Cronache
dallo Sri Lanka, altrimenti detto Ceylon o addirittura
Serendib, il luogo della serendipity, delle
scoperte casuali – Che luogo ideale per esplorare la
lunga vita del Buddha! Non a caso l'emissario di un papa
lo localizzò “a pochi chilometri dal paradiso” - Un
viaggio nell'interno dell'isola, osservando gli animali
– La luminosa festa asiatica nel plenilunio, popolata di
elefanti, attorno a una preziosa reliquia buddista
- «La
poesia è una ripida scala spalancata
- fila
verso il cielo come un uccello in picchiata
- Fa
paura salire:
- se
cadi fra una parola e l'altra puoi morire
- È
una scala senza parapetto, senza paracuore
- la
si sale da soli, accecati dal sole
- È
una scala senza pareti laterali
- con
a sinistra il pieno e a destra il vuoto
- salita
barcollando da corpi senza ali
- La
sosta non è prevista
- o
meglio, è ammessa la sosta in movimento
- come
fanno le stelle, come fa il vento
- E
una scala senza casa, senza muri
- con
un punto di partenza soggettivo
- e
nessun punto d'arrivo
- Polmoni
abituati all'aria devono respirare luce
- e
il sangue deve allungarsi nelle vene
- e
non più colare ma imparare a parlare
- A
una certa altezza trovi il cerchio della Luna
- una
grande nave bianca con le vele
- la
tua anima sui campi distesa come neve
- È
l'ultimo gradino conosciuto
- poi
solo vento e fiato
- l'universo
nero illuminato
- Qualcuno
a quel punto ancora sale
- poggiando
il piede su scalini senza scale
- E
l'uomo monocellulare
- l'uomo
di cristallo
- che
fa poesia come il mare fa il corallo».
Concupisco
già esperita la poesia soppesando "Colui che giunge
alla meta". "Credo oggi aver esperto / che
essere amato per valore io merto" (Ariosto O.F. XIV
58...)
Secondo
i testi dell'ortodossia, il Buddha venne alla luce nel 623
a.C. nel giardino di Lumbini, a Kapilavatthu, in uno
staterello-cuscinetto fra l'India e l'odierno Nepal. Suo padre
Suddhodana, re del clan dei Shakya (da cui
l'appellativo Shakyamuni, "Il saggio del clan
dei Shakya", uno dei tanti conferiti all'Illuminato) e
capo della famiglia dei Gautama, gli pose l'augurale
nome di Siddharta ("Colui che giunge alla
meta"). Crescendo, il principe apprese magistralmente
sia l'arte militare che le filosofie del suo tempo (i Veda
e le Upanishad, da cui mutuò poi il concetto
dell'annullamento dell'Io-individuale, l’atman,
nell'Io-tutto, il brahman); a 16 anni, si sposò
con la principessa Yasodhara da cui ebbe un figlio, Rahula.
Fino a 29 anni condusse, suo malgrado, un’esistenza
sfarzosa; poi si staccò da tutti per affrontare e risolvere
il problema che segretamente lo travagliava: quello
dell'infelicità umana.
Lasciò
i suoi cari, si rasò i capelli (a simboleggiare l'abbandono
della vita materiale e della forza) e si tolse ogni
ornamento in segno di rinuncia al suo status. Per raggiungere
la pace spirituale, tentò varie strade. Dapprima, provò
con le tecniche di meditazione yoga, che gli
permisero di conoscere e affinare i suoi poteri mentali;
poi, insoddisfatto, si diede alla più severa vita ascetica.
A quel punto, capì che solo la "via del Centro",
fra l'estremo del piacere e quello della penitenza
corporale, l'avrebbe condotto alla verità. Meditò per
varie settimane di seguito sotto un albero bo (o assattha,
o pipal, in cingalese), nei pressi di Gaya;
lottò contro le tentazioni e i legami illusori, ponderò
sul passato e sul futuro e, infine, giunse alla completa
saggezza, il Paranibbana (un gradino prima
del Nirvana, il supremo stadio della liberazione a
cui s'accederebbe solo con la morte).
Da
quel momento (aveva 35 anni) fino al giorno della morte che
lo colse, secondo i testi ortodossi, a 80 anni, nel 543
a.C., Gautama si definì Tathagata ("Colui che
è arrivato") e, vestito di giallo, andò in giro
predicando e facendo proseliti. Dopo la sua cremazione, a
Kusinagara, in India, i suoi discepoli ne traslarono i resti
in vari paesi asiatici, soprattutto a Ceylon e in Thailandia
(paese dal quale furono poi trasferiti in Giappone),
affidandone la conservazione a reliquari detti stupa o
dagoba, e, quindi, si costituirono nel Sangha, il
clero buddista. Dopo un concistoro di 500 monaci, fra cui
vari discepoli di Shakyamuni, i testi sacri e le regole
monastiche vennero discussi e redatti.
La
nuova fede si diffuse rapidamente fra i ceti intellettuali e
la nobiltà dell'India settentrionale, e, nel III sec. a.C.,
re Asoka proclamato il buddismo religione di stato,
ordinando la costruzione di templi e dagoba e inviando
missioni di bikku (i bonzi) in tutti gli stati
confinanti. Strettamente intrecciata a quella del potere
temporale, la fortuna del buddismo in India si protrasse
fino al VI secolo d.C., allorquando la reazione della
casta sacerdotale dei bramani e del popolo da essa sobillato
lo estirpò praticamente dal paese, restaurando, assieme al
sistema delle caste, il vecchio edificio metafisico
incrinato dai princìpi squisitamente morali di Gautama.
Mi
sposto da Colombo a Galle usando i mezzi locali. Osservo gli
animali:
Gli
animali, nello Sri Lanka, somigliano agli uomini. Hanno gli
stessi riflessi, la stessa imperturbabile scelta di tempo
dei conducenti locali. I guidatori cingalesi si distinguono
per il fatto di schivare gli ostacoli solo quando se li
trovano davanti, come se non vedessero a un palmo dal naso
e non sapessero prevedere che dietro una curva può esserci
un pericolo; gli animali -
quelli più comuni, ovviamente - si
spostano all'ultimo momento dalla carreggiata, giusto in
tempo per non farsi investire. Potete strombazzare fin che
volete ma un cane cingalese -
uno dei milioni di cani smilzi, e vagamente somiglianti a
bracchi, che s'aggirano per le strade dell'isola -
si smuoverà dall'asfalto solo quando gli starete per
piombare addosso e, cosa ancor più stupefacente, lo
farà in tutta souplesse, mollemente, come se vi facesse un
favore, dato che la strada gli appartiene.
Peggio
ancora le vacche che non si schiodano proprio e
costituiscono un pericolo costante per l'automobilista.
Anche
gli scoiattoli sembrano pigri e inamovibili, in questo
paradiso naturale. Giuro di averne visto uno fermo sulla
mezzeria di un rettilineo deserto, con la sua bella coda
ritta, imperturbabile, che non si è mosso fino a che non
gli siamo stati a soli cinque metri.
Ora mi
trovo a Galle
Galle
è la città più importante e fascinosa della costa
meridionale. Prende il nome da gal (roccia nera), ma ai
tempi di Plinio e Tolomeo veniva chiamata Tarshish.
Fino alla seconda metà del secolo scorso è stata il
maggior porto dell'isola, poi ha dovuto cedere il primato a
Colombo. Nella sua grande baia naturale, in cui erano già
approdati i vascelli di re Salomone, ripartendone carichi
di elefanti e pavoni, gemme e altre merci preziose, si
avvicendarono i mercanti arabi, i conquistatori portoghesi
che la fortificarono e ne fecero un grande emporio, gli
olandesi e gli inglesi.
-
Dove mi trovo?
-
Ti ricordi ancora il caldo di Negombo?
Mi
trasferisco a Anuradhapura. Il 22 febbraio, festa nazionale
di Luna piena, ho visto a Colombo una Perahera
spettacolare. Rinfresco la memoria:
È
una delle feste più spettacolari di tutta l'Asia, pur
avendo perso con il tempo un po' dello smalto primitivo,
come possiamo dedurre dalla descrizione del cinese Fa-hien e
di altri testimoni del tempo passato. L'Esala perahera
(Esala è il nome del mese lunare a cavallo tra luglio e
agosto; perahera significa processione) era inizialmente,
più di venti secoli fa, una cerimonia induista, e assai più
modesta dell'attuale. Con l'arrivo del dente del Buddha, nel
331 d.C., mutò significato. Il rito si celebra a Kandy dal
1775; prima, si svolgeva nell'antica capitale, Anuradhapura.
Per un certo lasso di tempo non ebbe luogo. Attualmente
viene portata in processione una copia del microdagoba (il karanduwa)
in cui è contenuta la reliquia, poiché gli abitanti
ritengono sacrilego rimuoverla dal luogo in cui è
custodita. Il perahera, il cui inizio non cade ogni anno
alla stessa data, dipendendo da parametri
astrologico-astronomici (generalmente, l'ultimo giorno
coincide con il primo di luna piena), dura da 7 a 14
giorni. Ogni sera, come vuole la tradizione più antica la
processione tocca quattro templi, rispettivamente dedicati
a Natha, Vishnu, Skanda e Pattini. Il culmine della festa è
la processione finale, di gran lunga la più imponente per
numero di elefanti, danzatori e musici, che si conclude con
una cerimonia denominata "la separazione delle
acque" nel fiume Mahaweli, in località Getambe, 3 km a
sud della città. Il taglio delle acque è la purificazione
rituale della sciabola del dio Kataragama.
La
principale attrazione del corteo sono gli elefanti, che
sfilano a decine, sontuosamente bardati di drappi e
finimenti multicolori intessuti d'oro e d'argento. L'oggetto
sacro è portato su un palanchino d'oro (randoli)
dal Beligammana, il maschio più vecchio, fornito di
magnifiche zanne e, per la circostanza, splendente di
lampadine come un albero di Natale.
Mutuo
l’isola a occhio nudo
I
bramani la chiamavano "la risplendente"; gli
antichi persiani, Serendib, da cui deriva il termine
inglese serendipity, coniato dallo scrittore Horace
Walpole, che vuol dire scoperta casuale e molto piacevole.
Per
i greci, era la "terra del giacinto e del rubino";
per i maomettani, la terra d'esilio dei nostri progenitori,
dopo la loro cacciata dal paradiso terrestre. Per secoli, i
viaggiatori e i conquistatori indiani, lasciandosi alle
spalle le infuocate coste del Coromandel e il malinconico
delta del Gange, restarono affascinati dalle montagne, dalle
lussureggianti foreste e dalle coste di Ceylon.
Mark
Twain fu un po' riduttivo quando la definì "verde e
piacevole": la natura dello Sri Lanka può reggere
benissimo i superlativi. Non per nulla sull'isola hanno
girato molti film d'avventure (tra gli ultimi, Indiana
Jones e il tempio maledetto, per la regia di Steven
Spielberg) e ambientato altrettanti romanzi esotici.
L’Olanda,
dove i corvi visti da Van Gogh prendono il volo su distese
di grano dorate, è presente su tutte le spiagge…
E
ancora!... Esala la Perahera da per tutto.
Il
momento più suggestivo è quello della fiaccolata serale
magistralmente descritta da D.H. Lawrence nei suoi taccuini
di viaggio, allorché il percorso si illumina di migliaia di
torce alimentate da olio di cocco. Penso che l’antica
Anuradhapura era probabilmente la più grande metropoli dei
suoi tempi; che i suoi messi e i suoi re venivano ricevuti
in pompa magna nella Roma imperiale; che i suoi ingegneri
locali avevano inventato dighe e chiuse prima di Leonardo.
Diamo a Ceylon quel che è di Ceylon. Per ignoranza,
associavamo il suo nome soltanto al tè e a vaghe immagini
di natura esotica, palme, elefanti, giungla. Come fosse nata
con gli inglesi e i racconti di Salgari. A me viene naturale
ricondurla a Gianni Rodari… Guarda un po'!
Le
volpi luminose
da «Esercizi
di Fantasia»
Rodari:
Adesso che
abbiamo messo insieme un po' di parole, possiamo iniziare a
raccontare una storia... Però non una di quelle che
ricordiamo. Queste sono un certo tipo di storie con le quali
possiamo fare libri e poesie. Adesso che abbiamo un po' di
parole in comune, prendiamone due, e vediamo se inventiamo
una storia... Chi sceglie due parole?
Ragazza:
«Volpe».
Ragazzo:
«Lampada».
Rodari:
Abbiamo due
parole: una scelta da una bambina, e una scelta da un
ragazzo. Adesso sposiamo queste due parole e vediamo che
figli nascono... Nascerà qualche cosa, vero?
Ragazzo:
Delle volpi
luminose.
Rodari:
È già
un'idea. Comincia da principio.
Ragazzo:
Un giorno,
una volpe entrò in un buco, e vi trovò una lampada.
Allora, la lampada decise di sposare la volpe perché erano
entrambe sole; e la volpe fece delle volpi luminose... (Poi
non sa come proseguire la sua storia, il ragazzo).
Rodari:
... Allora;
la volpe e la lampada che si sono sposati, hanno fatto dei
volpacchiotti luminosi, o delle lampadine che abbaiavano?
Ragazzo:
... Volpacchiotti
luminosi! E questi volpacchiotti luminosi non riuscivano mai
a prendere una preda, perché li vedevano da lontano.
Le
volpi fulminate
A
proposito di volpi volanti: in Sri Lanka ne noterete molte
stecchite, penzolanti come stracci dai fili dell’energia
elettrica. È un curioso suicidio di massa involontario. I
grandi pipistrelli hanno l’abitudine di dormire a testa in
giù: s’aggrappano al filo superiore e si lasciano
dondolare. In questo modo toccano a volte il filo inferiore
con il capo, chiudendo il circuito…
La Luna compie il suo giorno. Una presenza costante
1349. Un emissario del papa Clemente V, il frate
fiorentino Marignolli, visita l’isola e, al ritorno,
riferisce: “Ceylon dista pochi chilometri dal Paradiso”.
- Filippo
Nibbi
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