FOGLIO LAPIS - APRILE- 2021

 

Le restrizioni imposte dalla pandemia rischiano di approfondire la frattura fra le generazioni. I vecchi si sentono emarginati e reagiscono costernati alla disinvoltura con cui tanti giovani tendono a ignorare le misure di prevenzione dei contagi

 

Secondo un rapporto dell'organizzazione umanitaria Petits frères des pauvres, di cui riferisce il quotidiano Le Figaro, il primo lockdown della scorsa primavera ha fatto emergere il timore di una guerra intergenerazionale. Da una parte gli anziani che si sentono non soltanto emarginati, ma anche indicati come responsabili della pandemia, dall'altra i giovani che tendono a ribellarsi contro le misure restrittive. Ne consegue che il Covid19 ha accentuato un fenomeno presente da sempre nella società francese, il distacco psicologico fra giovani e anziani. Sulla base di un'indagine condotta fra il maggio e il dicembre scorsi su un campione di persone ultrasessantenni, il quadro che emerge parla di una profonda insoddisfazione, a volte una vera e propria indignazione, di fronte alla disinvoltura con cui tanti giovani ignorano le misure restrittive. “Li vedo che danzano e si abbracciano, o siedono in dieci sulla stessa panchina: per forza il virus prosegue tranquillo il suo cammino!”

I petit frères riferiscono che un altro genere di preoccupazione angustia gli anziani. A differenza dalla fase iniziale della pandemia, quando si faceva un gran parlare della solidarietà verso le persone con un carico di anni che le rendeva particolarmente vulnerabili, da qualche tempo il vento è cambiato. “É come se l'imperativo di proteggere i vecchi si fosse ritorto contro di loro, al punto da farli sentire come stigmatizzati”. Parlano di una paura reciproca che serpeggia fra le persone, e che tende a polarizzarsi proprio su chi è avanti con gli anni. E che già deve subire i contraccolpi dell'essere spesso isolato nella società, e in molti casi addirittura separato dalla famiglia, e dell'essere indicato come responsabile delle conseguenze della crisi sul piano economico.

Inoltre le persone anziane hanno registrato con disagio quella specie di ritorno alla vita normale che si verificò l'estate scorsa, e che nonostante la seconda ondata si è confermato nell'autunno. Gérard Ribes, psichiatra e gerontologo, fa notare che una forma di sfiducia reciproca preesisteva alla crisi sanitaria, ma è stata ingigantita dal virus, dalle misure restrittive, dalla condizione di sostanziale rivalità individuale che queste misure hanno determinato nella società francese.

A parte il rischio della frattura intergenerazionale, i petit frères segnalano anche un rischio di contrapposizione all'interno della stessa fascia sociale degli anziani, che vivono l'emergenza sanitaria in modi diversi a seconda dell'ambiente, del reddito, del grado di cultura, delle condizioni fisiche. Anche se quasi tutti si sentono considerati come persone che imbarazzano, che sono di peso. Che fare dunque? Gli autori del rapporto sollecitano un cambiamento di ottica riguardo la vecchiaia e l'elaborazione di misure pubbliche che tengano cono dell'età.

 

                                                                      f. s.          

 

 


                                           

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