Proiettati
in una dimensione surreale, per recuperare il contatto
perduto studenti e insegnanti si sono rifugiati nelle
tecnologie informatiche – Non tutti erano pronti,
non tutti disponevano degli strumenti necessari, molti
hanno dovuto improvvisare – I precedenti storici:
corsi per corrispondenza in Svezia un paio di secoli fa
Una
cartolina con la frase "L'ottimismo è l'oppio
dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità!"
costerà al giovane Ludvik l'espulsione dal partito
e dall'università, innescando una catena di eventi
negativi, che precipiteranno, inesorabilmente, di disgrazia
in disgrazia. Le possibilI conseguenze di quel gesto ingenuo
erano lontane dall'essere immaginate. Quello che accomuna
il protagonista di Lo scherzo, il primo romanzo
di Milan Kundera, al particolare periodo storico che stiamo
vivendo è la potenza di accentuare l'intolleranza
verso le piccole cose ed il dono di unire rabbia e gioco,
odio e tenerezza, soliditarietà e indifferenza, disperazione
e fratellanza, nichilismo e sogno.
Uno
scherzo mal riuscito è stato il giorno in cui studenti
ed insegnanti si sono ritrovati catapultati in una dimensione
a dir poco surreale, priva di corridoi affollati, zaini
colorati e fila alle macchinette. Le scuole erano chiuse
e si è dovuta fronteggiare, in fretta e furia, una
situazione molto diversa da quella della normale routine
scolastica. Ed è proprio in tale contesto che le
nuove tecnologie e i canali di comunicazione disponibili
sono divenuti ottimi alleati per ovviare alla distanza fisica
e permettere, nel limite del possibile, di vivere una dimensione
molto più ampia e varia della classe tradizionale,
rivoluzionando gli spazi domestici e, in molti casi, coinvolgendo
anche i genitori, in una nuova forma di homeschooling.
All’improvviso
tutte le scuole e le altre agenzie formative si sono trovate
proiettate nell'universo della FaD (Formazione a Distanza),
alcune erano già pronte, ma la maggior parte sono
state costrette ad improvvisare. Gli sforzi profusi sono
stati notevoli, anche da parte dei più riottosi,
ma a mancare è stata la metodologia didattica specifica
dell’e-learning, perché è difficile
assimilare e sviluppare in pochi giorni nuove metodologie,
farle proprie, scoprirne le opportunità e i limiti.
A questo occorre aggiungere gli ostacoli legati a problemi
tecnologici come ad esempio la difficoltà di accedere
alla rete, la velocità di trasmissione dei dati,
le conoscenze informatiche degli utenti, accentuando il
divario con chi possiede strumenti e conoscenze specifiche
del settore. Senza parlare delle specifiche esigenze degli
allievi con bisogni educativi speciali e ancor di più
di quelli con disabilità.
Già
in Svezia nel 1833 esistevano corsi per corrispondenza e
nel 1840, nel Regno Unito, Isaac Pitnam realizzò
il primo corso di stenografia per corrispondenza: quello
che, grazie anche all'introduzione del penny post,
potremo definire il primo corso strutturato a distanza.
Con
lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche l’e-learning
entra nella terza generazione di FaD che, a differenza di
quelle precedenti, permette di recuperare i presupposti
sociali dell'apprendimento: da una parte vi sono i "materiali"
messi a disposizione, che generano un apprendimento di tipo
individuale e assistito e, dall'altro, la rete che favorisce
un apprendimento di tipo cooperativo e collaborativo, mediante
l’utilizzo di gruppi di lavoro e l'interazione, in
modalità sia sincrona che asincrona, tra i soggetti
coinvolti nel processo formativo.
L'accentuazione
del contributo che scaturisce dall'interazione comune fa
virare la didattica verso la FoL (formazione online) - la
FaD di quarta generazione -, in cui l'elemento chiave di
questo modello concettuale è l’idea di comunicazione
e di apprendimento come processi sociali.
Naturalmente
perchè questo sforzo abbia un senso occorrerà
una rimodulazione didattica che dovrà essere concordata
e condivisa negli organi collegiali specifici, pur nel rispetto
dell'autonomia delle singole realtà scolastiche e
non circoscritta ai soli momenti di difficoltà. Tema
cruciale sarà anche cercar di risolvere l'annoso
problema della valutazione del percorso formativo e le problematiche
legate alla privacy nelle connessioni telematiche. La vera
sfida consisterà nel trasformare una criticità
in un'opportunità.
Forse
questa esperienza ci farà riflettere sull’importanza
delle nuove metodologie educative, sempre decantate ma difficilmente
applicate nella quotidianità del fare scuola, oppure
relegate alla sola presenza di tablet e LIM in classe.
Coscienti
che la scuola abbia una funzione sociale ancor prima che
didattica, l’obiettivo sarà riuscire a comprendere
in pieno le potenzialità e l'apporto educativo delle
nuove tecnologie e fare in modo di utilizzarle sempre e
non solo durante le emergenze, magari contemperandole alle
forme di educazione tradizionale, in quella che si è
soliti denominare blended education.
Non
sappiamo se sarà questa la cartolina che il mondo
dell'istruzione, dopo aver partecipato da protagonista al
più partecipato corso di aggiornamento che si ricordi,
vorrà inviare alla storia.
Clemente
Porreca
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