Gli studenti afro e ispanici sono più dei due terzi degli alunni delle superiori, ma soltanto dieci su cento sono ammessi a frequentare le otto high schools di élite della metropoli americana – Questo perché l'ammissione è esclusivamente basata sui test, e i test a loro volta spaziano su temi che spesso non hanno nulla a che vedere con le materie del precedente percorso scolastico – La richiesta di una maggiore attenzione ai meriti acquisiti nelle classi preparatorie
Ci sono a New York otto scuole “specializzate” di alto prestigio per l'istruzione seco0ndaria superiore, come la celebre Stuyvesant High School o la Brooklyn Tech. Quest'anno, riferisce il New York Times, ventottomila studenti hanno affrontato i test di ammissione e poco più di cinquemila ce l'hanno fatta. Fin qui le cifre generali, ma se si guarda all'articolazione per gruppi etnici, emerge una netta distorsione a svantaggio degli studenti afroamericani e ispanici. Costoro rappresentano circa il 70 per cento dell'intera popolazione delle high schools della metropoli, ma soltanto il dieci per cento è ammesso a frequentare gli istituti di élite. Alla Stuyvesant, in particolare, sul migliaio di nuovi alunni soltanto tredici sono gli afroamericani. Evidentemente questa situazione innesca ardue problematiche di integrazione etnica e di coesione sociale, visto che afro e ispanici provengono da famiglie molto meno favorite della media in fatto di redditi.
Si cerca dunque di comprendere le ragioni del fenomeno, che sono ben diverse da quelle apparenti di una presunta inferiorità intellettuale dei ragazzi dalla pelle più scura. Il fatto è che l'ammissione alle scuole di élite si basa esclusivamente sui test a risposta multipla. Non prende cioè in considerazione i meriti eventualmente acquisiti durante gli otto anni del precedente percorso scolastico. Inoltre i test sono confezionati in modo da richiedere conoscenze non già sulle materie studiate nella precedente esperienza scolastica, ma esclusivamente sui temi dei programmi di preparazione agli stessi test. Gli attivisti della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People, Associazione nazionale per la promozione della gente di colore), che hanno sollevato la questione al Dipartimento federale dell'istruzione, argomentano che sarebbe impensabile una prassi come questa, che esula dal lavoro effettivamente svolto, per esempio, per selezionare vigili del fuoco.
Anche lo stesso sindaco di New York, Bill de Blasio, h espresso critiche nei confronti dei criteri di ammissione alle scuole di prestigio. Ma in genere, dicono quelli della NAACP, ci si limita al tentativo di determinare perché questi studenti non riescono a raggiungere punteggi sufficienti nei test, e questa è da considerarsi una risposta sbagliata. La strada giusta è un'altra, scrive sul NYT Damon Hewitt, avvocato e attivista dei diritti civili, e consiste precisamente nell'adottare un criterio di selezione che si basi sull'esperienza scolastica maturata negli otto anni che precedono le superiori, premiando coloro che proprio in quegli anni altamente formativi hanno raggiunto i risultati più brillanti. Soltanto così la Stuyvesant e le altre scuole di élite potranno fedelmente rispecchiare l'immagine etnica della Grande Mela.
r.
f. l.
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