Una diffusa crisi di bilancio legata alla lievitazione dei costi ha costretto moltissimi istituti a ridurre gli organici del personale insegnante e degli assistenti – Alcune scuole coprono le spese ordinarie ricorrendo ai fondi per gli alunni svantaggiati, che dovrebbero finanziare interventi specifici – Frattanto cresce il numero delle free schools, finanziate con fondi pubblici ma gestite da associazioni di genitori o enti religiosi
Anche il sistema educativo britannico, considerato fra i migliori al mondo, deve fare i conti con le ristrettezze di bilancio tipiche di questi tempi di crisi finanziarie. Secondo quanto riferisce la Bbc, il diciotto per cento delle scuole primarie e addirittura il 54 per cento delle secondarie ha dovuto ridurre gli organici dei docenti. Ancora più netti i tagli del personale assistente: lo hanno ridimensionato il 49 per cento delle scuole primarie e il 57 per cento delle secondarie. Queste cifre si riferiscono non all'insieme del Regno Unito, ma alla sola Inghilterra. Causa del fenomeno l'influsso della lievitazione dei costi sui bilanci degli istituti. A farne le spese anche le attrezzature informatiche degli istituti, ridotte da oltre un terzo delle scuole, così come le gite e le visite d'istruzione.
Non solo: la dilagante crisi di bilancio ha indotto numerose scuole, precisamente il trentadue per cento delle primarie e il ventisette delle secondarie, a dirottare i fondi per gli alunni svantaggiati, che vengono corrisposti per finanziare interventi specifici ad personam come i corsi di recupero o l'assegnazione di tutors, verso tutt'altra destinazione: si attinge infatti a quelle risorse semplicemente per coprire le spese ordinarie. Eppure ogni scuola è tenuta per legge a dimostrare come quel denaro viene impiegato e quali benefici ne traggono gli alunni interessati. Ma nel 32 per cento delle primarie e nel 27 delle secondarie le risorse speciali vanno a sanare per quanto possibile i vistosi buchi di bilancio.
Accanto a queste problematiche un'altra dinamica spicca nel panorama scolastico inglese. Ancora una volta ne dà conto la Bbc: si tratta della sempre maggiore diffusione delle cosiddette free schools, cioè di quegli istituti che pur essendo come le scuole statali finanziati con fondi pubblici, e dunque non orientate verso il profitto come le scuole private, non vengono controllati dalle autorità educative locali. In questi giorni hanno ricevuto l'autorizzazione per l'apertura 131 nuove scuole, che potranno accogliere quasi settantamila allievi. Sono generalmente gestite da fondazioni, associazioni di genitori o enti religiosi o addirittura inter-religiosi: per esempio nel Cambridgeshire fra le scuole autorizzate c'è una secondaria, la St. Bede Inter-Church School, finanziata di comune accordo dalla diocesi anglicana e da quella cattolica.
La diffusione delle free schools non piace affatto all'opposizione laburista: secondo Angela Rayner, ministro-ombra dell'educazione, si tratta di un sistema “enormemente costoso e inefficiente” di lanciare nuovi istituti. Ma la sua controparte, la ministra Justine Greening, sostiene che le nuove scuole cui è stata data via libera copriranno le necessità future e inoltre offriranno alle famiglie migliori possibilità di trovare una buona sistemazione educativa per i loro figli.
r.
f. l.
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