AT&T che a New York durante
l’esposizione mondiale presentò il suo primo
videocitofono registrato con il marchio Picturephone. Curioso
è ricordare che tale sistema era stata progettato
per aiutare gli utenti sordi a comunicare tra loro utilizzando
il linguaggio dei segni.
Ancora
una volta una tecnologia al servizio della disabilità
si è dimostrata utile per migliorare la qualità
della vita di tutti. Se per anni le videotelefonia ha incontrato
ostacoli derivanti dagli alti costi e dalle difficoltà
di utilizzo su linee telefoniche analogiche in rame decisamente
lente, è dal 1990 che si è avuto un’inversione
di tendenza. L’introduzione di codec video più
efficienti ed un minor costo nella trasmissione dati ad
alta velocità, dall’ISDN alla connessione internet
in fibra ottica, fino alle videochiamate su mobile devices,
hanno segnato la rivoluzione comunicativa che tutti conosciamo.
Proprio
questo particolare periodo di pandemia ha inciso notevolmente
sulle modalità e gli stili comunicativi di tutti
noi, sia in ambito sociale, lavorativo che formativo. Internet
ha avuto l’indubbio merito di influenzare tutti i
livelli di istruzione fornendo possibilità di apprendimento
a volte sconosciute. Insegnanti e studenti hanno potuto
utilizzare apposite piattaforme web per creare e condividere
conoscenze e sviluppare nuovi modi di insegnare e apprendere,
e lo hanno potuto fare in qualsiasi momento, ovunque, ed
utilizzando qualsiasi dispositivo. Le lezioni in classe
sono state sostituite da quella che ormai è nota
a tutti come DaD. Tramite la didattica a distanza intere
classi hanno potuto sopperire alla mancata presenza fisica,
di compagni e docenti, avvalendosi della mediazione dei
supporti informatici.
Le
riunioni in presenza, non solo in ambito scolastico, hanno
lasciato il posto alle video conferenze. Ed è proprio
sulla scia di quanto accaduto e in previsione di un sempre
maggior utilizzo del web meeting che la società di
Redmond durante l’evento Microsoft Ignite 2021, il
raduno annuale dei leader e professionisti della tecnologia,
ha annunciato Mesh, un progetto destinato a rivoluzionare
il pianeta delle video call. La piattaforma basata sulla
tecnologia della realtà mista (mixed reality) è
stata progettata per consentire ai partecipanti di interagire
in modo più stretto ed intimo con i propri interlocutori.
Si tratta di esperienze olografiche condivise tali da permettere
a soggetti collocati in spazi anche molto lontani fra loro
di proiettare la propria immagine tridimensionale (avatar)
all’interno di un unico ambiente virtuale.
Il
passo successivo, già annunciato, sarà quello
del teletrasporto olografico (holoportation), in cui si
potrà anche interagire con gli oggetti virtuali presenti
o traslati nella postazione di lavoro. Al momento sarà
disponibile su visori VR (virtual reality) quali HoloLens
2, ma a breve raggiungerà tablet, smartphone, PC
e presto, avvalendosi dell’infrastruttura cloud di
Azure, potrebbe essere integrata a Teams e Dynamics 365.
Cosa
ci prospetta il futuro ancora non ci è dato conoscere,
ma sicuramente assisteremo ad un sovvertimento dell’esperienza
comunicativa finora conosciuta ed ad un ripensamento dei
tradizionali vincoli di spazio e di tempo.
Clemente Porreca
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