FOGLIO LAPIS - APRILE - 2018

 
 

Il presidente Emmanuel Macron ha deciso di rendere obbligatoria la scuola materna a partire dal 2019 – La misura porterà sui banchi l'esigua minoranza che attualmente non frequenta le classi che precedono la primaria – Il senso dell'innovazione è quello di annullare le differenze sociali, visto che questa minoranza si concentra proprio nelle aree più disagiate – L'obbligo scolastico riguarderà dunque tredici classi d'età, dai 3 ai 16 anni

 

Più del 97% dei bambini francesi frequenta la materna in età prescolastica, una percentuale di gran lunga superiore alla media dei paesi dell’area OCSE, che si aggira intorno al 70%. Nonostante questo, la riforma introdotta recentemente da Emmanuel Macron estenderà l’obbligo ai restanti piccoli, circa 26 mila, a partire dal 2019. Obiettivo principe della nuova legge è quello di annullare le differenze sociali che in questo contesto giocano un ruolo importante, in quanto risulta che siano proprio le aree più povere e svantaggiate quelle in cui l’afflusso alla materna è più ridotto. In Corsica, per esempio, solo l’87% dei bambini frequenta la scuola dell’infanzia, mentre alciuni dipartimenti oltremare, come la Guyana e Mayotte, presentano addirittura un tasso del 70%.

Dal 1959 ad oggi l’obbligo scolastico francese ha riguardato i giovani dai 6 ai 16 anni. Il valore della riforma è anche simbolico, sottolinea l’Eliseo, in quanto la nuova legge è volta a riconoscere la scuola come luogo di uguaglianza reale e concepisce la materna come qualcosa di organico e sensato di per sé e non soltanto una preparazione per la scuola elementare o una struttura dove parcheggiare i figli.

Il ministro dell’Istruzione Michel Blanquer si dichiara soddisfatto e convinto di come i primissimi anni di vita siano fondamentali per i processi di apprendimento e socializzazione e definisce la scuola materna come il luogo potenzialmente più importante per la promozione di uguaglianza e progresso sociale. La riforma segue il principio per cui una precoce stimolazione dei bambini tra gli 0 e i 5 anni avrebbe come esito risultati scolastici nettamente migliori: opportunità, questa, che è bene rendere accessibile a tutti.

L’operazione determinerà la creazione di 800 posti di lavoro e si attende l’annuncio di una seconda riforma riguardante la formazione di insegnanti e assistenti di scuola materna, che devono essere specializzati per andare incontro alle esigenze particolari dei più giovani. Sono numerose le recenti misure promosse dal governo in ambito educativo, come quella che prevede il raddoppio delle classi preparatorie alla scuola nelle zone più povere o quella riguardante la modifica delle procedure di accesso all’università.

Anche in Italia la percentuale di bambini che frequentano la materna non è costante e varia molto di regione in regione, raggiungendo i livelli più bassi nelle aree meridionali e sulle Isole maggiori. L’ambiziosa proposta di legge della senatrice Puglisi, che annunciava asili più economici e più presenti sul territorio, cooperazione tra nidi e scuole dell’infanzia e molto altro, non è mai stata attuata e la situazione non è migliorata di una virgola.

La non-obbligatorietà della scuola dell’infanzia determina anche problemi di capacità delle strutture, che hanno esigenza e diritto di rifiutare alcuni bambini, con le difficoltà che ne conseguono. Certamente un danno per i piccoli, che perdono la possibilità di sviluppare basi importanti per l’apprendimento e la socializzazione (aspetto importante in una società nella quale il figlio unico è prevalente), ma anche per le famiglie coinvolte, nelle quali spesso uno dei due genitori (chissà quale) deve rinunciare a lavoro e realizzazione professionale.

 

                                         Laura Venturi 

    


                                                  

 
 

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