False
accuse da parte degli allievi colpiscono oltre un quinto
dei docenti inglesi– Anche se emerge una totale
estraneità ai fatti contestati, la loro carriera può
essere ugualmente rovinata - Si chiede che venga garantito
all'intero staff educativo quel diritto all'anonimato,
fino all'eventuale accertamento della colpa, attualmente
riservato ai soli titolari di cattedra – Un altro
problema nella scuola oltre Manica (ma non soltanto lì):
il cosiddetto cyberbullying
Il
sistema educativo, sostiene un sindacato inglese degli
insegnanti, deve impedire che false accuse da parte degli
allievi finiscano con il compromettere la carriera dei
docenti. Si tratta di un fenomeno assai diffuso: secondo
un'indagine condotta dal sindacato ATL (Association of
Teachers and Lecturers) il ventidue per cento degli
insegnanti è stato colpito da accuse calunniose, mentre il
trentotto per cento conosce
colleghi che hanno fatto questa umiliante esperienza. Si fa
notare che gli effetti di questi comportamenti sono
gravissimi a prescindere dalla loro fondatezza: infatti
coloro che ne sono vittime generalmente abitano nella stessa
comunità delle loro classi, e indipendentemente dall'esito
degli accertamenti ne restano per così dire marchiati. La
bravata di qualche irresponsabile lascia dunque una
cicatrice permanente.
Per
questo l'ATL chiede che la garanzia dell'anonimato fino
all'eventuale accertamento di una colpa effettiva, che una
norma varata nel 2012 riserva ai soli docenti di ruolo,
venga estesa all'intero staff educativo: assistenti,
supplenti, bibliotecari, tecnici di laboratorio.
Naturalmente il corpo insegnante non contesta il diritto
degli alunni di essere presi sul serio: semplicemente
rivendicano un altro diritto, quello del docente di non
essere rivelato al momento della denuncia, ma solo dopo che
la colpa sia stata effettivamente accertata. Si fa notare
che le calunnie, e la nomea che inevitabilmente ne consegue,
sono una delle motivazioni per cui molti insegnanti sono
indotti ad abbandonare la cattedra.
Dall'indagine
ATL emerge addirittura che in molti casi le accuse gratuite
arrivano non dai ragazzi ma dalle loro famiglie. Non di rado
questo porta a rapporti tesi all'interno dell'istituto. Il
preside, racconta uno dei docenti presi di mira, mi ha detto
che se fosse arrivata un'altra denuncia sarebbe scattata la
mia sospensione dall'insegnamento. Bisogna dunque, sostiene
il sindacato, che il sistema educativo tenga nel dovuto
conto una realtà ormai evidente: i ragazzi cedono spesso
alla tentazione di colpire il loro professore con accuse
calunniose. Lo fanno perché sono irritati, o sotto stress,
o afflitti da problemi familiari. Ma le conseguenze sulle
vittime possono essere disastrose.
Questo
allarme si accompagna a un'altra pessima abitudine, diffusa
in Inghilterra ma anche altrove, quella di affidare alla
rete insulti o dicerie infamanti nei confronti dei docenti.
Oltre il quaranta per cento degli insegnanti inglesi lo ha
sperimentato sulla sua pelle. A volte viene presa di mira la
competenza professionale, altre volte vengono formulate
accuse di “comportamenti inappropriati” con i ragazzi.
Anche in questo caso spesso gli insulti online arrivano non
dagli alunni ma dai loro genitori. Facebook è il
tramite più frequentemente usato per questi comportamenti,
che la stampa britannica chiama cyberbullying. Si fa
notare che queste pratiche possono non soltanto danneggiare
l'esercizio di questa professione così delicata, basata
com'è su una buona qualità del rapporto docente-studente:
ma possono addirittura rovinare la vita di chi ne viene
colpito.
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l. v.
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