FOGLIO LAPIS - APRILE - 2017

 
 

Da una parte le situazioni e le emozioni, dall'altra le sensazioni che ne derivano e la loro espressione – A Yale è stato messo a punto un programma destinato a dare ai bambini basi solide per la gestione delle loro esperienze emotive – Connesso con le tradizionali materie di studio, ha fatto registrare ottimi risultati nelle oltre mille scuole in cui è già stato adottato: meno ansia, meno depressione, meno bullismo, migliore rendimento

 

La PNL, Programmazione Neuro-Linguistica, rende sempre più popolare il concetto dell'importanza delle parole con le quali pensiamo o esprimiamo le nostre situazioni ed emozioni. Ogni espressione, ogni etichetta che attribuiamo è infatti una forma, un sistema di valori simbolico dentro il quale racchiudiamo un certo stato e che a sua volta ne crea un altro: il nostro modo di vivere o affrontare quella data situazione. Notoriamente, è spesso sufficiente un cambiamento prospettico o interpretativo per sbloccare un certo stato emotivo o rendere possibile la ricerca di un approccio diverso.

Certe volte, insomma, non sono tanto un problema o una situazione in se stessi ad affliggerci, ma il nostro modo di pensarli. Sarà capitato a tutti di vedere degli individui baciati dalla felicità, e non pare proprio che questa sia prerogativa di persone abbienti o la cui vita sia al riparo da tragedie (a volte pare che funzioni perfino al contrario). Le persone che ci sembrano forti e positive godono senz'altro di meccanismi funzionali (non disfunzionali) di interpretazione delle cose intorno a loro. Riescono a concentrarsi sull'aspetto della faccenda in grado di non sopprimere la loro energia ma di permettere loro di utilizzarla in modo proficuo.

Si potrebbe dire una volta per tutte quanto Shakespeare abbia peccato di idealismo nello scrivere che “ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”. Il mondo circostante è così ricco di stimoli che il nostro cervello è continuamente impegnato in uno sforzo di selezione. In genere non siamo pronti a vedere ciò che non ci aspettiamo di vedere, a sentire ciò che siamo convinti di non poter sentire e leggiamo gli impulsi associandoli a ciò che conosciamo, inserendoli cioè nel sistema di sentieri neuronali già percorsi e ripercorsi.

E' per questo di primaria importanza fare luce su questi automatismi, imparare ad osservare i meccanismi secondo i quali il nostro cervello attribuisce significati ed etichette a quello che ci succede, e soprattutto, alle nostre sensazioni. Imparare a “sentire le sensazioni”, appunto, prima che a pensarle in modo automatico e, magari, deviante.

Secondo quanto riferisce l'organizzazione TED (Technology, Entertainment, Design) che da più di trent'anni propone, come dice il suo motto, “idee che vale la pena diffondere”, Marc Brackett, David Caruso e Robin Stern dello Yale Center for Emotional Intelligence hanno sviluppato il programma RULER, attualmente utilizzato in più di mille scuole negli Stati Uniti e altrove. Si tratta di un programma pluriennale che si propone di dare ai bambini basi solide per la gestione consapevole del proprio universo emotivo. RULER è un acronimo che sta per: Recognizing, riconoscimento delle emozioni in sé e negli altri; Understanding, comprensione delle loro cause e conseguenze, Labeling, classificazione delle emozioni, Expressing, espressione raffinata delle conseguenti sensazioni e Regulating, regolazione affettiva.

Non si cercherà di assegnare aridamente dei nomi a delle determinate sensazioni, quanto di trasmettere strumenti per guardare, indagare, capire e conoscere le proprie, soggettive, manifestazioni emotive. La strategia del programma è quella di invitare i bambini a concentrarsi sul tema sottostante la manifestazione emotiva. La rabbia, per esempio, puo' essere vissuta in modi molto diversi, ma “la tematica sottostante è sempre la stessa. E' l'ingiustizia, la mancanza di onestà. Dietro al disappunto troveremo sempre una mancata aspettativa (...)” spiega Robin Stern. 

RULER prevede che le tematiche del programma vengano traslate e connesse nella quotidianità scolastica a più materie possibile. Se il tema del periodo è per esempio quello del coraggio o della paura, se ne cercheranno tracce nelle materie di lettere o storia, che automaticamente verranno percepite come più vicine e interessanti. Si chiederà agli scolari anche di parlare a casa, con i genitori, di questi temi, con domande semplici che renderanno possibile uno scambio a riguardo.

Parlare di emozioni nella nostra cultura puo' perfino rappresentare un tabù e questo ha conseguenze disastrose sullo sviluppo della autoconsapevolezza nei bambini. Adesso abbiamo evidenza di come nelle scuole che hanno goduto del programma RULER sia più basso il tasso di disturbi ansiosi o depressivi, meno frequente il bullismo e più alta la media dei voti ottenuti dagli alunni.

 

                                         Laura Venturi 

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis aprile 2016

 

Mandaci un' E-mail!