Le
restrizioni imposte dalla pandemia rischiano di approfondire
la frattura fra le generazioni. I vecchi si sentono emarginati
e reagiscono costernati alla disinvoltura con cui tanti
giovani tendono a ignorare le misure di prevenzione dei
contagi
Secondo
un rapporto dell'organizzazione umanitaria Petits frères
des pauvres, di cui riferisce il quotidiano Le Figaro, il
primo lockdown della scorsa primavera ha fatto emergere
il timore di una guerra intergenerazionale. Da una parte
gli anziani che si sentono non soltanto emarginati, ma anche
indicati come responsabili della pandemia, dall'altra i
giovani che tendono a ribellarsi contro le misure restrittive.
Ne consegue che il Covid19 ha accentuato un fenomeno presente
da sempre nella società francese, il distacco psicologico
fra giovani e anziani. Sulla base di un'indagine condotta
fra il maggio e il dicembre scorsi su un campione di persone
ultrasessantenni, il quadro che emerge parla di una profonda
insoddisfazione, a volte una vera e propria indignazione,
di fronte alla disinvoltura con cui tanti giovani ignorano
le misure restrittive. “Li vedo che danzano e si abbracciano,
o siedono in dieci sulla stessa panchina: per forza il virus
prosegue tranquillo il suo cammino!”
I
petit frères riferiscono che un altro genere di preoccupazione
angustia gli anziani. A differenza dalla fase iniziale della
pandemia, quando si faceva un gran parlare della solidarietà
verso le persone con un carico di anni che le rendeva particolarmente
vulnerabili, da qualche tempo il vento è cambiato.
“É come se l'imperativo di proteggere i vecchi
si fosse ritorto contro di loro, al punto da farli sentire
come stigmatizzati”. Parlano di una paura reciproca
che serpeggia fra le persone, e che tende a polarizzarsi
proprio su chi è avanti con gli anni. E che già
deve subire i contraccolpi dell'essere spesso isolato nella
società, e in molti casi addirittura separato dalla
famiglia, e dell'essere indicato come responsabile delle
conseguenze della crisi sul piano economico.
Inoltre
le persone anziane hanno registrato con disagio quella specie
di ritorno alla vita normale che si verificò l'estate
scorsa, e che nonostante la seconda ondata si è confermato
nell'autunno. Gérard Ribes, psichiatra e gerontologo,
fa notare che una forma di sfiducia reciproca preesisteva
alla crisi sanitaria, ma è stata ingigantita dal
virus, dalle misure restrittive, dalla condizione di sostanziale
rivalità individuale che queste misure hanno determinato
nella società francese.
A
parte il rischio della frattura intergenerazionale, i petit
frères segnalano anche un rischio di contrapposizione
all'interno della stessa fascia sociale degli anziani, che
vivono l'emergenza sanitaria in modi diversi a seconda dell'ambiente,
del reddito, del grado di cultura, delle condizioni fisiche.
Anche se quasi tutti si sentono considerati come persone
che imbarazzano, che sono di peso. Che fare dunque? Gli
autori del rapporto sollecitano un cambiamento di ottica
riguardo la vecchiaia e l'elaborazione di misure pubbliche
che tengano cono dell'età.
f. s.
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