FOGLIO LAPIS - APRILE- 2021

 

Dopo due anni scolastici sconvolti dalla pandemia, il prossimo potrebbe e dovrebbe segnare un decisivo rilancio. Purché la scuola torni al centro della scena e vi si dedichino investimenti adeguati. Approfittando di un risvolto positivo delle restrizioni, la riscoperta delle muove tecnologie

 

Si dice che le grandi crisi sono occasione di riscatto e di rilancio. Per esempio i dopoguerra, quando si tratta di sgomberare le macerie e di ricostruire, con un rinnovato slancio in cui si esprime il grande sollievo della società dopo la fine dell'incubo. Per l'Italia, il secondo dopoguerra fu contrassegnato dal miracolo economico: il paese devastato dal conflitto si trasformò, una moderna società industriale si sostituì gradualmente alle vecchie strutture che si reggevano prevalentemente sull'agricoltura. Dopo la terribile esperienza della pandemia, e di una gestione dell'emergenza che possiamo eufemisticamente definire approssimativa, c'è da augurarsi un simile slancio di ricostruzione dalle fondamenta. Ne hanno bisogno il paese, la sua economia, le sue strutture sociali.

A cominciare dalla scuola. In questa primavera, oltre un anno dopo il primo manifestarsi della pandemia, finalmente il sistema educativo riparte. Tranne una quota relativamente limitata nella secondaria di secondo grado, si tratta di un ritorno all'insegnamento in presenza. Gli studenti recuperano dunque non soltanto la pratica vitale dell'apprendimento, ma anche il piacere di ritrovarsi, di stare insieme, sia pure all'inizio, e chissà fino a quando, limitato e condizionato dal perdurare delle misure di precauzione cii si affida il compito di tenerci al riparo dai possibili colpi di coda del morbo.

Dopo due anni scolastici letteralmente sconvolti dall'emergenza sanitaria, a partire dal prossimo è lecito attendersi un decisivo rilancio. Ma deve essere chiaro che non si tratta soltanto di tornare alla routine degli ultimi tempi che precedettero la pandemia. Quel che serve alla scuola italiana è ben altro: bisogna sanare non soltanto i guasti prodotti da quel subdolo virus e dal modo con cui è stato affrontato, ma anche i disagi di un sistema che soffre ormai da decenni i limiti di una gestione precaria e sostanzialmente distratta e lontana. Il paese ha bisogno di una scuola rinnovata dalle fondamenta, pretende che l'istruzione abbia finalmente una posizione di assoluta priorità nell'agenda pubblica.

In poche parole, ci vogliono programmi didattici e organizzativi largamente condivisi, ci vuole una decisa rivalutazione dei ruoli professionali, ci vogliono investimenti. La scuola italiana deve riscattarsi dalla nefasta politica della lesina, non può permettersi di vedersi destinato poco più dell'otto per cento della spesa pubblica e meno del quattro per cento del prodotto interno lordo. Sono cifre che collocano l'Italia rispettivamente all'ultimo e al quartultimo posto fra i paesi dell'Unione europea, e rivelano quanto poco abbia contato finora la scuola nella considerazione della nostra società e della sua espressione governativa.

L'occasione post-pandemia sarà unica e irripetibile. La scuola dovrà avere una posizione di assoluta priorità nella destinazione dei fondi per la ricostruzione mobilitati dal programma Next generation Eu. Le carte a disposizione sono promettenti e incoraggianti: disponibilità di risorse, allentamento dei vincoli europei di bilancio, motivazioni psicologiche al rinnovamento dopo l'incubo del coronavirus, riscoperta delle tecnologie informatiche e del loro ruolo attraverso l'esperienza della didattica a distanza. Queste le chiavi per aprire la porta a una nuova stagione di effettivo rilancio del sistema educativo. Certo occorre un'attenta vigilanza, soprattutto sulla corretta destinazione dei finanziamenti europei. A proposito delle tecnologie, l'auspicio è che vengano usate e potenziate non per la Dad, di cui sono ben noti i limiti, ma per la didattica in presenza.

La pandemia ce lo ha insegnato: non è più tempo di approssimazioni e di tentennamenti. Si tratta di formare adeguatamente nuove generazioni capaci di affrontare la sfida di un mondo in continua evoluzione: di fronte a un simile obiettivo non bastano di certo le mezze misure.

                                                                      Alfredo Venturi           

 

 


                                           

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