Un'indagine condotta da due università britanniche in un trentina di paesi rivela diffuse lacune in materia di competenze economico-finanziarie – Troppe persone adulte non sono in grado di compiere semplici calcoli né di comprendere grafici elementari – Eppure è necessario curare la formazione di cittadini che siano in grado di affrontare un mondo finanziario sempre più complesso - I sistemi educativi sono sollecitati a correggere la tendenza
Ai primi posti Estonia, Finlandia e Giappone, agli ultimi Turchia, Cile, Israele, Italia, Spagna e Inghilterra. Questa la graduatoria stilata sulla base di uno studio condotto in una trentina di paesi dall'Università di Cambridge e da quella di Londra, volto a misurare le capacità di calcolo e le competenze finanziarie. L'indagine ha coinvolto un campione rappresentativo di oltre centomila persone fra i sedici e i sessantacinque anni, rivelando una situazione media del tutto insoddisfacente, soprattutto se si considera che si tratta di fronteggiare un mondo finanziario è sempre più complesso.
Il verdetto medio è davvero impietoso: un quarto degli adulti interpellati (addirittura in terzo un Spagna, Inghilterra e Italia) non è in grado di calcolare quanto devono ricevere di resto dopo un semplice pagamento in un negozio. In pratica non sanno sommare e sottrarre mentalmente. Le cose vanno ancor peggio con le moltiplicazioni e le divisioni: un terzo del campione non sa ricavare la somma dovuta quando acquista qualcosa di cui conosce il prezzo unitario. La domanda era la seguente: se un litro di cola costa 3,15 dollari, quanto costa una confezione da un terzo di litro? Tre e quindici diviso tre: troppo difficile per un interpellato su tre.
E ancora: metà campione (i tre quarti in Grecia, Cile, Italia e Turchia), non sa leggere un semplice grafico o diagramma, di quelli che vengono frequentemente usati per sintetizzare informazioni finanziarie. Manca in particolare la capacità di orientarsi fra le ascisse e le ordinate di un sistema di riferimento cartesiano. Non parliamo poi delle percentuali, per esempio quelle usate per indicare sconti sui prodotti in vendita.
Siamo dunque di fronte a quella che si può chiamare un analfabetismo finanziario di massa, che pone dunque un problema di alfabetizzazione, da affidarsi evidentemente ai sistemi scolastici. L'attuale mondo finanziario è troppo complesso perché lo si posa affrontare alla leggera: la sicurezza e quindi il benessere richiedono un minimo di competenze che permettano di tenere in ordine i propri conti, di programmare spese e investimenti, di trattare con le banche con cognizione di causa, di mettersi al riparo da truffe e raggiri. “É per tutti noi assolutamente necessario”, spiega John Jerrim dell'University College di Londra, che ha diretto lo studio, “essere in grado di compiere calcoli finanziari elementari, per poter prendere decisioni a ragion veduta”.
l. v.
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